La Polonia è il primo paese dell’Unione Europea a chiedere a una società farmaceutica la rinegoziazione dell’accordo di acquisto dei vaccini contro il Covid stipulato a suo tempo dalla Commissione di Bruxelles. Con una lettera inviata alla direzione di Pfizer, il ministro della Salute di Varsavia Adam Niedzielski ha infatti chiesto ufficialmente al colosso statunitense di rivedere quegli accordi. Dopo tre anni di pandemia, il Covid non fa più paura e la Polonia ritiene di non aver più bisogno di tanti vaccini.
LA POLONIA SCRIVE A PFIZER
Nella lettera visionata dalla stampa polacca, Niedzielski ha infatti chiesto esplicitamente di “modificare i termini dei contratti per il vaccino Covid di Pfizer per alleggerire l’onere finanziario” ed evitare che migliaia di dosi vengano sprecate. La Polonia non è l’unico Stato dell’Ue a premere per la rinegoziazione del contratto, ma è il più attivo su questo fronte. Si è posto alla testa di un gruppo di paesi che spinge in tale direzione e, dopo aver già lo scorso anno provato a bussare alla porta del gigante farmaceutico americano, ha ottenuto nel marzo scorso dalla stessa Commissione Ue il via libera per rinegoziare autonomamente il contratto da essa stipulato. I media locali avevano enfatizzato il fatto che la Polonia fosse stato il primo paese autorizzato da Bruxelles a muoversi autonomamente.
“IL PROFITTO DOVREBBE AVERE I SUOI LIMITI”
Nella missiva spedita in questi giorni il ministro Niedzielski riconosce i meriti dell’azienda statunitense e come i suoi sforzi sul piano industriale abbiano portato alla rapida produzione di un vaccino ampiamente distribuito ai cittadini europei. Ma “anche il profitto negli affari dovrebbe avere i suoi limiti”, ha aggiunto, recuperando note di richiamo sociale tipiche dello spartito in dotazione al partito conservatore Giustizia e Libertà, che per lungo tempo ne hanno assicurato il consenso elettorale. “Le imprese globali come Pfizer devono esserne consapevoli e attuare attivamente la responsabilità sociale d’impresa”, ha sottolineato il ministro.
OBIETTIVO RIDURRE LE DOSI
L’obiettivo del governo di Mateusz Morawiecki non è naturalmente quello di interrompere completamente le forniture ma di ridurle, anche per evitare sprechi: solo alcune delle dosi sono state utilizzate e alcune sono state gettate perché scadute. “Questo è assolutamente inutile dal punto di vista della salute pubblica poiché, dato l’andamento della pandemia, la maggior parte delle dosi verrà distrutta a causa della durata di conservazione limitata e della domanda limitata”, si legge ancora nella lettera ministeriale. Tanto più che l’Unione Europea, pur volendo, non potrebbe nemmeno utilizzare le dosi in eccesso per donarle ad altre parti del mondo, in quanto “al momento non ci sono governi interessati ad accettare donazioni di vaccini contro il Covid-19”. E invece, “nonostante la situazione epidemica si sia stabilizzata nei paesi dell’Ue, Pfizer prevede di fornire centinaia di milioni di vaccini all’Europa. Una mossa del tutto inutile”.
DAL FRONTE FREDDO DEL COVID A QUELLO CALDO DELLA RUSSIA
Le pressioni per la rinegoziazione arrivano soprattutto dai paesi meno ricchi dell’Europa centro-orientale, i cui bilanci sanitari sono da sempre deficitari, o da quelli come la Polonia, che pur non potendo più essere incasellata nel novero dei paesi poveri, ha bisogno di impegnare una parte del proprio bilancio per far fronte alle nuove sfide alla propria sicurezza. Dal fronte freddo del Covid si è passati a quello caldo della Russia, e Varsavia ha in cantiere un aumento delle spese militari.
Non a caso lo stesso ministro della Salute aveva sottolineato in precedenti interviste alla stampa polacca come i colloqui con Pfizer per rivedere i contratti fossero iniziati già un anno fa, ad aprile 2022, “a causa della forza maggiore legata all’aggressione russa all’Ucraina e alle sue conseguenze sociali ed economiche per il Paese”. Niedzielski aveva spiegato che “la Polonia partecipa ai contratti per i vaccini come parte in causa, come altri Stati membri, e ha il diritto di negoziare con il produttore sulla base del principio della libertà contrattuale”.
Anche altri paesi dell’area centro-est europea hanno mosso alcuni passi, seppur più timidi. Bulgaria, Lituania e Ungheria avevano affiancato a metà marzo la Polonia nel rinnovare alla Commissione Ue la richiesta di rinegoziare le condizioni di fornitura dei vaccini prodotti da Pfizer, presentando una richiesta congiunta durante una riunione del Consiglio dell’Ue del 14 marzo. E più dietro le quinte anche i governi dei paesi più ricchi dell’Ue vedrebbero di buon occhio una revisione dei contratti e vorrebbero che la stessa Commissione si impegnasse più a fondo per questo.
Ora la Polonia ha fatto un ulteriore passo in avanti, chiedendo a Pfizer di accordarsi su una nuova proposta realistica che tenga conto della mutata situazione pandemica in Europa. Gli altri paesi attendono di capire se la mossa questa volta avrà successo o resterà solo un gesto da campagna elettorale. Perché non va dimenticato che in Polonia nel prossimo autunno si vota per rinnovare parlamento e governo.