Le compagnie aeree annaspano causa Covid-19.
Non c’è posto dove la crisi del comparto sia più visibile degli Usa: ieri il colosso American Airlines ha annunciato che taglierà 19 mila posti di lavoro se il Congresso non estenderà gli aiuti alle compagnie comprese nel primo pacchetto di aiuti anti-Coronavirus che però ha esaurito il plafond da 25 miliardi di dollari.
AMERICAN TAGLIERA’ 19 MILA POSTI SE IL GOVERNO NON INTERVIENE
La compagnia in realtà non può licenziare nessuno prima del 30 settembre, come previsto dalle clausole del pacchetto anti-Covid del Congresso. Ma non vi sono dubbi che con l’arrivo di quella data – se non si materializzasse l’ennesimo salvataggio da parte del Parlamento – American procederà con i licenziamenti previsti, visto che la compagnia sta operando ad un quarto circa delle sue capacità e che i tagli ai voli internazionali hanno raggiunto il 75%.
I tagli comprenderanno anche 17,500 lavoratori sindacalizzati, tra cui piloti, assistenti di volo e amministrativi. Molti dipendenti sono stati nel frattempo invitati a dimettersi volontariamente o sono stati posti in prepensionamento. Sono già 12.500 quelli che spontaneamente hanno svuotato i propri uffici.
“Siamo venuti da voi molte volte attraverso la pandemia, spesso con mesti aggiornamenti su un mondo che nessuno di noi avrebbe immaginato”, hanno scritto in una nota il CEO e il presidente di American, Doug Parker e Robert Isom. “Oggi ci tocca condividere il messaggio più duro di tutti: l’annuncio di involontarie riduzioni di staff a partire dal 1 ottobre”.
Se Atene piange, Sparta non ride. Anche la situazione delle altre compagnie aeree Usa appare drammatica, in assenza dei benedetti aiuti dal Congresso che però è in ferie e non può intervenire.
DA DELTA A UNITED A SPIRIT SONO NUMEROSE LE COMPAGNIE CON L’ACQUA ALLA GOLA
Delta lunedì ha annunciato il licenziamento di 1.941 piloti qualora non si raggiungesse un accordo con i sindacati sul taglio dei costi.
United ha ammonito che molti dei propri 36 mila dipendenti sono a rischio se non interverranno i programmi federali.
La metà circa dei 2.500 piloti della Spirit sta lavorando a orario ridotto per evitare il licenziamento.
Naturalmente, il flagello che sta colpendo il settore non è prerogativa dei soli Usa. Sono numerosi infatti i Paesi dove le compagnie aeree sono in difficoltà e stanno mettendo in campo una seconda ondata di tagli di costi e di personale, come emerge da una ricostruzione dell’Agi.
ANCHE NEL RESTO DEL MONDO LA SITUAZIONE E’ GRAVE: I CASI DI LUFTHANSA, AIR FRANCE, QANTAS, FINNAIR E SAS
Lufthansa che ha già annunciato 22 mila uscite, il triplo circa di quelle che effettuerà Air France.
L’australiana Qantas, che ha già tagliato 6 mila posti in giugno, ha comunicato che eliminerà altri 2500 posti di lavoro, esternalizzando le attività di handling in Australia per abbassare i costi e assorbire l’impatto sui ricadi della pandemia da coronavirus.
Anche Finnair taglierà 1.000 posti di lavoro, pari a circa il 15% della propria base dipendenti, e cercherà di effettuare altri risparmi a livello operativo.
La situazione più drammatica appare però quella della svedese Sas, che dopo aver chiuso il terzo trimestre del suo anno fiscale, con un rosso di 228 milioni di euro, e aver già messo in congedo a metà marzo il 90% dei propri dipendenti, ha annunciato l’intenzione di tagliare 1900 posizioni in Svezia, 1300 in Norvegia e 1600 in Danimarca, pari al 40% della sua forza lavoro.