La sanità in Italia non gode di ottima salute ma la medicina adottata negli ultimi 15 anni dallo Stato, che dovrebbe occuparsene, non sembra la cura più adatta. Secondo quanto portato alla luce da Dataroom di Milena Gabanelli, a mandare avanti la politica sanitaria infatti e, dunque, a gestire le risorse non sono i dirigenti all’interno delle istituzioni bensì società di consulenza come Kpmg, Ernst&Young (Ey) e Price Waterhouse Coopers (PwC), che ricevono lauti compensi per fare il lavoro che spetterebbe ad altri.
SOCIETÀ DI CONSULENZA CHE SI SOSTITUISCONO ALLE ISTITUZIONI
Se consideriamo che all’interno delle istituzioni dovrebbe già esserci personale qualificato in grado di prendere decisioni, come osserva Gabanelli, il ricorso alle società di consulenza dovrebbe essere straordinario e circoscritto ad acquisire competenze per poi procedere in autonomia. Invece, in Italia è un’abitudine. L’approfondimento di Dataroom-Corriere della sera fa l’esempio dei piani di rientro del 2005 a cui sono state sottoposte le regioni i cui conti sanitari erano in rosso e che, una volta rientrate, hanno l’obbligo di farsi certificare i bilanci da un advisor.
Per l’incarico, il Mef sceglie – prima senza gara poi con tre gare – l’americana Kpmg, a cui le regioni poi affidano anche la riorganizzazione della spesa sanitaria. E qui entrano in scena anche Ernst &Young (Ey) e Price Waterhouse Coopers (PwC).
I RISULTATI OTTENUTI CON LE CONSULENZE
“Dal 2007 al 2019 Abruzzo, Calabria, Campania, Lazio, Molise e Sicilia sborsano in consulenza 85,4 milioni di euro. Il 12 gennaio 2021 la Corte dei conti scrive: perché pagate Kpmg quando per aiutare le Regioni a spendere meglio i soldi c’è l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) che ha i tecnici competenti dedicati? Per tutta risposta, con la gara del 14 novembre 2022, scatta un nuovo affidamento a Kpmg per altri 8,17 milioni euro per Lazio, Campania, Calabria, Sicilia; e a Intellera (costola di PwC) per 3,16 milioni di euro per Abruzzo e Molise”, sottolineano Milena Gabanelli e Simona Ravizza per Dataroom.
Se per alcune regioni ricorrere alle società di consulenza ha apparentemente funzionato, anche con l’aiuto finanziario dello Stato (vedi Lazio e Campania), in altri casi le regioni non sono riuscite ad azzerare il disavanzo e sono tuttora in Piano di rientro, come per esempio Abruzzo, Molise e Calabria. Inoltre, evidenzia Dataroom, stando ai dati del rapporto Oasi 2023 emerge che “le cure alla popolazione: 1) risentono del taglio al numero di medici (dal 2009 a oggi in Campania, Sicilia e Calabria sono in calo tra il 22% e il 14%, contro un aumento del 10% per l’Emilia Romagna e dell’8% per la Toscana); 2) non raggiungono i livelli essenziali di assistenza in Molise, Campania, Calabria e Sicilia; 3) continuano a lasciare una minore speranza di vita (dal 2005 al 2021 al Nord è cresciuta di 2 anni, al Sud di 1,4)”.
I FONDI DEL PNRR PER LA DIGITALIZZAZIONE
Ma oltre al caso dei piani di rientro, Dataroom ha analizzato come anche parte dei soldi del Pnrr destinati alla transizione digitale (2,1 miliardi di euro) vanno nelle casse delle società di consulenza. In particolare in quelle di Kpmg, McKinsey ed Ey, che nel 2021 si sono aggiudicate la gara da 185 milioni di euro. Al di là dei loro esperti richiesti per istruire il personale sanitario e di operatori indipendenti che monitorano l’avanzamento lavori nelle singole Asl, “nei piani dei fabbisogni – scrive Dataroom – si legge che è richiesta anche la parte strategica e di governance, e cioè stabilire cosa serve, come gestire i progetti e analizzare i dati sanitari dei pazienti per rendere l’assistenza più efficiente”.
In pratica si occupano della parte “tecnica”, ovvero la digitalizzazione, ma anche della politica sanitaria, per esempio stabilendo il fabbisogno di medici e infermieri di una regione.
Inoltre, aggiunge Dataroom, le stesse società di consulenza, che operano all’interno degli uffici delle direzioni sanitarie o delle Asl, vanno a cercare altrove le competenze che non hanno: “Quindi le Regioni pagano un consulente che poi ingaggia altri consulenti e si tiene pure il know how, oltre a una mole di informazioni sanitarie dal valore inestimabile per disegnare strategie di marketing sul mercato del farmaco”.
I MINISTERI NELLE MANI DELLE BIG CON
Dataroom riferisce poi che, tra luglio e agosto 2022, anche il Dipartimento per la trasformazione digitale e il ministero della Salute si sono affidati a Kpmg, McKinsey ed Ey per 28 milioni di euro. I dettagli sul loro contributo non sono noti. L’approfondimento fa sapere inoltre che “per definire la strategia e la governance dei servizi informatici e della digitalizzazione della Pubblica amministrazione ci si affida dal 2017 a Pricewaterhouse per 608,2 milioni di euro” e “il ministero della Salute ne spende 7,4 per farsi dire quali prestazioni offrono e a chi le assicurazioni sanitarie […] Altri 4,6 milioni vengono dati nel 2023 a Intellera, Deloitte e Arthur Andersen per, ancora una volta, fare previsioni sui bisogni di salute del futuro”.
E, dunque, a cosa servono direttori generali, funzionari e dirigenti se ci sono i consulenti?