Non si sa quanto davvero il Mef avrà della futura Alitalia. Non si sa il perimetro dell’Alitalia comunque a controllo statale. Non si sa se davvero e in che modo Delta e esyJet saranno della partita.
Si davvero poco o nulla in realtà del futuro della compagnia aerea nonostante il frullato di parole, numeri e piani degli ultimi giorni.
A conferma delle incertezze, o delle promesse e degli annunci in libertà, è arrivata oggi la presa di posizione del ministero dell’Economia, Giovanni Tria.
ECCO COME TRIA HA SMENTITO DI MAIO SU ALITALIA E MEF
Tria, al suo arrivo a Malta per la riunione dei paesi che l’Italia rappresenta al Fmi, nel corso della breve conferenza stampa seguita all’incontro, rispondendo a una domanda ha smentito che la quota di ingresso del governo nella nuova Alitalia sia del 15%: “Non sapremmo oggi il 15% di che cosa”, ha detto ribadendo la disponibilità a entrare nella new company a condizione che questo avvenga secondo un piano industriale affidabile e sostenibile che rifletta la reciproca convenienza dei futuri partner esteri e del paese e sia in piena conformità con le regole europee. Il 15% è il dato – non smentito – emerso ieri dalla riunione che il vicepremier Luigi Di Maio ha avuto con i sindacati.
TUTTI I TEMPI DEL DOSSIER ALITALIA AVVOLTI NEL MISTERO
Anche la tempistica del dossier è avvolta nelle nubi. Nel prossimo mese e mezzo (entro il 31 marzo è atteso il piano industriale) Fs, Delta ed EasyJet dovranno definire come sarà la compagine azionaria e soprattutto trovare un equilibrio tra le rispettive strategie industriali.
CHE COSA FARANNO DAVVERO DELTA E EASYJET
Delta ed EasyJet, che dovrebbero entrare nella newco entrambe con un 20%, dovrebbero riuscire senza troppe difficoltà a dividersi la torta delle rotte, con la compagnia americana interessata soprattutto al lungo raggio e la low cost inglese focalizzata invece sul medio e breve.
L’ANALISI DEL SOLE 24 ORE
“Il problema – ha scritto oggi Gianni Dragoni del Sole 24 Ore – è trovare soci che coprano la parte di capitale che non verrebbe sottoscritta da Delta e easyJet. La delibera approvata dal cda di Fs ha stabilito che i due soci industriali dovranno rilevare almeno il 30% della «newco». Resta da coprire almeno tra il 60 e il 70 per cento del capitale, dovranno essere soggetti pubblici a farlo. Per questo Di Maio ha detto ieri che le Fs e il Mef potranno avere una quota superiore al 50 per cento”.
IL RUOLO DELLE FERROVIE
E le Ferrovie? “Le F hanno posto la condizione di avere una partecipazione di minoranza, nelle ultime ore si è ipotizzato il 40 per cento. Pertanto se Delta e easyJet non volessero salire oltre il 30% bisognerebbe individuare un altro socio pubblico a cui dare il 10 per cento. Ci sono stati contatti con Poste Italiane, non è chiaro se siano disponibili o no a entrare. Di Maio, secondo i sindacati, ha detto che l’ipotesi Cdp per il finanziamento dell’acquisto di velivoli resta in pista”, ha aggiunto il Sole.
IL RITORNO SICURO DELLO STATO
Quello che forse è certo è che comunque Alitalia tornerà ad essere pubblica. L’ultimo anno dell’Alitalia statale è stato il 2008, ovvero prima all’arrivo dei ‘capitani coraggiosi’ chiamati dall’allora presidente del consiglio Silvio Berlusconi per stoppare Air France-Klm.
La vecchia Alitalia-Lai lascia nel 2009 il posto ad Alitalia-Cai che, rilevata per 300 milioni, nel 2013 comincia a perdere quota e nonostante l’aumento di capitale e l’intervento pubblico attraverso Poste, è costretta all’atterraggio. Il nuovo decollo nel gennaio 2015 è possibile grazie all’investimento da 1,7 miliardi della compagnia emiratina Etihad: ma anche questa volta i privati fanno flop e nel 2017 arriva l’amministrazione straordinaria.