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Pillola Anti Covid

Perché la pillola anti Covid è poco utilizzata?

Cosa dicono Oms e Rasi (ex dg Ema) sul (non) utilizzo della pillola Covid mentre i decessi continuano a essere oltre 1.000 a settimana. I numeri dell’ultimo monitoraggio Aifa e non solo

 

La pillola anti Covid, nello specifico Paxlovid di Pfizer perché più efficace di Molnupiravir di Merck, continua ancora a non essere sfruttata appieno. Inizialmente dipendeva dalla lunga trafila per ottenerla, poi la procedura è stata semplificata eppure le terapie prescritte restano poche perché la platea dei destinatari è troppo ristretta.

CHI PUÒ RICEVERE LA PILLOLA ANTI COVID

L’antivirale per essere efficace deve essere assunto entro 5 giorni dall’insorgenza dei sintomi e fino a poco tempo fa per un paziente non era sufficiente recarsi in farmacia con la ricetta, ma doveva essere indirizzato dal suo medico in una farmacia ospedaliera o nei centri ospedalieri specializzati.

Ora, invece, sebbene non sia più così è comunque indispensabile rispettare certi requisiti. Oltre ad avere almeno 18 anni, non essere positivi all’Hiv e non essere affetti da compromissione renale ed epatica severa, il paziente che può ricevere la terapia deve presentare almeno una patologia importante che, unita al virus, potrebbe portare a una evoluzione grave della malattia.

L’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) comprende dunque le persone affette da tumore ‘in fase attiva’, insufficienza renale cronica, broncopneumopatia severa, immunodeficienza primaria o acquisita, obesità, scompenso cardiaco, malattia coronarica, cardiomiopatia e diabete mellito non compensato.

L’età avanzata da sola, senza una patologia grave, nonostante possa condurre al ricovero in caso di Covid, non è tra i requisiti. Tuttavia, scrive Il Sole 24 Ore, “i quasi 17 mila morti che si sono contati da fine gennaio, quando Omicron era già al 99%, sono al 90% over 70”.

L’APPELLO DELL’OMS

Il 22 aprile l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha detto di raccomandare “fortemente” la pillola di Pfizer per i pazienti con Covid non gravi ma che sono “a più alto rischio di ospedalizzazione”, come i non vaccinati, gli anziani o gli immunosoppressi.

I RISULTATI DEGLI STUDI OMS

Il parere degli esperti Oms, pubblicato sul British Medical Journal, si basa sui nuovi dati di due studi randomizzati e controllati che hanno coinvolto 3.100 pazienti.

Nei trial “l’evidenza di certezza moderata ha mostrato che nirmatrelvir-ritonavir [Paxlovid, ndr] ha ridotto i ricoveri ospedalieri (84 in meno ogni 1.000 pazienti); l’evidenza a bassa certezza non ha suggerito alcuna differenza importante nella mortalità e l’evidenza ad alta certezza ha indicato poco o nessun rischio di effetti avversi che portano all’interruzione del farmaco”.

COSA NE PENSA RASI

Il microbiologo Guido Rasi, ex direttore dell’Agenzia europea per i medicinali (Ema) e per mesi consigliere del commissario straordinario Francesco Figliuolo, sul Sole 24 Ore, concorda con le indicazioni dell’Oms: “Dobbiamo in questo momento capire come trarre il massimo vantaggio da questa terapia non solo in vista dell’autunno, ma anche ora che siamo ancora in un plateau di casi che scende lentamente. E credo che sicuramente possa essere opportuno allargare la prescrivibilità di questo trattamento agli over 70, anche se non c’è la presenza di patologie importanti. Ovviamente è sempre fondamentale verificare che non ci siano controindicazioni con l’utilizzo di altri farmaci”.

IL MONITORAGGIO AIFA

Secondo l’ultimo monitoraggio degli antivirali per il Covid elaborato dall’Aifa, dal 4 gennaio al 19 aprile l’Italia ha usato 20.402 delle 50 mila dosi di Molnupiravir acquistate e dal 4 febbraio al 19 aprile 9.281 dosi di Paxlovid contro le 600 mila acquistate, che però arrivano in diverse tranche.

Il report indica anche un aumento, rispetto al precedente monitoraggio, dell’utilizzo della pillola di Merck del 22% (+1.301) e del 36% (2.459) nel caso di quella di Pfizer.

Fonte: Aifa

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