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Quanti antibiotici consumiamo in Italia? Troppi. Report Aifa

Il consumo di antibiotici in Italia nel 2022 è aumentato del 25% e anche nel primo semestre del 2023 ci si attende la stessa tendenza. In particolare, sono le regioni del Sud a prescriverne e utilizzarne di più. Tutti i dettagli

 

Si parla tanto di antibiotico-resistenza ma, noi italiani, continuiamo a esserne dei grandi consumatori. Dopo un rallentamento durante la pandemia, nel 2022 l’utilizzo di antibiotici è aumentato del 25% e per il 2023 si intravede già lo stesso trend. A monitorare la situazione è l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) che ha pubblicato il suo annuale report delineando le principali differenze tra le regioni.

IL QUADRO GENERALE

Nel 2022, si legge nel rapporto “L’uso degli antibiotici in Italia – 2022”, oltre 3 cittadini su 10 hanno ricevuto almeno una prescrizione di antibiotici, con una prevalenza che aumenta all’avanzare dell’età, raggiungendo il 60% negli over 85, e un incremento dei consumi del 25% rispetto al 2021, che continua a registrarsi anche nel primo semestre 2023.

Quasi il 90% del consumo di antibiotici a carico del Servizio sanitario nazionale (Ssn) viene erogato in regime di assistenza convenzionata e il 76% delle dosi utilizzate è stato erogato dal Ssn.

FASCE DI ETÀ

Soffermandosi in particolare su sesso e fasce di età, il rapporto osserva che i maggiori livelli d’uso si riscontrano per gli uomini nelle fasce più estreme e per le donne nella fascia tra i 20 e i 69 anni.

Nella popolazione pediatrica, invece, i maggiori consumi si concentrano nella fascia di età compresa tra i 2 e i 5 anni, in cui circa 1 bambino su 2 riceve almeno una prescrizione di antibiotici.

IL SUD PRESCRIVE E USA PIÙ ANTIBIOTICI

A fronte di un consumo complessivo a livello nazionale di 21,2 DDD/1000 abitanti die – dove DDD sta per Dosi Definite Die, ovvero la dose necessaria a coprire una giornata di terapia nell’adulto -, anche nel 2022 si confermano le differenze tra regioni e aree geografiche già osservate negli anni precedenti, con livelli di consumo superiori al Sud rispetto al Nord (24,4 vs 18,7 DDD/1000 abitanti die).

Al Sud, precisa Aifa, si rileva una spesa doppia rispetto alle regioni del Nord (19,1 vs 13,3 euro pro capite) determinata da un maggior consumo di antibiotici e da un ricorso a farmaci più costosi. Nell’ambito dell’assistenza convenzionata il costo medio per DDD al Sud è pari a 1,90 euro, superiore a quello del Nord (1,58 euro) e alla media nazionale (1,75 euro).

Analogamente ai consumi, la prevalenza d’uso del Sud (43,3%) è nettamente superiore a quella del Nord (28,9%).

PERCHÉ IN ITALIA IL RISCHIO ANTIBIOTICO-RESISTENZA È MAGGIORE

Le associazioni di penicilline, compresi gli inibitori delle beta-lattamasi, si confermano anche nel 2022 gli antibiotici più utilizzati a livello nazionale, raggiungendo circa il 36% dei consumi totali.

Nel 2022 si conferma anche il trend in peggioramento del rapporto tra il consumo di antibiotici ad ampio spettro rispetto al consumo di antibiotici a spettro ristretto che passa dall’11,0 del 2019 al 13,6 del 2022. Tale indicatore mostra come l’Italia abbia un importante ricorso a molecole ad ampio spettro, che hanno un maggior impatto sulle resistenze antibiotiche, anche più elevato rispetto agli altri Paesi europei (13 vs 4).

Anche in ambito ospedaliero si registra un aumento della proporzione del consumo di antibiotici ad ampio spettro e/o di ultima linea sul totale del consumo ospedaliero, collocando l’Italia ben al di sopra della media europea (53,9% vs 37,6%).

Inoltre, la quota di antibiotici Access (46% dei consumi a carico del Ssn) rimane al di sotto del target (60%) raccomandato dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Gli antibiotici Access sono quelli considerati di primo impiego e sono a spettro ristretto. Hanno un buon profilo di sicurezza e un rischio generalmente basso di indurre resistenze. Sono raccomandati nella terapia empirica (come opzioni di prima o seconda scelta) delle infezioni più comuni.

OBIETTIVI PIANO ANTIMICROBICO RESISTENZA (NON RAGGIUNTI)

Il documento dell’Aifa riporta poi i risultati relativi obiettivi stabiliti dal Piano nazionale di contrasto dell’antimicrobico resistenza (Pncar) 2022-2025 e degli indicatori Esac, ovvero l’incidenza sul totale degli antibiotici sistemici del consumo (DDD) per specifici gruppi di antibiotici.

In ambito territoriale, seppur i consumi siano diminuiti nel periodo 2019-2022, la loro variazione non raggiunge il 10%; inoltre, si ribadisce la predilezione italiana per gli antibiotici ad ampio spettro. In ambito pediatrico, nonostante si osservi una riduzione dei consumi ben al di sopra della percentuale stabilita dal Pncar, non è stato ancora raggiunto l’obiettivo che prevede un incremento della ratio amoxicillina/amoxicillina acido clavulanico e l’obiettivo relativo al rapporto ampio spettro/spettro ristretto. Infine, nel setting ospedaliero nessuno obiettivo del Piano sembra raggiunto, a eccezione di quello relativo alla riduzione del consumo dei fluorochinoloni.

Per quanto riguarda gli indicatori Esac, in ambito territoriale si osserva come l’Italia presenti un rapporto tra il consumo di molecole ad ampio spettro rispetto a quello delle molecole a spettro ristretto molto al di sopra della media dei Paesi EU/EEA, di oltre tre volte.

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