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Italia Russia

Chi ha russato in Italia con Putin su Sputnik e non solo

Non solo Sputnik. Ecco chi ha mosso i fili dell’operazione ‘Dalla Russia con amore’, cosa c’è realmente dietro e i timori dell’intelligence

 

Indietro tutta (ora) sulla Russia.

Il Covid aveva riacceso i rapporti tra Italia e Russia. Con la pandemia, Mosca ha avuto un gran fretta di arrivare per prima in tutto, anche nel nostro Paese. Gli aiuti della missione ‘Dalla Russia con amore’ e la stretta collaborazione tra l’Istituto Gamaleya e l’Istituto di ricerca Lazzaro Spallanzani a Roma sul vaccino Sputnik V rischiano ora di essere un boomerang.

L’Italia, infatti, più che averci guadagnato ha pagato per quello che doveva essere un ‘regalo’ e offerto su un piatto d’argento informazioni sensibili che preoccupano intelligence e diplomazia.

SPALLANZANI E GAMALEYA A BRACCETTO

Il 20 marzo 2021 veniva annunciato un primo accordo con lo Spallanzani a Roma per sperimentare il vaccino russo anti Covid, Sputnik V. Il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti (Pd), faceva sapere che si trattava “di una sperimentazione in forma scientifica in attesa di autorizzazione formale dell’Ema [Agenzia europea per i medicinali, ndr] per quanto riguarda lo studio sulle varianti”.

Sputnik V, alla fine, non è mai stato autorizzato dall’Ema. Tuttavia, lo scorso gennaio lo Spallanzani ha reso nota la collaborazione con l’Istituto Gamaleya di Mosca per realizzare uno studio comparativo sull’efficacia di Sputnik V contro la variante Omicron. I primi risultati – pubblicati su medRxiv dal team italo-russo, guidato dal professor Francesco Vaia, direttore dello Spallanzani e da Alexander Gintsburg, direttore del Gamaleya – vengono presentati come migliori rispetto al vaccino di Pfizer/BioNTech.

IL FONDO SOVRANO RUSSO

“Il vaccino contro il Coronavirus Sputnik dimostra titoli di anticorpi neutralizzanti del virus alla variante Omicron (B.1.1.529) più di 2 volte superiori rispetto a 2 dosi di vaccino Pfizer (2.1 volte superiori in totale e 2.6 volte superiori 3 mesi dopo la vaccinazione)”, dichiarava il fondo sovrano russo Rdif, investitore di Sputnik V e responsabile per la commercializzazione.

I DUBBI DEGLI SCIENZIATI

Tutte affermazioni contestate da numerosi scienziati, i quali ritengono che un articolo pubblicato sulla rivista The Lancet per celebrare Sputnik V contiene incongruenze ed errori. Tanto che ad oggi né la Food and Drug Admistration (Fda) né l’Ema lo hanno autorizzato perché le informazioni rese note non convincono fino in fondo.

FINE DELLA COLLABORAZIONE E DUBBI

Il 25 febbraio 2022, il giorno seguente all’invasione russa dell’Ucraina, la Regione Lazio ha stoppato ogni forma di collaborazione con il Gamaleya, ente sovvenzionato – e dunque controllato – dal governo di Mosca. Il progetto con lo Spallanzani, si legge su Repubblica, era finanziato “interamente dall’Italia”.

Ma come ricorda il quotidiano Domani, nell’articolo su medRxiv “si legge che la ricerca è stata finanziata dal fondo sovrano russo Rdif, che detiene i diritti sul vaccino. Invece, al direttore dello Spallanzani Francesco Vaia, coautore dello studio, è scappato di bocca che lo studio è stato interamente finanziato dallo stesso Spallanzani, ovvero dall’Italia. Perché?”.

L’articolo afferma che in questa faccenda “molte cose non tornano” e porta l’esempio di Vaia, il quale prima di diventare direttore dello Spallanzani “aveva pubblicato solo quattro articoli scientifici minori, il più rilevante dei quali si intitola Efficacia dei dispositivi anti-risucchio nella prevenzione della contaminazione batterica delle linee d’acqua delle unità dentarie. In pratica uno studio su come evitare che i batteri presenti nella nostra bocca vengano risucchiati dal trapano del dentista contaminando poi lo sciacquetto”.

L’OMS TIRA DRITTO?

Intanto, il 16 marzo scorso, nonostante la guerra in corso, l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha annunciato che le ispezioni che si sarebbero dovute tenere a marzo in Russia per la valutazione di Sputnik V “sono state rimandate a una data successiva” che “sarà fissata il prima possibile”.

L’AVVERTIMENTO ALL’ITALIA

La stretta collaborazione tra Italia e Russia sullo Sputnik minaccia ora il nostro Paese. Alexei Vladimorovic, ex console russo a Milano e direttore del dipartimento europeo del ministero degli Esteri, fa sapere il Corriere della sera, ha lanciato un avvertimento: se l’Italia aderirà al nuovo piano di sanzioni contro Mosca, ci saranno “conseguenze irreversibili”.

I TIMORI DELL’INTELLIGENCE

In ballo, si legge nell’articolo, ci sarebbero non solo le cartelle cliniche con i dati sanitari dei pazienti, gli accordi commerciali per farmaci e strumentazione, “ma soprattutto un patto di ferro per la realizzazione dello Sputnik”. Lo Spallanzani, infatti, si è scambiato con il Gamaleya numerosi dati sensibili relativi al Covid.

Ora, spiega il Corriere, “il timore della diplomazia e dell’intelligence è che la ritorsione si realizzi rivelando che cosa davvero accadde a partire dal marzo 2020, dopo l’arrivo di una delegazione di russi nel nostro Paese. La versione ufficiale parlava di aiuti per affrontare l’emergenza pandemica. In realtà la missione degli 007 aveva ben altri scopi”.

RUSSIA A 5 STELLE

L’accordo tra Italia e Russia, denominato ‘Dalla Russia con amore’, era stato stretto dall’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il presidente russo Vladimir Putin. “Il livello dei rapporti tra Italia e Russia in quel momento è all’apice. Nel luglio precedente – scrive il Corriere – Putin è stato ricevuto con tutti gli onori a Villa Madama per una cena che ha unito imprenditori e politici, con 5 Stelle e Lega a farla da padrone”.

I ministeri della Sanità, degli Esteri e della Difesa rimasero ai margini dell’accordo ad altissimo livello tra Conte e Putin, tuttavia, ora è finito nel mirino proprio il ministro Lorenzo Guerini che, invece, insieme al suo omologo russo Sergey Shoigu si limitò ad attuare quanto deciso dai due leader.

LA MISSIONE “SANITARIA”

La missione russa in Italia iniziata il 22 marzo 2020 sembra, però, avere poco a che fare con l’emergenza sanitaria. La Stampa, infatti, aveva rivelato che “gli ‘aiuti’ sarebbero arrivati con una spedizione militare russa […] con un security clearance (controllo doganale solo sulle merci)” e che “dentro gli aerei vi sarebbero stati 22 autocarri militari e 120 medici militari russi, specialisti nella guerra batteriologica […] il capo della missione era Sergey Kikot, già in guerra in Siria per la Russia”.

Molti dei medici, si legge nell’articolo, erano inquadrati nel GRU, i servizi segreti militari di Mosca, e diverse fonti on the record parlarono di una operazione di intelligence.

La Stampa ai tempi della missione affermò “che l’entità degli aiuti era limitata”, inutile per l’80%, con strumenti come i ventilatori finiti sotto inchiesta perché pericolosi. Quello che fu fatto passare dai russi come un regalo all’Italia fu in realtà sostenuto economicamente dal nostro Paese che non solo pagò spese di volo e carburante degli aerei, ma anche la sistemazione di tutti gli inviati dal 22 marzo al 7 maggio 2020. “Qualcosa che – riferisce il quotidiano torinese – si aggirava (calcolo per difetto) tra i 700mila euro e il milione”.

Inoltre, tutte le persone della missione ebbero libero accesso a laboratori, ospedali e dati tanto che qualche mese dopo il New Yorker rivelò che il Dna di un cittadino russo che si era ammalato in Italia il 15 marzo era stato usato per elaborare Sputnik.

L’EFFETTO DEGLI ACCORDI

Cartelle cliniche con i dati sanitari dei pazienti, accordi commerciali per farmaci e strumentazione, ma soprattutto un patto di ferro per la realizzazione dello Sputnik, il vaccino anti-Covid. C’è tutto questo dietro l’avvertimento all’Italia e l’attacco al ministro della Difesa Lorenzo Guerini di Alexei Vladimorovic Paramonov, 60 anni, ex console russo a Milano, direttore del dipartimento europeo del ministero degli Esteri che ha minacciato «conseguenze irreversibili» se il nostro Paese aderirà al nuovo piano di sanzioni contro Mosca, ha scritto il Corriere della sera: “Il timore della diplomazia e dell’intelligence è che la ritorsione si realizzi rivelando che cosa davvero accadde a partire dal marzo 2020, dopo l’arrivo di una delegazione di russi nel nostro Paese”.

LE MINACCE

I dubbi sull’effettiva utilità dal punto di vista sanitario sollevati da La Stampa ricevono come risposta da Mosca la minaccia del generale e portavoce del ministero della Difesa, Igor Konashenkov, il quale conclude il comunicato con la frase: “Chi scava la fossa, ci finisce dentro”.

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