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Sorpresa, Speranza scarica (ora) sullo Spallanzani le putinate su Sputnik

Bufera sull’istituto romano Spallanzani per la collaborazione con il centro di ricerca russo Gamaleya sul vaccino Sputnik. Ecco le ultime novità, con le parole in Parlamento del ministro della Salute, Speranza.

 

“Un’iniziativa autonoma”, viene definito così dal ministro della Salute, Roberto Speranza, l’accordo di collaborazione tra l’istituto romano Lazzaro Spallanzani e quello russo Gamaleya sul controverso e mai approvato vaccino Sputnik V.

Intanto, l’ospedale e la Regione Lazio assicurano che non c’è stata “nessuna fuga di dati”.

IL MEMORANDUM D’INTESA SPALLANZANI-GAMALEYA

A un anno di distanza dalla dubbia missione russa in Italia del marzo 2020 per aiutarci ad affrontare la difficoltà e l’impreparazione alla pandemia, l’istituto Spallanzani e il Gamaleya firmavano nell’aprile 2021 il “Memorandum di intesa per la collaborazione scientifica e lo scambio di materiali e conoscenze”.

COSA PREVEDEVA L’ACCORDO

Un accordo, si legge sulla pagina Facebook dell’ambasciata della Federazione russa in Italia, che prevede “lo scambio di materiali e conoscenze” tra i due firmatari, “con la partecipazione dell’Assessorato Sanità e Integrazione Socio-Sanitaria della Regione Lazio e il Fondo Russo Investimenti Diretti”.

“Le parti – si legge nel post – hanno concordato di collaborare in una serie di settori cruciali quali:

  • condivisione di conoscenze ed esperienze professionali nel campo dei percorsi di sviluppo della ricerca immunologica, ivi comprese l’elaborazione e la pianificazione dell’attività congiunta di ricerca;
  • pianificazione congiunta e conduzione di studi clinici con l’impiego del vaccino #SputnikV ivi compresi studi di combinazione con altri vaccini contro il #COVID19;
  • studi clinici di fase 4 per analizzare l’uso del vaccino Sputnik V in contesti reali e, tra l’altro, testare l’efficacia del vaccino in singoli gruppi della popolazione o sottogruppi specifici, testare l’efficacia del vaccino nella diffusione di nuovi ceppi e determinare la necessità di rivaccinazione a causa della potenziale diminuzione nel tempo della risposta immunitaria”.

Il 25 febbraio 2022, il giorno seguente all’invasione russa dell’Ucraina, la Regione Lazio ha stoppato ogni forma di collaborazione con il Gamaleya, dove tra l’altro nessun italiano si è mai recato nonostante si trattasse di uno scambio.

COSA HA DETTO SPERANZA

Ieri, durante il question time in Senato, il ministro Speranza è tornato sull’argomento presentato dalla senatrice di Italia Viva, Annamaria Parente.

“Sull’accordo di collaborazione tra l’istituto Lazzaro Spallanzani e l’istituto Gamaleya, che oggi è stato sospeso, ricordo che esso rientra tra le iniziative autonome di collaborazione internazionale dei nostri istituti di ricerca”, ha detto Speranza.

Come si leggeva nel post dell’ambasciata russa, l’istituto Spallanzani “è un IRCCS di diritto pubblico e conformemente a quanto previsto dall’art.1 del decreto legislativo 16 ottobre 2003, n. 288 è un ente di rilevanza nazionale, dotato di autonomia e personalità giuridica”.

La senatrice Parente si è dichiarata “parzialmente soddisfatta” della risposta e, in merito all’autonomia della collaborazione ha aggiunto: “Credo che, per le sue competenze, [Speranza, ndr] abbia detto quello che poteva dire”.

COME SI DIFENDONO LO SPALLANZANI E D’AMATO

L’ospedale, si legge sul Corriere della sera, “assicura che tutto è stato regolare e lo stesso dice l’assessore regionale del Lazio Alessio D’Amato”, il quale ha ribadito che “non c’è stata alcuna violazione o fuga di dati, il lavoro dei nostri scienziati mirava soltanto ad avere maggiori competenze per combattere la pandemia”.

Tuttavia, scrive Repubblica, ai tempi D’Amato è stato “sponsor e firmatario” dell’accordo e un mese prima della firma, parlando dell’autorizzazione di Sputnik V, diceva: “Se non lo farà l’Europa, lo farà l’Italia. E sono non lo farà l’Italia lo farà il Lazio”. La competenza, tuttavia, è esclusivamente governativa.

“Nulla di riservato è stato condiviso”, ha ugualmente dichiarato il direttore sanitario Francesco Vaia che proprio ieri è stato riconfermato direttore generale dello Spallanzani nonostante la bufera.

Anche il professor Andrea Antinori, direttore del Dipartimento clinico e di ricerca, ha garantito che “sono stati effettuati studi sullo Sputnik mentre non c’è stata alcuna sperimentazione perché non è arrivata l’approvazione”.

Antinori ha inoltre aggiunto che “nessun dato sensibile è stato reso noto, abbiamo soltanto acquisito informazioni preziose per la ricerca che saranno oggetto di pubblicazioni e condivisioni, proprio come accaduto con altri Paesi”.

A oggi, dei risultati annunciati dallo stesso istituto romano sull’efficacia di Sputnik però non vi è alcuna traccia.

DUBBI E SOSPETTI

Restano poi ancora dubbi sul reale fine della missione ‘Dalla Russia con amore’ e sulla possibilità che le sei ricercatrici (tre delle quali inspiegabilmente sostituite in corso d’opera) che hanno lavorato presso lo Spallanzani possano aver trafugato informazioni riservate che, in questo momento di tensione, potrebbero essere usate da Mosca come ritorsione. Anche perché, fa sapere Repubblica, “non ci sono registri delle attività o documenti che possano testimoniare l’attività dei russi. Nessuno sa cosa hanno visto. E cosa hanno preso”.

Il memorandum con lo Spallanzani, infatti, si legge sul Corriere, “è stato siglato un anno dopo, ma nello stesso documento è spiegato che i contatti erano già stati avviati”.

Inoltre, prosegue il quotidiano citando il documento d’intesa, “il lavoro comune nell’ambito del contrasto al Covid-19 ha creato contatti spontanei tra i due istituti che, nel corso del tempo, hanno dato vita a incontri periodici” e “nel rispetto dei regolamenti nazionali ed internazionali vigenti, i professionisti potranno anche procedere attraverso lo scambio di materiali (non sottoposti a copyright o altro specifico diritto e non coperti da segreto) e idee tra le istituzioni”.

Tra i vari obiettivi finali dell’istituto romano, riferisce il Corriere, “c’era l’integrazione dello Sputnik V nella campagna vaccinale italiana e questo non esclude che potessero essere già stati avviati contatti di natura commerciale”.

Preoccupa, infine, anche la presenza di ricerche, condivise tra i Paesi Nato, sui sieri da utilizzare in caso di attacco con armi batteriologiche all’interno della banca dati dello Spallanzani.

RUMORS

Ad aggiungere mistero è la notizia riportata da Repubblica in cui si fa notare che due dei più importanti dirigenti dello Spallanzani, subito dopo l’avvio del protocollo, “sono andati via”, anticipando la pensione.

Si tratta della professoressa Maria Capobianchi, che per prima insieme a due colleghe ha isolato il Covid in Italia, e dell’infettivologo Nicola Petrosillo, che ha curato i primi pazienti Covid.

C’è chi dice, secondo il quotidiano, che i due abbiano lasciato l’istituto perché in disaccordo proprio su Sputnik V, loro però rispondono “no comment”.

Ma Capobianchi e Petrosillo non sono i soli. Dopo la prima nomina di Vaia a dg facente funzione, La Stampa scrive: “è impressionante l’esodo dallo Spallanzani di dirigenti, ricercatori, personale in posizione apicale”.

Tra loro, prosegue il quotidiano, ci sono anche “Marta Branca, direttore generale, Giuseppe Ippolito, direttore scientifico, Roberto Noto, direttore amministrativo, […] Antonino di Caro, responsabile del laboratorio di microbiologia, Roberta Nardacci, responsabile della microscopia elettronica, Alessia de Angelis, responsabile degli infermieri. E Concetta Castilletti, responsabile dell’Unità Virus emergenti, la donna che assieme a Capobianchi e a Francesca Colavita aveva isolato il coronavirus nel gennaio 2020”.

A tutto questo si aggiunge, sempre secondo una rivelazione de La Stampa, che un dirigente dell’istituto aveva ricevuto un’offerta – infine rifiutata – di 250 mila euro da parte di funzionari di Stato russi.

La questione, insomma, sembra tutt’altro che chiarita tanto che non si esclude un’indagine del Copasir.

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