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Epatiti Adenovirus

Quali sono le cause delle epatiti acute pediatriche?

Si naviga a vista ma prende sempre più piede l’ipotesi che i casi di epatiti acute pediatriche siano indotte da un adenovirus. Tuttavia, restano aperte anche altre ipotesi. Ecco le ultime novità

 

Sembra sempre più probabile che l’adenovirus sia il responsabile delle epatiti acute pediatriche che continuano a essere registrate in Europa e nel mondo. In particolare, secondo un report dell’Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito (UKHSA), sarebbe stato evidenziato il ceppo F41.

I CASI CONFERMATI E SOSPETTI

A livello globale, secondo Bbc, sono stati registrati 169 casi di epatite acuta pediatrica e un decesso. Solo nel Regno Unito, 114 bambini si sono ammalati e 10 hanno avuto bisogno di un trapianto di fegato.

In Europa, oltre ai 114 casi britannici, si legge in un comunicato del ministero della Salute italiano, sono stati segnalati 13 casi in Spagna, 6 in Danimarca, meno di 5 in Irlanda, 4 nei Paesi Bassi, 4 in Italia, 2 in Norvegia, 2 in Francia, 1 in Romania e 1 in Belgio.

Altre segnalazioni sono arrivate dagli Stati Uniti (9) e da Israele (12), ma la malattia ancora di origine sconosciuta potrebbe aver raggiunto anche l’Asia. È stato infatti registrato un caso in Giappone il 21 aprile.

Fonte: ministero della Salute

COSA HANNO IN COMUNE I CASI

L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha affermato che tutti i casi di epatite acuta pediatrica interessano bambini e ragazzi di età compresa tra un mese e 16 anni, ma i più colpiti hanno meno di 5 anni.

Molti casi, riferisce il ministero, hanno riportato sintomi gastrointestinali inclusi dolore addominale, diarrea e vomito che hanno preceduto la presentazione con epatite acuta grave e livelli aumentati di enzimi epatici e ittero. La maggior parte dei casi non presentava febbre.

IPOTESI ADENOVIRUS CEPPO F41

Secondo quanto riferito dall’UKSHA, “l’adenovirus è l’agente patogeno più comune rilevato nel 75% dei casi confermati” e, in particolare, è stato identificato il ceppo di adenovirus denominato F41.

“Le informazioni raccolte attraverso le nostre indagini suggeriscono sempre più che questo aumento dell’insorgenza improvvisa dell’epatite nei bambini è legato all’infezione da adenovirus – ha spiegato Meera Chand, direttrice delle infezioni cliniche ed emergenti presso l’UKSHA – Tuttavia, stiamo indagando a fondo su altre potenziali cause”.

I DUBBI

Come afferma il ministero della Salute italiano, “sebbene l’adenovirus come causa sottostante sia al momento un’ipotesi, ciò non spiega completamente la gravità del quadro clinico”.

Stando ai dati del ministero, l’adenovirus è stato rilevato in almeno 74 casi e per i casi sottoposti a test molecolari, in 18 è stato identificato il siereotipo F41; in 20 il Sars-CoV-2 e in 19 è stata rilevata la co-infezione di Sars-CoV-2 e adenovirus.

Il paziente in Giappone, invece, si legge sul Guardian, non è invece risultato positivo né al test per adenovirus né a quello per Covid-19.

COSA SI ESCLUDE

Gli studiosi britannici, ma non solo, escludono qualsiasi collegamento tra i casi e il vaccino anti Covid-19 poiché la maggior parte dei bambini e ragazzi affetti da epatite aveva ricevuto la vaccinazione.

LE ALTRE IPOTESI

Gli scienziati inoltre stanno studiando se c’è stata una mutazione nella composizione genetica del virus che potrebbe provocare l’infiammazione del fegato.

Un’altra possibile spiegazione, secondo gli esperti, è che le misure di precauzione imposte dalla pandemia potrebbero aver portato soprattutto i bambini piccoli a essere esposti per la prima volta all’adenovirus in un momento successivo della loro vita rispetto a quando accade di solito. I frequenti lockdown, infatti, potrebbero aver indebolito le difese immunitarie dei bambini, esponendoli così a conseguenze ben più gravi di quelle normalmente provocate dall’adenovirus, come raffreddore, vomito e diarrea.

Il professor Calum Semple, esperto di malattie infettive presso l’Università di Liverpool, ha detto alla Bbc: “L’adenovirus è praticamente scomparso durante la pandemia quando c’era un mescolamento ridotto e ora è tornato”.

Resta, inoltre, ancora allo studio l’ipotesi di un possibile collegamento dovuto a una recente infezione da Covid-19 seguita da quella da adenovirus, anche se la positività a uno dei due o a entrambi i virus non sembra essere comune a tutti i pazienti.

LA PREOCCUPAZIONE EUROPEA

“L’Ue segue molto da vicino la situazione, che è preoccupante”, ha detto la Commissaria Ue alla salute, Stella Kyriakides, la quale ha esortato gli Stati a “condividere tutte le informazioni possibili”.

Kyriakides ha poi aggiunto che i Centri Europei per il Controllo e la prevenzione delle malattie (Ecdc) pubblicheranno domani una prima valutazione.

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