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Gabanelli Energia

Tutte le punture di Milena Gabanelli a Domenico Arcuri

Che cosa ha scritto Milena Gabanelli nel suo Dataroom sul Corriere della Sera a proposito di attività e poteri del commissario all'emergenza Covid, Domenico Arcuri

 

Domenico Arcuri, commissario straordinario all’emergenza Covid, ha deciso in questi mesi acquisti e forniture per affrontare la crisi sanitaria che ha colpito il nostro Paese. Lo ha fatto perché investito dal Governo di Giuseppe Conte, certo che ogni sua scelta potesse non essere giudicata e passata al vaglio dai magistrati della Corte dei Conti.

E forse proprio a questo si devono errori ed inefficienze commessi non solo nella prima fase pandemica ma anche nei mesi successivi, come denunciato da Dataroom, la rubrica di data journalism di Milena Gabanelli sul Corriere della Sera.

Tutti i dettagli.

GLI ACQUISTI DELLA SANITA’

In questa storia partiamo dal principio. Lo scoppio (inatteso) della pandemia da Covid 19, in Italia, ha portato il Governo a scegliere un Commissario straordinario che decidesse e coordinasse gli acquisti per il settore sanitario (solitamente gli ospedali acquistano il 30% di cui hanno bisogno in piena autonomia, il 10% lo acquista Consip, e per il resto ci si affida alle 21 centrali d’acquisto regionali).

Quale Commissario è stato scelto Domenico Arcuri, da 13 anni amministratore delegato di Invitalia. Lui, da decreto del 17 marzo 2020, può acquistare quanto necessario e “potrà esercitare tutte le attività e funzioni ulteriori eventualmente attribuitele in forza di leggi e di norme anche per il perseguimento di nuove attività”. E per farlo (articolo 122) “può avvalersi di soggetti attuatori e di società in house, nonché delle centrali di acquisto”, ma, scrive la Gabanelli, decide di non farlo.

PIENI POTERI

Ogni scelta di Arcuri non sarà contestabile. Almeno dai giudici. Quello stesso decreto che lo investe di cotanta responsabilità, in qualche modo lo deresponsabilizza agli occhi dei magistrati: “Tutti gli atti sono sottratti al controllo della Corte dei Conti, fatti salvi gli obblighi di rendicontazione. Per gli stessi atti la responsabilità contabile e amministrativa è limitata ai soli casi in cui sia stato accertato il dolo del funzionario o dell’agente che li ha posti in essere o che vi ha dato esecuzione”.

L’AIUTO DELLE REGIONI

Responsabilità a parte, la resoconto a 10 mesi dello scoppio della pandemia, fatto da Milena Gabanelli è impietoso. Il commissario non riesce “a soddisfare l’intero fabbisogno di guanti, camici, respiratori, gas medicali, reagenti, siringhe, letti: per più della metà devono pensarci le Regioni”.

Per i guanti di vinile e nitrile Arcuri spende 65,4 milioni, ma alle centrali d’acquisto il compito di sopperire per 138 milioni. Sempre le centrali sopperiscono a 1,4 miliardi di camici, calzari, cuffie e visiere, contro i 338 milioni di Arcuri. Per respiratori, monitor e letti il commissario copre il 57% della spesa. Solo il 49%, invece, per tamponi e reagenti.

LA SPESA DEL MATERIALE SANITARIO

Guardando ai numeri, secondo i dati della ricerca effettuata dall’Osservatorio MaSan (Management acquisti e contratti in Sanità) del Cergas-Bocconi per Dataroom, la spesa sanitaria al 30 dicembre 2020 si attesta a 5,5 miliardi.

“Gli acquisti delle Regioni ammontano a 2 miliardi, quelli di Consip a 400 milioni, quelli della Protezione civile a 300, quelli del commissario Arcuri a 2,8 miliardi di cui 1,8 miliardi (il 65% del fabbisogno) riguardano mascherine chirurgiche, Ffp2 e Ffp3”, riporta la Gabanelli.

ARCURI ACQUISTA DALLA CINA (A CARO PREZZO)

E tra quelli spesi da Arcuri potevamo anche risparmiare. Insomma, non solo il Commissario ha soddisfatto solo in piccola parte le esigenze di un sistema sanitario in crisi, ma lo ha fatto anche male, in base alla ricostruzione fatta da Dataroom.

E per comprendere basta guardare gli acquisti sulle mascherine. Tralasciando lo sciacallaggio che si è consumato nei primi mesi di pandemia, gli acquisti per le Ffp2 fatti a partire dall’estate destano dubbi importanti. “L’11 settembre Arcuri firma un contratto da 100 milioni di pezzi con la YQT Health Care B.V., società olandese con un solo dipendente costituita il 16 marzo 2020. È una srl controllata dalla Bydcare Eu, filiale europea della cinese Byd, produttore di automobili di Shenzhen riconvertita nel più grosso produttore al mondo di mascherine – scrive Dataroom – Al 20 dicembre l’unico destinatario di import sanitario della YQT è il commissario straordinario. Il prezzo pagato è di 105 milioni di euro, vale a dire 1,05 euro a mascherina”.

E con Byd sempre Arcuri aveva firmato, ad aprile, due contratti per una fornitura di 300 milioni di mascherine chirurgiche, a 30 centesimi l’una (con pagamento diretto alla cinese).

GLI ACQUISTI (PIU’ CONVENIENTI) DELLE MARCHE NORD

Ma sempre quelle stesse mascherine, le Ffp2, costeranno all’azienda ospedaliera “ Ospedali riuniti Marche Nord” di Pesaro solo 37 centesimi. Il 25 settembre, l’azienda assegna una procedura negoziata da 756 mila euro per l’acquisto di 2 milioni di Ffp2, divisa in tre lotti. Uno degli aggiudicatari è la Polonord Adeste, importatore italiano di mascherine cinesi. La qualità è la stessa, la certificazione è equivalente.

Dunque, il “commissario ha pagato 65 milioni in più”, scrive Gabanelli.

TERAPIE INTESIVE

Tempi lunghissimi, invece, quelli riservati all’acquisto di attrezzature e ventilatori per potenziare di 3.500 posti letto le terapie intensive e di 4.225 le semi-intensive, come da decreto del 19 maggio 2020. Invitalia ha pubblicato il 27 luglio il bando per individuare le aziende, le regioni hanno comunicato le proprie necessità entro il 31 agosto, ma solo il 2 novembre, ad oltre 5 mesi dal decreto, il commissario pubblica l’elenco dei fornitori a cui le singole aziende sanitarie devono rivolgersi per negoziare.

LUER LOCK

E ancora. Anche uno degli ultimi acquisti di Arcuri, desta dubbi. Sull’acquisto di 157 milioni di siringhe luer lock, quelle con ago avvitato, costato 10 milioni di euro in totale, sta indagando la Corte dei Conti (a seguito di un esposto dell’europarlamentare di Fratelli d’Italia, Enzo Rivellini). Ai magistrati, anche alla luce dei tre documenti, stabilire se la spesa è adeguata ai benefici o se si tratta di sperpero di denaro pubblico.

IL CORTOCIRCUITO DELLA MACCHINA AMMINISTRATIVA

“La gestione degli acquisti sanitari durante l’emergenza Covid evidenzia i problemi profondi della macchina amministrativa del Paese. Le strutture ordinarie dovrebbero, ben coordinate, potersi occupare anche di emergenze: il Servizio sanitario, le Regioni, le loro centrali di acquisto, le aziende sanitarie avrebbero dovuto occuparsi anche di Covid. E, in ogni caso, lo hanno fatto, ma ognuno per conto proprio, e cercando di mettere “pezze” alle falle del sistema commissariale”, commentano a Dataroom, Francesco Longo, Niccolò Cusumano e Veronica Vecchi dell’Osservatorio MaSan Cergas-Bocconi.

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