Siamo vicini a trovare una cura al Coronavirus Covid-19? Forse. L’Italia ha avviato una sperimentazione clinica per testare il farmaco Remdesivir, pensato e testato per combattere il virus Ebola, per le terapie anti Sars-Cov-2.
E da Napoli, intanto, si chiede il protocollo clinico per il Tocilizumab. Andiamo per gradi.
IL REMDEVISIR
Una delle armi che sembra essere efficace contro il Coronavirus Covid-19 è Remdesivir, un farmaco sviluppato come trattamento per la malattia da virus Ebola e le infezioni da virus di Marburg. Diversi studi hanno dimostrato la sua efficacia come antivirale contro virus a RNA a singolo filamento come virus respiratorio sinciziale, virus di Junin, virus della febbre di Lassa, Virus Nipah, virus Hendra e Coronavirus (compresi i virus MERS e SARS).
Si tratterebbe, dunque, di un farmaco “compassionevole”: il farmaco non è stato studiato per curare Covid-19, ma viene comunque utilizzato per il trattamento dei pazienti gravi.
FARMACO TESTATO IN CINA
Il farmaco, utilizzato anche per curare i pazienti dello Spallanzani, è in fase di test in Cina. L’azienda produttrice, Gilead Sciences, società americana di biotecnologia che ricerca, sviluppa e commercializza farmaci, ha firmato nelle scorse settimane con il China-Japan Friendship Hospital di Pechino un accordo per l’utilizzo del farmaco, che è attualmente in fase di test a Wuhan, il centro dell’epidemia (qui l’approfondimento di Start Magazine).
AL VIA LA SPERIMENTAZIONE
Ora la sperimentazione partirà anche in Italia, come hanno annunciato AIFA e Gilead Sciences: “L’Italia parteciperà ai 2 studi di fase 3 promossi da Gilead Sciences per valutare l’efficacia e la sicurezza della molecola sperimentale Remdesivir negli adulti ricoverati con diagnosi di COVID-19 (nuovo Coronavirus)”, si legge in una nota congiunta.
GLI OSPEDALI COINVOLTI
Ad essere coinvolti nella sperimentazione saranno l’Ospedale Sacco di Milano, il Policlinico di Pavia, l’Azienda Ospedaliera di Padova, l’Azienda Ospedaliera Universitaria di Parma e l’Istituto Nazionale di Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani di Roma.
LE PAROLE DEL DIRETTORE MASSIMO GALLI
“Remdesivir è uno dei pochi farmaci per cui abbiamo prova di efficacia, ma solo su modelli di laboratorio, nei confronti dei Coronavirus”, ha spiegato Massimo Galli, Direttore Divisione Clinica di Malattie Infettive AO-Polo Univ. Luigi Sacco.
“Nella situazione di totale carenza di farmaci specifici, l’impiego compassionevole di remdesivir ha dato una possibile speranza per l’identificazione di una terapia che potesse avere una efficacia anche nei pazienti con infezione da Sars-CoV-2”, ha aggiunto Galli: “È evidente però che nei pazienti con infezione avanzata non è facile poter determinare il grado di efficacia in un contesto di uso compassionevole, quindi i dati che proverranno dai protocolli di sperimentazione clinica saranno estremamente importanti”.
OBIETTIVO: VALUTARE VALIDITA’ APPROCCIO
“Questo ci consentirà di determinare con ragionevole sicurezza la validità dell’approccio terapeutico anche nei pazienti senza compromissione in relazione allo standard of care, cioè alle altre opzioni che al momento stiamo utilizzando”, ha proseguito Galli: “Quello di Remdesivir è il primo protocollo di ricerca controllato che viene realizzato per la determinazione dell’efficacia di un farmaco in questa specifica condizione clinica”.
UN PROTOCOLLO NAZIONALE PER IL TOCILIZUMAB
Non solo Remdevisir. Efficace nei pazienti contagiati da Covid-19 sembra essere anche il principio attivo Tocilizumab, approvato nel 2010 negli Stati Uniti per l’artrite reumatoide commercializzato in Italia dalla casa farmaceutica Roche, con il nome di Actemra (qui l’approfondimento di Start Magazine).
Il farmaco è stato somministrato a 6 pazienti, gravemente malati per Covid-19, dell’Ospedale Cotugno di Napoli, per volontà di Paolo Ascierto, presidente della Fondazione Melanoma e Direttore dell’Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto Nazionale Tumori Irccs Fondazione Pascale di Napoli, e testato con successo anche in Cina.
UN PROTOCOLLO NAZIONALE
In attesa di ufficiali riscontri positivi sul Tocilizumab, parte anche l’appello ad un protocollo nazionale: “La nostra struttura insieme all’Azienda Ospedaliera dei Colli è stata la prima, in Italia, a utilizzare questa terapia nei pazienti con Coronavirus. Ma serve subito un protocollo nazionale per estendere l’impiego di Tocilizumab nei pazienti contagiati da Coronavirus e che si trovano in condizioni molto critiche. E molto importante che il suo utilizzo venga esteso quanto prima, così potremo salvare più vite”, ha affermato Ascierto.