Gianni Vittorio Armani, presidente di Anas, il 29 dicembre 2017, giorno della delibera della fusione Ferrovie-Anas: “Grazie all’integrazione con il Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane Anas completa il piano di trasformazione avviato in questi due anni e potrà puntare con decisione ai traguardi dell’autonomia finanziaria e dell’uscita dal perimetro della Pubblica Amministrazione, ai quali abbiamo già iniziato a lavorare con il nuovo Contratto di programma, con incremento della sua efficienza industriale, della sua capacità di investimenti (da 1,5 miliardi a 3 miliardi all’anno) e del suo tasso di innovazione tecnologica”.
Gianni Vittorio Armani, presidente di Anas, il 19 luglio 2018, il giorno dopo le dichiarazioni ufficiali critiche dei vertici del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (il ministro M5S, Danilo Toninelli, e i sottosegretari della Lega, Armando Siri e Edoardo Rixi) della fusione Ferrovie-Anas: “Le dichiarazioni del ministro dei Trasporti Danilo Toninelli sono quelle più sensate, è giusto che il governo – siccome Anas è un suo strumento – si domandi la valutazione costi benefici delle operazioni fatte da tutti i governi precedenti, perché ogni cosa deve essere valutata e giusta nel suo tempo”.
IL PROGETTO FERROVIE-ANAS
Ma di che cosa si sta parlando?
Il 29 dicembre scorso è stato delibera dall’assemblea di Ferrovie l’aumento di capitale da 2,86 miliardi di euro del Gruppo FS Italiane, mediante conferimento dell’intera partecipazione Anas detenuta dal Mef. Il via libera del Governo Gentiloni all’operazione era giunto subito prima di Natale.
I NUMERI DEL COLOSSO NASCENTE
Con circa 44mila chilometri di rete complessiva, nasce – disse il governo, l’allora ministro dei Trasporti, Graziano Delrio (Pd), e i vertici di Fe e Anas – il primo polo europeo integrato di infrastrutture ferroviarie e stradali per abitanti serviti e investimenti a Piano. I 2,3 miliardi di veicoli che percorrono annualmente 64,5 miliardi di km sulle strade e autostrade in gestione ad Anas vanno così a sommarsi al traffico gestito dal Gruppo: circa 750 milioni di passeggeri all’anno su ferro (di cui 150 all’estero), 290 milioni su gomma (130 all’estero) e 50 milioni di tonnellate merci.
LE PAROLE DEI VERTICI DELLE FERROVIE
Con Anas, infatti, il Gruppo FS Italiane – sottolineò il gruppo guidato dall’ad, Renato Mazzoncini, “diventa una realtà industriale da 108 miliardi di investimenti in dieci anni, 8 miliardi di investimenti nel 2018, 11,2 miliardi di fatturato nel 2018, 50 miliardi di capitale investito, 81 mila dipendenti”.
IL CONGLOMERATO NASCENTE
Nel Gruppo FS Italiane Anas andava ad affiancarsi, oltre che a RFI, anche a Italferr, la controllata operativa in ambito nazionale e internazionale nella progettazione e nell’ingegneria, e alle altre società, fra cui Trenitalia, Mercitalia e Busitalia, imprese di trasporto (passeggeri e merci) su ferro e gomma.
Ma già all’epoca il Movimento 5 Stelle sollevò critiche e dalla Lega non giunsero mai apprezzamenti (qui l’approfondimento di Start Magazine).
LA SVOLTA DI ARMANI
Oggi, Armani asseconda di fatto anche la linea del governo Conte. Infatti, sulla possibile marcia indietro nella fusione fra Fs e Anas, già operativa dai primi di gennaio, “le dichiarazioni del ministro dei Trasporti Danilo Toninelli sono quelle più sensate, è giusto che il governo – siccome Anas è un suo strumento – si domandi la valutazione costi benefici delle operazioni fatte da tutti i governi precedenti, perché ogni cosa deve essere valutata e giusta nel suo tempo”, ha detto l’amministratore delegato di Anas,, a margine del convegno Ance dal titolo ‘Sbloccacantieri’, rispondendo a una domanda sulle dichiarazioni dello stesso ministro e del sottosegretario ai Trasporti Armando Siri.
L’OBIETTIVO DELL’AUTONOMIA FINANZIARIA
“E’ giusto che il ministro si ponga delle domande sui costi benefici delle operazioni pregresse che impattano sul futuro del paese ed è legittimo che decida di conseguenza”, ha ribadito aggiungendo che per Anas “è fondamentale non perdere la connotazione industriale e l’autonomia finanziaria perché le consente di investire in modo efficiente a tutto vantaggio della competitività del paese”. Non si comprende, però, come si possa mantenere per Anas l’autonomia finanziaria in caso di integrazione nelle Ferrovie come dal progetto realizzato dai governi Renzi e Gentiloni con l’ossequio dei vertici delle due aziende.
LO SCENARIO PER ANAS SECONDO ARMANI
“Anas oggi è un’impresa industriale, ha delle regole normali da azienda, non è più un soggetto politico che decide le opere discrezionalmente. Siamo uno strumento del ministero dei Trasporti che si muove con regole del ministero, con autonomia finanziaria e quindi con capacita’ industriale per poter assumere e avere progettisti, per risolvere i problemi sulla strada”, ha spiegato Armani sottolineando che proprio sulle strade “ci sono ancora troppi incidenti e bisogna investire molto per aumentare la sicurezza. Ecco, su questo non si deve tornare indietro”.