skip to Main Content

Perché gli Stati traccheggiano sul trattato pandemico dell’Oms?

Voluto dall'Europa e incoraggiato anche dai Paesi in via di sviluppo, il trattato pandemico sostenuto dall'Oms era previsto per il prossimo maggio ma gli Stati fanno i vaghi e crescono le critiche all'Oms. E in Italia la Lega con Borghi... Fatti e approfondimenti

 

Il trattato pandemico globale auspicato dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) potrebbe non vedere mai la luce. A quasi due anni dallo scoppio della pandemia da Covid-19, nel dicembre 2021, gli Stati membri si erano impegnati a sottoscriverlo entro maggio 2024 ma “a meno di sei mesi dalla scadenza, i Paesi non stanno ancora negoziando veramente”, riferiscono alcuni diplomatici.

E mentre il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, li sollecita ad agire, c’è chi invece cavalca le titubanze per lanciare un affondo all’istituzione Onu.

COSA PREVEDE IL TRATTATO PANDEMICO DELL’OMS

Dopo essersi ritrovati impreparati di fronte al Covid-19, gli Stati membri dell’Oms hanno deciso di lavorare a un trattato giuridicamente vincolante su come rispondere alla prossima pandemia, non solo perché il coronavirus ha causato quasi 7 milioni di morti ma anche perché ha ulteriormente aggravato le condizioni dei Paesi più poveri, che sono stati gli ultimi a beneficiare dei progressi della scienza.

Secondo la bozza, l’accordo fa sì che i Paesi si impegnino a monitorare le minacce di pandemia, a rafforzare la loro capacità di risposta e a stabilire cosa riceverebbero in cambio per condividere le informazioni su qualsiasi virus o batterio che causa malattie non appena lo scoprono.

I negoziati sono ospitati dall’Oms, ma spetta agli Stati membri raggiungere un accordo.

PAESI FAVOREVOLI E CONTRARI

Proprio nel 2021 Start, citando il New York Times, scriveva che “mentre Unione europea e Gran Bretagna hanno spinto per mesi per un ambizioso trattato che abbia forza legale, Stati Uniti, Brasile e altri Paesi vorrebbero invece un meccanismo più debole, non legalmente vincolante per gli Stati membri”. Anche l’Italia, ai tempi guidata dall’ex premier Mario Draghi, aveva sottoscritto l’appello.

La mente del trattato, secondo il manifesto, era stato il presidente del Consiglio d’Europa, Charles Michel, che ha lavorato con Francia e Germania per ottenere il sostegno del direttore generale dell’Oms “e di 25 Paesi spiluccati in giro per il mondo (The Friends of the Treaty)”.  “La démarche però – si legge sul quotidiano – rimanda anche all’aspirazione di rafforzare un presidio europeo della salute globale, tra intraprendenza cinese e nuovo attivismo multilaterale americano della amministrazione Biden, non particolarmente entusiasta all’idea di un nuovo trattato”.

A cui si aggiunge, “la necessità di salvaguardare il mandato e la legittimità dell’Oms” che si è vista spuntare sotto al naso “una pletora di nuove istituzioni sanitarie da insediare al Palazzo di Vetro” sottraendole autorità, tra cui il Global Health Threat Council e la Global Finance and Health Taskforce.

ACCORDI A RILENTO

Nonostante la discussione di un trattato pandemico mondiale sia iniziata più di due anni fa, a meno di sei mesi dalla scadenza del termine che i Paesi si sono dati, “l’attenzione politica si è spostata su altre questioni e i soliti compromessi e concessioni dei negoziati internazionali non si vedono”, hanno detto a Politico alcuni diplomatici coinvolti nei colloqui.

“Se i Paesi… vogliono davvero avere un trattato, devono iniziare a negoziare davvero, non a ribadire le loro posizioni iniziali – ha affermato un diplomatico di un Paese in via di sviluppo -. Molti Paesi… si limitano a dire ‘non lo vogliamo’, ma non si impegnano davvero con il testo”.

La testata statunitense ritiene che “sebbene non sia insolito per i negoziatori prendere tempo, la portata del testo, la mancanza di un accordo su quasi tutti i suoi aspetti e il fatto che siano rimaste solo due sessioni negoziali ufficiali significano che raggiungere un accordo sull’intero testo all’ultima ora sarebbe un’impresa notevole”.

Anche per il Guardian, “il raggiungimento di un accordo è difficile” a causa di “interessi governativi divergenti, riserve da parte delle aziende farmaceutiche e un persistente sentimento anti-Oms da parte di coloro che si sono opposti ai lockdown, alle mascherine e ai vaccini durante la pandemia”.

I NODI DEL TRATTATO

Una recente bozza dell’accordo, ottenuta da Politico e citata a inizio gennaio, indica che i Paesi hanno cambiato di poco le loro posizioni iniziali sulle disposizioni chiave del testo. Tra queste, i diritti di proprietà intellettuale, la condivisione di informazioni sugli agenti patogeni e il trasferimento di tecnologia.

Ad agosto scorso, anche un’organizzazione come Medici senza frontiere – per altre ragioni – non era soddisfatta della bozza perché “debole”, scritta con un “linguaggio ambiguo” e con criteri “troppo laschi, cosicché quando si tratterà di agire, i Paesi li interpreteranno in modo diverso, rendendo difficile l’attivazione dell’accordo”. Perfino la definizione di ‘pandemia’, sottolinea il Guardian riferendosi a Msf, “viene criticata perché troppo limitata”.

Stando a Roland Driece, che co-presiede le trattative, per quanto riguarda i disaccordi, “i Paesi europei vogliono più soldi investiti nella prevenzione delle pandemie, mentre l’Africa vuole le conoscenze e i finanziamenti per farle funzionare, oltre a un accesso adeguato alle contromisure pandemiche come i vaccini e i trattamenti”. Il che si traduce in una quantità “estrema” di lavoro.

EQUITÀ E CONDIVISIONE MANDANO IN CRISI

Uno dei principi guida del trattato, almeno nelle intenzioni, è la nozione di equità – ovvero quella che è mancata durante il Covid-19. Proprio l’equità, scrive Politico, aveva messo d’accordo sia i Paesi a basso che a medio reddito a sottoscrivere il piano ma, come ha detto un diplomatico, “molti Paesi in via di sviluppo non hanno intenzione di firmare qualcosa alla fine, che non fornisca effettivamente un ritorno concreto per l’equità”.

Un punto critico centrale, sottolinea l’articolo, è il cosiddetto “meccanismo di condivisione dell’accesso e dei benefici”, a cui l’industria farmaceutica “si oppone strenuamente“. Anche Stati Uniti, Unione europea, Regno Unito, Canada, Svizzera ed Emirati Arabi Uniti hanno dichiarato di “non essere soddisfatti dell’intero articolo” che lo descrive. L’idea prevede che i Paesi condividano campioni di virus influenzali circolanti con potenziale pandemico, che possono poi essere utilizzati dall’industria farmaceutica per produrre vaccini. A sua volta, l’industria dona denaro a un fondo che viene utilizzato per migliorare la preparazione e la capacità di risposta dei Paesi.

Sebbene infatti, secondo quanto riferito dalle fonti, vi siano disaccordi anche sulle disposizioni relative alla rinuncia ai diritti di proprietà intellettuale e al finanziamento della preparazione alle pandemie, un diplomatico di un Paese ad alto reddito ha affermato che il punto di approdo sull’accesso e la condivisione dei benefici “diventerà una delle questioni più importanti del negoziato”.

L’APPELLO E LA DIFESA DEL DG OMS

“Allo stato attuale delle cose, il mondo resta impreparato per la prossima ‘Malattia X’ e per la prossima pandemia. Se accadesse domani, ci troveremmo ad affrontare molti degli stessi problemi che abbiamo dovuto affrontare con il Covid-19”, ha dichiarato Ghebreyesus in occasione del World Government Summit in corso a Dubai da oggi al 14 febbraio.

Per il Dg “è possibile, o addirittura probabile, che dovremo affrontare un’altra pandemia nel corso della nostra vita”, tuttavia, il trattato appare lontano per “i ritardi nei negoziati e una sfiducia generalizzata nell’Oms”.

CHI ACCUSA L’OMS

L’istituzione è finita al centro di numerose polemiche, dall’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che ha ritirato il suo Paese dall’organizzazione a Elon Musk che si è scagliato proprio contro l’idea di un trattato pandemico, a cui lo stesso Ghebreyesus ha risposto via X. Secondo il miliardario significherebbe infatti cedere sovranità all’Oms.

In politica si sono apertamente schierati contro anche l’eurodeputato olandese Robert Ross del Gruppo dei Conservatori e Riformisti europei, a cui aderisce anche Fratelli d’Italia; il leader della Brexit Nigel Farage e, infine, l’economista leghista Claudio Borghi (molto vicino al leader del Carroccio, Matteo Salvini), che ha spiegato in dieci punti “perché l’Oms va fermata”, in una sorta di campagna social avviata dal senatore della Lega molto critica su spese e azioni dell’Organizzazione mondiale della sanità.

LA RISPOSTA DI GHEBREYESUS E LE TEORIE COSPIRAZIONISTE

Durante l’incontro a Dubai Ghebreyesus ha ribadito che “l’accordo non conferirà all’Oms alcun potere su nessuno Stato o individuo” così come “l’Oms non ha imposto nulla a nessuno durante la pandemia di Covid-19”.

Secondo le teorie cospirazioniste diffuse online, infatti, oltre a togliere sovranità ai singoli Stati, il trattato darebbe all’Organizzazione i poteri più vari: da quello di spiegare delle truppe all’obbligo di vaccinarsi, fino a monitorare gli spostamenti delle persone.

Back To Top