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Epatite Bambini

Cosa sta succedendo con i casi di epatite acuta tra i bambini?

La segnalazione è partita dal Regno Unito ma adesso è stata identificata anche in Italia. I casi di epatite acuta tra i bambini hanno messo in allerta il ministero della Sanità che, insieme alle autorità europee, sta monitorando la situazione. Tutti i dettagli

 

La misteriosa epatite acuta che ha colpito decine di bambini in Europa e negli Stati Uniti è stata individuata anche in Italia. Aumentano i casi, ma restano ignote le cause. Tuttavia, per alcuni esperti, un virus è l’indiziato numero uno.

I CASI IN EUROPA E STATI UNITI

In un rapporto del 19 aprile, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) afferma che l’epatite acuta pediatrica di origine sconosciuta, segnalata per la prima volta dal Regno Unito, ha colpito un numero – non precisato – di bambini anche in Danimarca, Irlanda, Paesi Bassi e Spagna.

A cui si aggiungono altri 9 casi in bambini da 1 a 6 anni in Alabama.

I CASI IN ITALIA

Ieri sono stati segnalati anche in Italia almeno quattro casi sospetti in bambini di meno di 10 anni, ricoverati in centri che curano le malattie del fegato.

Gli ospedali con particolari reparti per le epatiti hanno condiviso i loro dati e il ministero della Salute ha chiesto di essere informato su eventuali casi.

PERCHÉ PREOCCUPA

C’è preoccupazione perché si tratta di una forma particolarmente aggressiva e sconosciuta di epatite che, scrive Repubblica, “in un caso su dieci porterebbe addirittura al trapianto”.

Non a caso è stata nel gruppo “non A-non E”, ovvero che non rientra nelle forme più diffuse e meglio conosciute come le A, B, C, D ed E.

Come ha spiegato al quotidiano romano Giuseppe Indolfi, epatologo del Meyer di Firenze, consulente dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) per le epatiti virali e responsabile dell’area fegato della Società europea di gastroenterologia, “l’attenzione dei clinici è stata attratta dal fatto che in un caso c’è voluto il trapianto, cosa che dimostra la violenza della patologia”.

Ma dato che in tutto sono stati necessari sei trapianti, a livello europeo si è deciso di indagare per capire innanzitutto se e quanto l’incidenza è maggiore.

LE CAUSE

Nel rapporto dell’Ecdc si legge che le indagini sono in corso in tutti i Paesi che riportano casi, ma al momento la causa esatta rimane sconosciuta.

Il Regno Unito, dove finora si è verificato il maggior numero di casi, ritiene che sulla base delle caratteristiche cliniche ed epidemiologiche dei casi sotto inchiesta una causa infettiva sia la più probabile.

“Non è stato identificato alcun collegamento con il vaccino anti Covid-19 – precisa l’Ecdc – e le informazioni dettagliate raccolte attraverso un questionario su cibo, bevande e abitudini personali non sono riuscite a identificare alcuna esposizione comune”.

In un’intervista a Repubblica, il professor Giuseppe Maggiore, responsabile Epatogastroenterologia e nutrizione del Bambino Gesù di Roma, ha detto che si tratta di “un mistero” ma un “virus è l’ipotesi principale”.

UN NESSO CON IL COVID?

È stato ipotizzato anche un collegamento con il Covid poiché alcuni bambini erano positivi, tuttavia, diversi esperti lo escludono.

“Se guardiamo ai primi pazienti – ha detto Indolfi – sappiamo che alcuni avevano il Covid. Ma in questo momento la circolazione del coronavirus è altissima, quindi è facile trovare pazienti con patologie diverse che lo hanno. La metà dei casi, inoltre, aveva l’adenovirus, che è molto diffuso e che difficilmente provoca forme di malattia violente come questo tipo di epatite. Così sembra difficile che sia quella la causa”.

Anche Maggiore esclude un legame con il Covid e invita a evitare qualsiasi collegamento con il vaccino che, somministrato a pazienti con malattie gravi o autoimmuni del fegato, e persino pazienti trapiantati di fegato, non ha mai provocato eventi avversi o effetti collaterali.

I SINTOMI

Secondo il rapporto dell’Ecdc, i bambini con epatite acuta segnalati dal Regno Unito avevano livelli superiori di enzimi epatici e in molti casi erano itterici. Alcuni hanno riportato sintomi gastrointestinali, tra cui dolore addominale, diarrea e vomito nelle settimane precedenti. La maggior parte dei pazienti non aveva febbre.

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