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Convivere Con Virus

Ecco i difetti nella gestione della seconda ondata Covid. Critiche e consigli di Cartabellotta (Gimbe)

Che cosa ha detto in audizione alla Camera Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, sulla gestione della seconda ondata Covid

Nelle ultime settimane c’è stato un aumento importante dei contagi. È saltato il sistema di tracciamento e gli ospedali sono spesso saturi. E si accumulano, denuncia la Fondazione Gimbe, che ha tenuto un’audizione informale alla XII Commissione Affari sociali, ritardi su ritardi.

Ritardi organizzativi, ma anche di monitoraggio e, soprattutto, di potenziamento del sistema sanitario. Come cambiare rotta per gestire, al meglio, la seconda ondata da Covid-19?

Ecco critiche e proposte di Nino Cartabellotta, presidente della fondazione Gimbe

I RITARDI BIOLOGICO ORGANIZZATIVI

Secondo quanto denunciato dalla fondazione Gimbe, in Italia c’è un ritardo nella gestione della seconda ondata Covid biologico-organizzativo. Cosa significa? Che passa troppo tempo dall’avvenuto contagio alla sua notifica: il ritardo medio è di 15 giorni.

In alcuni casi, dal giorno del tampone (o dall’esame diagnostico più in generale) al giorno della notifica di avvenuto contagio passano anche più di 6 giorni.

RITARDO DI MONITORAGGIO

E ancora. Nella penisola c’è anche un ritardo di monitoraggio, dovuto alla comunicazione parziale dei dati inviati dalle Regioni e anche ad una minore tempestività nel consolidamento di tali dati. Ma soprattutto, tale ritardo è dovuto, ha spiegato la fondazione Gimbe in Parlamento, al peso (e all’utilizzo) dell’indice Rt, ovvero del numero di persone che un infetto è in grado di infettare.

RT: COSA SBAGLIA IL GOVERNO?

“L’indicatore ci da una fotografia abbastanza retrospettiva”, ha detto il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta in audizione alla Camera. Si tratta di un dato “che ha un ritardo medio di 3 settimane e non è utile per prendere decisioni nell’attualità”.

Ma non solo. L’indice Rt sottostima anche la velocità del virus. Il dato, infatti, è calcolato solo su dati sintomatici (ovvero solo su un terzo dei casi), riflette i contagi di circa un mese fa. Per rendersene conto basta guardare il sito dell’Istituto superiore di Sanità, spiega Cartabellotta: “l’indice Rt medio pubblicato da ISS il 30 ottobre è di 1,70, calcolato al 21 ottobre su dati riferiti alle settimane 8-21 ottobre”.

E ancora. Il Governo sbaglia anche il valore dell’indice Rt da tenere in considerazione. “Oggi – spiega Cartabellotta – Abbiamo due indici Rt con valori differenti. Uno è quello che viene riportato dalla sorveglianza integrata, stimato si casi sintomatici e per gli ultimi 14 giorni. Mentre un secondo valore viene identificato con un metodo non noto, ma si riferisce agli ultimi 7 giorni, sempre su casi sintomatici e ospedalizzazioni. Non ci sono grandi differenze, ma perché avere due stime?”

BANDI DI POTENZIAMENTO

Tra i ritardi dell’Italia anche quelli sul potenziamento del Sistema Sanitario Nazionale. Il bando per l’individuazione del personale per il contact tracing è partito il 24 di ottobre, mentre quello per l’attuazione dei piani di organizzazione della rete ospedaliera nazionale il 2 di ottobre. E la gara per ottenere 5 milioni di test rapidi è stata bandita solo il 19 di settembre.

I RITARDI NELLA STRATEGIA DI CONTENIMENTO

Tutto questo, ovviamente, rischia di riflettersi nelle misure di contenimento. “Hanno introdotti delle misure troppo blande”, secondo Nino Cartabellotta. Le vere misure restrittive “sono arrivate tardi, in un momento in cui la situazione era già critica”.

LE RICHIESTE DI GIMBE

Cosa fare, dunque, per gestire al meglio questa seconda ondata? Alle critiche al Governo, la Fondazione Gimbe avanza anche suggerimenti.

Sarebbe opportuno, per esempio, che il ministero della Salute fornisse quotidianamente “il numero dei contagi per comune, ma anche i dettagli per province e per comuni su isolamento domiciliare, ospedalizzati con sintomi, terapie intensive, guariti, deceduti, tamponi e casi testati. E fondamentale, in questo momento, sarebbe anche conoscere i flussi relativi all’evoluzione clinica dei soggetti positivi (pazienti che entrano ed escano, per esempio, dalle terapie intensive”, spiega Cartabellotta.

La fondazione Gimbe, poi, chiede al Governo di rendere pubblici tutti i report pregressi e di rendere accessibile il database in formato open data, con la modifica della licenza dati del Ministero della Salute.

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