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Perché Marcello Minenna è stato arrestato?

È partita da un sequestro di 28 chili di cocaina nel gennaio 2020 l'inchiesta che ha poi portato all'arresto di Marcello Minenna, ex direttore dell'Agenzia delle dogane, e di Gianluca Pini, ex parlamentare della Lega. Tutti i dettagli

Bufera giudiziaria per le mascherine sull’ex direttore dell’Agenzia delle dogane e dei Monopoli, Marcello Minenna.

Un “pactum sceleris” fra Marcello Mienna e Gianluca Pini: è quanto ipotizzano i pm di Forlì che hanno formulato la richiesta degli arresti domiciliari dell’attuale assessore all’ambiente della Regione Calabria nonché ex numero 1 dell’Agenzia delle dogane, e dell’ex parlamentare leghista, non più in carica dalle elezioni del 2018.

LE PROMESSE DI PINI A MINENNA

Secondo i pm, Pini aveva promesso a Minenna di “accreditarlo all’interno della Lega in modo venisse considerato un uomo di quel partito e gli prometteva la conferma della nomina a Dg dell’Agenzia delle Dogane a seguito del cambio del governo, che effettivamente otteneva”.

IL PACTUM SCELERIS SULLE MASCHERINE

Minenna, continuano i pm,”accettava le promesse in cambio dell’asservimento della sua funzione pubblica”. In particolare “alle richieste di Pini in occasione di importazione di merci” fra cui le mascherine al centro dell’inchiesta.

LE ORIGINI DELL’INCHIESTA

L’inchiesta però risale a ben prima della pandemia di Covid, essendo partita da un sequestro di 28 chili di cocaina nel gennaio 2020. Le indagini hanno infatti scoperto che dietro alla droga sequestrata su un camion proveniente dal Belgio c’era un imprenditore forlivese con precedenti, che lavora nel settore dell’autotrasporto.

Dalle intercettazioni la procura di Forlì ha scoperto che aveva un consolidato rapporto con l’ex parlamentare Pini. La procura di Forlì accusa i due di un vero sistema, con scambi di favori. L’imprenditore forlivese, per il quali si ipotizza il traffico internazionale di stupefacenti, investiva il denaro in attività apparentemente lecite.

LE RAMIFICAZIONI IN VARIE ISTITUZIONI

Pini, secondo la procura di Forlì, aveva creato legami in varie istituzioni: le misure cautelari hanno riguardato infatti anche funzionari dell’Usl Romagna, appartenenti alle forze di polizia e un funzionario della prefettura di Ravenna.

IL MALAFFARE NELLA PANDEMIA

Al centro dell’inchiesta anche un maxi appalto con l’Ausl Romagna per la fornitura di mascherine. Secondo l’ipotesi accusatoria, Pini avrebbe ottenuto un appalto milionario dall’Azienda Usl Romagna per la fornitura di mascherine, nonostante non esistesse nessuna specifica attitudine aziendale, lucrando così anche sulla pandemia del 2020.

IL NARCOTRAFFICO E LA MALAVITA ALBANESE

Secondo la Procura “è stato possibile disvelare due veri e propri sistemi di illecito arricchimento facenti rispettivamente capo agli universi economici riconducibili in particolare a un imprenditore forlivese e all’ex parlamentare uniti, oltre che da saldi e fiduciari rapporti privati, da vicendevoli interessi finanziari”.

I due avrebbero “reciprocamente posto a disposizione l’uno dell’altro le proprie peculiari capacità di interferenza illecita nei contesti all’interno dei quali si muovevano”. In particolare, secondo la Procura, “l’imprenditore forlivese si giovava di importanti conoscenze criminali legate alla malavita albanese e al narcotraffico per approvvigionarsi di denaro da reinvestire in attività formalmente lecite o per acquisto di immobili. Si profilerà chiaramente – viene sottolineato – il pieno coinvolgimento di questo soggetto in un’attività di traffico internazionale di stupefacenti operato in collaborazione con un gruppo criminale armato di origine albanese”.

CHI È MARCELLO MINENNA

Minenna ha 52 anni ed è originario di Bari. È professore a contratto di Teorie e Politiche per lo sviluppo economico all’Università La Sapienza e di Econometria finanziaria e Finanza empirica all’Università telematica San Raffaele.

Da anni è editorialista del quotidiano confindustriale Il Sole 24 Ore che pubblica in prima pagina di solito nel fine settimana le sue analisi.

Minenna è subentrato in Calabria come assessore al dimissionario Mauro Dolce, anche lui tecnico, che aveva però le deleghe alle Infrastrutture ed ai Lavori pubblici, settori che il presidente Occhiuto attualmente gestisce direttamente. In passato Minenna è stato anche assessore tecnico al Bilancio, Patrimonio, Partecipate, Politiche Sociali e Spending review di Roma Capitale.

MINENNA VISTO DAL GIP

Nelle esigenze cautelari che hanno portato ai domiciliari Marcello Minenna, ex numero uno dell’Agenzia delle Dogane, si afferma che un ulteriore “elemento di novità consente di ritenere egualmente che il reato” contestato a Minenna “non rappresenti un unicum, quanto, piuttosto, un costante modus operandi delinquenziale, ripetibile in ogni altra istituzione nella quale egli è chiamato a svolgere un ruolo di rilievo, quale è quello attuale di Assessore della Giunta regionale calabrese”. Si tratta, afferma il gip di Forlì, “della intervenuta notifica nei suoi confronti dell’avviso di conclusione delle indagini dalla Procura della Repubblica di Roma per fatti gravi commessi tra febbraio e dicembre 2020”. Il giudice afferma che dall’atto dei pm della Capitale emerge che a Minenna sono contestati i reati di violenza, minaccia e calunnia emesso il 31 gennaio scorso in cui risultano persone offese tre dirigenti dell’Agenzia delle Dogana. Reati che “rappresentano espressione chiara della personalità criminale dell’indagato il quale non ha esitato a commettere anche reati al fine di rimuovere ogni funzionario dell’Agenzia delle Dogane che intendesse contrastare la propria gestione padronale di siffatta Istituzione”

LA NOTA DEI LEGALI DI MINENNA

A Marcello Minenna “viene contestato un solo episodio nel marzo 2020: essersi adoperato in favore di un imprenditore vicino alla Lega per sbloccare una sua fornitura di mascherine ferme alla dogana di Milano in cambio di una entratura nel partito. L’indagato si difenderà nelle sedi proprie”. Affermano in una nota i difensori, gli avvocati Gianluca Tognozzi e Roberto d’Atri. “Risulta singolare però accostargli nella medesima indagine e nella medesima ordinanza cautelare altre otto persone accusate di importazioni irregolari dalla Cina, di malversazioni nelle Asl di Forlì di trasferimenti di favore per carabinieri e poliziotti locali, di truffa ad una banca per 1,3 milioni di euro, di acquisto sospetto di immobili e terreni in Forlì, di acquisti di autovetture con distrazioni di fondi ed infine di lesioni di un fidanzato geloso”, aggiungono i due difensori.

CHI È GIANLUCA PINI

Gianluca Pini ha 50 anni e per oltre un decennio, dal 1999 al 2015, è stato il segretario nazionale della Romagna che nell’organizzazione leghista è sempre stata distinta dall’Emilia. E’ stato in parlamento per tre legislature, dal 2006 al 2018, eletto in Romagna con la Lega.

La sua stella si è offuscata quando, al congresso del 2017, sostenne il candidato autonomista Gianni Fava contro Matteo Salvini. Alle elezioni del 2018 decise di non ricandidarsi per tornare a dedicarsi a tempo pieno alle sue attività imprenditoriali.

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