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Germania Economia

La Germania inizia a cambiare opinione sul debito?

Che cosa dice a sorpresa, Jens Sudekum, noto economista tedesco, a proposito di debito pubblico. L'articolo di Tino Oldani per Italia Oggi

Davvero le future generazioni dovranno pagare fino all’ultimo centesimo i grandi debiti pubblici che ogni paese sta accumulando per fare fronte alla pandemia? La risposta che viene data in tutti i talk-show è sempre la stessa, a dir poco scontata: purtroppo sì, toccherà ai nostri figli e nipoti fare questo enorme sacrificio, paragonabile per entità ai danni di una guerra persa. E se qualcuno si azzarda a ipotizzare qualcosa di diverso, addirittura la cancellazione del debito da pandemia, come ha fatto in modo alquanto ingenuo David Sassoli, Pd, presidente del Parlamento europeo, viene immediatamente sommerso da critiche di ogni tipo. Ma ora c’è un noto economista tedesco, Jens Sudekum, che ovviamente si guarda bene dal parlare di «cancellazione del debito» da Covid-19, che si tradurrebbe in un autogoal pazzesco, scatenando il rifiuto immediato dei titoli di Stato. Eppure la sua tesi è che il debito post-Covid non graverà affatto sulle generazioni future. E nessuno grida allo scandalo. Anzi, è già un tema cardine della prossima campagna elettorale tedesca.In Germania Sudekum è considerato un economista autorevole ed è noto come consigliere principe del ministro delle Finanze, Olaf Scholz, socialdemocratico, prossimo candidato della Spd alla cancelleria nelle elezioni politiche del 26 settembre, in alternativa al candidato democristiano della Cdu-Csu, tuttora da scegliere. Come Scholz, anche Sudekum è socialdemocratico ed è un fautore convinto di tesi economiche assai diverse da quelle ordoliberiste, care alla Cdu-Csu e prevalenti in Germania da oltre 70 anni. Basti dire che, mentre per gli ordoliberisti il debito è una colpa e il «pareggio di bilancio» (Schuldenbremse) un dogma, per Sudekum «sarebbe un’assurdità tornare a rincorrere il pareggio di bilancio quando la pandemia sarà finita». Tanto più se si considera che il debito pubblico creato per fare fronte al Coronavirus «non graverà sulle nuove generazioni».

Su quest’ultima tesi, Sudekum è stato intervistato pochi giorni fa dal settimanale di cultura e politica Der Freitag. Domanda: non si sente un po’ la coscienza sporca nei confronti delle future generazioni? I miliardi che lo Stato sta prendendo in prestito nella crisi post-Corona in futuro dovranno essere ripagati fino all’ultimo centesimo. Risposta: «Questa è una delle più grandi favole che girano su questo argomento, soprattutto in Germania. Per ogni titolo di Stato emesso, c’è sempre qualcuno che lo compra. A ogni debito corrisponde un patrimonio. È vero che i debiti vengono ereditati, ma anche i beni. Il debito pubblico, quindi, è sempre un problema di distribuzione all’interno di una generazione, tra coloro che devono pagare gli interessi (i contribuenti) e coloro che possiedono il debito pubblico e riscuotono gli interessi. Nella maggior parte dei casi, il dieci per cento più ricco possiede una quota mastodontica della ricchezza, quindi probabilmente anche del debito pubblico. Esistono strumenti per contrastare questa disuguaglianza. Ma sostenere che non dobbiamo fare debito pubblico perché in questo modo finiremmo per gravare sulle generazioni future, a mio avviso è un argomento completamente sbagliato».

Perché sbagliato? Qui Sudekum viene al punto: «Il debito pubblico funziona in maniera diversa rispetto al debito di una famiglia. Se prendo un prestito per comprare una casa, è normale che nel corso della mia vita estinguerò completamente quel debito. Ma lo Stato funziona in modo diverso: emette un’obbligazione che dovrà essere rimborsata fra dieci anni, e lo sarà, ma emettendo una nuova obbligazione fra dieci anni. Il vecchio bond sarà così sostituito con quello nuovo. Questo gioco, in realtà, va avanti all’infinito. Gli Stati Uniti non hanno mai ripagato alcun debito dalla fine della seconda guerra mondiale; la Germania lo ha fatto molto poco solo dal 2014, ma questa è stata un’eccezione».

Nessun limite, quindi, al debito pubblico? Non le sembra una follia? E Sudekum: «Di norma, l’unica cosa che conta è che l’onere del debito resti gestibile in relazione al pil: ci deve essere un rapporto ragionevole tra i due fattori. L’indicatore migliore è: qual è la percentuale del bilancio pubblico che il governo federale deve spendere per pagare gli interessi? Negli anni Novanta era il 16%, un bel peso. Ma nel frattempo questa cifra è scesa al 4-5%, così gli interessi maturati sono quasi trascurabili. In una situazione come questa, dire che non dovremmo in nessun caso perseguire una politica economica espansiva, perché ciò aumenterebbe il debito e in qualche modo graverebbe sulle generazioni future, non è affatto coerente con la situazione macroeconomica in cui l’onere degli interessi è diminuito notevolmente e rimarrà basso secondo tutte le proiezioni».

Poiché il governo di Angela Merkel ha deciso per la prima volta di non rispettare il pareggio di bilancio, ma di spendere in deficit per fare fronte alla crisi da pandemia, Der Freitag chiede a Sudekum se ritiene sufficiente il pacchetto di stimoli. E lui: «Almeno si muove nella giusta direzione, con 50 dei 150 miliardi di euro destinanti agli investimenti per il futuro, primo fra tutti la green economy e l’acciaio pulito. Ma i compiti richiesti allo Stato andranno ben oltre questi 50 miliardi nei prossimi 10-20 anni. Ed è certo che i debiti contratti per questo obiettivo non sono un peso, ma saranno un sollievo per le future generazioni».

In Germania, la Spd è scesa dal 25 al 15% perché ritenuta un partito dalla spesa pubblica facile. Sicuro che il ministro Scholz farà la campagna elettorale con queste tesi? Sudekum ne è convinto («sarebbe emozionante»), come lo è del fatto che «la Cdu-Csu farà la solita campagna elettorale piatta contro il nuovo debito».

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