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Report smaschera altre magagne sulle mascherine, tutti i dettagli

La pandemia è finita ma l'Italia continua a spendere 85 milioni di euro per l'affitto dei magazzini che conservano le mascherine (inutilizzate). Ecco le anticipazioni della trasmissione Report su Rai3 condotta da Sigfrido Ranucci

 

Un incubo durato tre anni. Questo è stata la pandemia da Covid 19 dichiarata terminata dal Comitato tecnico dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) lo scorso 5 maggio. La fine della pandemia non ha, però, coinciso con la fine delle spese per la pandemia.

CIRCA 24 MILIARDI DI EURO INVESTITI DALL’ITALIA CONTRO LA PANDEMIA DA COVID 19

Secondo uno studio elaborato da Repubblica a partire da dati della Presidenza del Consiglio dei Ministri, il nostro paese nei primi due anni di pandemia (quindi dal gennaio 2020 a febbraio 2022) ha investito circa 24 miliardi di euro per la gestione di tutte le spese legate al contrasto alla diffusione del Covid19. “Ebbene, sia dal punto di vista della spesa che del numero di singoli pezzi comprati, è in testa quello che è e resterà il simbolo della lotta alla pandemia: la mascherina – si legge nell’approfondito dossier di Repubblica -. Quelle chirurgiche sono costate da sole 900 milioni di euro. Se si guarda alla spesa – e si esclude l’altra arma decisiva della lotta alla pandemia, cioè i vaccini, non compresi in queste voci perché il percorso per il loro approvvigionamento è diverso – le forniture più costose dopo le mascherine sono i kit diagnostici, cioè i tamponi. Seguono le tute di protezione e i camici impermeabili. Ma i contratti hanno riguardato anche gel igienizzante, ventilatori polmonari, provette. Solo di guanti in vinile sono stati spesi circa 70 milioni di euro”.

NEI PRIMI DUE ANNI DI PANDEMIA SPESI 5 MILIARDI DI EURO PER I VACCINI

Un conto salatissimo di cui fanno parte i circa cinque miliardi di euro spesi per i vaccini. E che si aggrava se si considera che gli USA e l’Europa hanno investito nella ricerca e nello sviluppo dei vaccini circa trenta miliardi di euro. Mentre le case farmaceutiche hanno sborsato solo 16 miliardi per la ricerca e sviluppo, come risulta da un’indagine commissionata dalla commissione europea al professore della Statale di Milano, Massimo Florio.

REPORT: NEI MAGAZZINI FERMI 3 MILIARDI DI DPI MAI UTILIZZATI E PROSSIMI ALLA SCADENZA

Ora la pandemia è finita e quindi il nostro paese ha smesso di impegnare tutte queste risorse per il contrasto al Covid19. Ecco non è esattamente così. La trasmissione Report, che va in onda questa sera su Rai 3, si concentra su un costo che le casse dello Stato continuano a pagare: quello dei depositi. Mascherine, tute, guanti e flaconi di detergenti: ci sono circa tre miliardi di pezzi inutilizzati. “La capienza del magazzino la possiamo dare all’80%. All’inizio della pandemia la movimentazione era quotidiana e a volumi altissimi, adesso i volumi sono veramente fermi da oltre un anno” dice Claudio Ceccangeli, divisione operation SDA a Report.

NEL 2022 L’AFFITTO DEI MAGAZZINI PER I DPI CONTRO LA PANDEMIA È COSTATO ALL’ITALIA 85 MILIONI DI EURO, SECONDO REPORT

Report porta le sue telecamere in un deposito da circa 33mila metri quadrati. Uno spazio enorme pieno all’80% da mascherine e altri DPI, molti dei quali in scadenza. E ci sono 30 magazzini SDA nelle stesse condizioni in tutta Italia. Il problema è che oltre al danno dello spreco c’è pure la beffa. Dalle rendicontazioni dell’ex struttura commissariale, Report ha scoperto che nel 2022 l’affitto per tenere in deposito questi prodotti è costato al nostro paese ben 85 milioni di euro. E pensare che per acquistarli erano stati spesi miliardi. “Abbiamo rilevato che sono stati indetti bandi per 24,5 miliardi di euro – dice Mattia Ponzi, ricercatore Fondazione Openpolis -. Andiamo dalla sanificazione dei locali pubblici, per esempio, al costo per il per il trasporto delle merci, compresi i vaccini. Tuttavia, la categoria che è stata acquistata di più riguarda le mascherine e i dispositivi di protezione individuale, per una cifra messa a bando pari circa a 8,91 miliardi”.

I 218 MILIONI DI MASCHERINE DI COMUNITÀ FINITE AL MACERO

Queste si aggiungono ai 218 milioni e 500mila “mascherine di comunità”, comprate nel 2020 dalla struttura commissariale per l’emergenza coronavirus gestita all’epoca dal Commissario Domenico Arcuri, mai aperte e mai utilizzate. Mascherine di tessuto, con una scarsa capacità di filtrare l’aria, non certificate. Dopo aver cercato invano di venderle, la struttura commissariale guidata da Francesco Figliuolo ha pubblicato un bando per commissionare l’impegnativo e costoso smaltimento. La finità era risparmiare, almeno, le spese per conservarle nei magazzini della struttura: costate per i primi due anni 313 mila euro al mese.

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