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Dati Covid

Perché i veri dati Covid li avrà solo l’Accademia dei Lincei?

Dopo la sollecitazione della comunità scientifica (tra cui Associazione Luca Coscioni, Fondanzione Gimbe e Accademia dei Lincei), l'Iss sigla accordo sui dati raccolti della pandemia Covid in Italia ma solo con i Lincei

 

Tutti i dati Covid raccolti ed elaborati finora in Italia finalmente disponibili, ma solo per un’accademia scientifica.

Al via infatti la collaborazione fra Istituto Superiore di Sanità (Iss) e Accademia dei Lincei “per sviluppare modelli che analizzino l’andamento dell’epidemia e l’impatto sul sistema sanitario nazionale”. Lo prevede l’accordo firmato dalle due istituzioni, in base al quale l’Iss mette a disposizione degli esperti dell’Accademia i dati raccolti, si legge nella nota diffusa l’11 novembre.

La condivisione dei dati del monitoraggio dell’epidemia era stata chiesta già 8 mesi fa dalla comunità scientifica italiana. In particolare da Associazione Luca Coscioni, Società italiana di Statistica, Fondazione Gimbe e Accademia dei Lincei.

Tanto che a inizio mese il leader dell’Associazione Luca Coscioni, Marco Cappato, aveva accolto con favore la decisione del presidente del Consiglio Giuseppe Conte “di aver chiesto all’Iss di condividere i dati del monitoraggio e che siano accessibili alla comunità scientifica e a tutti i cittadini”.  “Ci auguriamo che l’Iss dia immediatamente seguito pubblicando però non i dati aggregati e in formato chiuso” aveva specificato Cappato. “Ma tutti i dati disaggregati e in formato aperto, in modo da consentire elaborazione e analisi autonome e indipendenti”.

Eppure ieri l’Iss ha siglato un accordo sui dati Covid esclusivamente con i Lincei al momento.

Tutti i dettagli.

L’ACCORDO TRA ISS E ACCADEMIA DEI LINCEI

L’accordo tra Iss e Accademia dei Lincei avrà durata di un anno. L’intesa prevede che le due istituzioni collaborino nelle stime del tempo di generazione dell’epidemia e del numero di riproduzione (Rt), con un monitoraggio dell’andamento di queste variabili nel tempo. È previsto inoltre che vengano prodotti modelli di trasmissione per stimare l’impatto della pandemia di Covid-19 sul sistema sanitario.

BRUSAFERRO (ISS): “DATI A UN’ISTITUZIONE AUTOREVOLE E PRESTIGIOSA”

“Credo fermamente nell’importanza di rendere disponibili i dati alla comunità scientifica e mi fa particolarmente piacere se questo avviene con un’istituzione autorevole e prestigiosa quale è l’Accademia dei Lincei”, ha dichiarato il presidente dell’Iss, Silvio Brusaferro.

PARISI: SERVE UNO SFORZO COORDINATO DELLA COMUNITÀ SCIENTIFICA

“Stiamo in una situazione in cui non sappiamo ancora con certezza quali siano i canali più rilevanti per la diffusione del virus”, ha dichiarato il presidente dei Lincei, Giorgio Parisi. Per questo, ha aggiunto, “serve un grande sforzo coordinato della comunità scientifica per arrivare a una maggiore comprensione dei meccanismi di contagio e quest’accordo è un tassello importante in questa direzione”.

Sforzo coordinato della comunità scientifica dunque, ma in che modo se i dati non sono pubblici e “open” per tutti i ricercatori e gli istituti scientifici?

DATI PUBBLICI AUSPICATI ANCHE DA PARISI

Lo stesso Parisi proprio il giorno prima dell’annuncio dell’accordo aveva dichiarato: “I tamponi e il contact tracing ci possono dare informazioni molto dettagliate, sono fondamentali per la costruzione di un modello scientifico per capire gli effetti delle misure prese. Ma i dati devono essere pubblici”, ha detto martedì 10 novembre in audizione in commissione Igiene e sanità al Senato sul ricorso ai test e al tracciamento per il contenimento della pandemia di Covid-19. ”Non è possibile che dati fondamentali appaiono sui giornali e non siano forniti in chiaro dalle Istituzioni. Stupisce che la comunità scientifica debba registrarsi sull’Economist per avere i dati dei comuni lombardi”, ha aggiunto il presidente dell’Accademia dei Lincei.

Nel corso dell’audizione Parisi ha ricordato inoltre come la commissione Covid dell’Accademia dei Lincei all’inizio di giugno aveva scritto un documento in cui si chiedeva che “le istituzioni sanitarie regionali, l’Iss e la Protezione civile pianificassero una condivisione dei dati concertata con la comunità scientifica” perché in assenza di trasparenza, “ogni conclusione diviene contestabile sul piano scientifico e, quindi, anche sul piano politico”.

Condivisione dei dati che al momento avviene da parte dell’Iss soltanto con l’Accademia presieduta da Parisi dunque.

LA POLEMICA

Della condivisione dei dati Covid si è discusso anche ieri sera a Otto e mezzo, il programma condotto da Lilli Gruber su La7.

“Il dato deve essere reso pubblico, nelle sue varie forme, quindi disaggregato per territorio, ad alta risoluzione spaziale, disaggregato per classi d’età”, ha sostenuto l’epidiemologa Vittoria Colizza (Direttrice Ricerca INSERM).

La sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa ha fatto presente: “L’Agenas ha questi dati, e i dati vengono pubblicati tutti i giorni, in qualunque modo. Tutti i giorni pubblichiamo tutti i dati”.

Ma “i dati devono essere dati open, aperti, utilizzabili da tutti”, ha replicato Stefano Feltri, direttore di Domani: “C’è una petizione lanciata dalla fondazione Gimbe per esempio e sottoscritta da molti scienziati che chiede proprio questo. Quello che serve è il dato più disaggregato possibile, non è vero che i dati sono pubblici”.

LA RICHIESTA DELLA FONDAZIONE GIMBE

Proprio la fondazione Gimbe è tornata a chiedere al governo di rendere pubblici tutti i report pregressi e di rendere accessibile il database in formato open data, con la modifica della licenza dati del Ministero della Salute. Come ha riportato il presidente di Gimbe, Nino Cartabellotta, nel corso di un’audizione informale alla XII Commissione Affari sociali della Camera il 10 novembre.

IL TWEET DI ANDREA PRESBITERO (ASSOCIATE PROFESSOR OF ECONOMICS ALLA JOHN HOPKINS)

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