Nonostante già l’anno scorso l’organizzazione per il rispetto dei diritti umani da parte delle aziende Public Eye avesse pubblicato uno studio che dimostrava che Nestlé distribuisce prodotti molto più ricchi di zucchero nei Paesi a basso e medio reddito, contribuendo all’aumento dell’obesità e delle malattie a esso collegate, a un anno di distanza nulla è cambiato.
O perlomeno non in Africa, dove una nuova indagine evidenzia che la maggior parte dei cereali per l’infanzia Cerelac venduti in Africa contiene zuccheri aggiunti, nonostante in Europa e in altri mercati ricchi tali prodotti ne siano privi. Le organizzazioni della società civile denunciano un presunto doppio standard nell’approccio di Nestlé e chiedono l’immediata eliminazione degli zuccheri aggiunti dagli alimenti destinati ai più piccoli. La multinazionale respinge le accuse, sostenendo la conformità alle normative e l’importanza dei propri prodotti nella lotta contro la malnutrizione.
UN MERCATO CHIAVE E UN PRODOTTO DIFFUSO
Cerelac è tra i prodotti per l’infanzia più diffusi in Africa, afferma Public Eye, promosso come alimento “specificamente progettato per soddisfare le esigenze nutrizionali” dei bambini. Le vendite annuali superano i 250 milioni di dollari e, secondo dati Euromonitor, Nestlé detiene una quota di mercato superiore al 50% nel continente. Questa centralità rende particolarmente rilevante l’impatto nutrizionale dei suoi prodotti in un contesto in cui il tasso di obesità infantile è in aumento e in cui, come sottolineato da attivisti e ricercatori, le scelte industriali possono influenzare la salute pubblica.
I RISULTATI DELLE ANALISI SUGLI ZUCCHERI AGGIUNTI
L’inchiesta condotta da Public Eye, in collaborazione con organizzazioni civiche in oltre 20 paesi africani, ha raccolto quasi 100 prodotti Cerelac poi analizzati dal laboratorio indipendente Inovalys. Più del 90% dei campioni ha mostrato la presenza di zuccheri aggiunti, con una media di circa 6 grammi per porzione, pari a quasi una zolletta e mezza. In alcuni paesi, come il Kenya, singoli prodotti hanno raggiunto livelli pari a 7,5 grammi per porzione. Un’indagine del Guardian conferma dati analoghi su 94 campioni, compresi valori di 5 grammi in paesi come Egitto, Madagascar, Sudafrica, Malawi e Nigeria.
PER NESTLÉ CI SONO BAMBINI DI SERIE A E DI SERIE B
“Per Nestlé non tutti i bambini sono uguali”, lo affermava Public Eye nel suo report dell’anno scorso e i dati lo dimostrano. Le analisi infatti mettono in evidenza un divario significativo tra i prodotti destinati all’Africa e quelli venduti nei paesi europei. In Svizzera, Germania e Regno Unito, i cereali per bambini dai sei mesi in su non contengono zuccheri aggiunti. Quasi tutti i prodotti reperiti in Africa privi di zuccheri aggiunti risultano importati dall’Europa e non commercializzati direttamente da Nestlé per il mercato africano. Le organizzazioni della società civile definiscono questa differenza un doppio standard e chiedono all’azienda di adeguarsi alle linee guida dell’Oms, che raccomandano alimenti per bambini senza zuccheri aggiunti né dolcificanti.
Ventidue organizzazioni di paesi africani hanno quindi indirizzato a Nestlé una lettera aperta chiedendo la cessazione immediata dell’aggiunta di zucchero ai prodotti per l’infanzia. Lettera che probabilmente cadrà nel vuoto poiché una petizione con 105.000 firme presentata nel 2024 non avrebbe, secondo i promotori, portato a un cambiamento sostanziale.
IMPLICAZIONI PER LA SALUTE PUBBLICA
L’Oms avverte da anni che l’esposizione precoce allo zucchero può creare preferenze durature per cibi dolci e contribuire al rischio di sovrappeso. Tra i bambini africani sotto i cinque anni, i casi di sovrappeso sono quasi raddoppiati dal 1990, mentre nel continente si osserva un aumento significativo di diabete, ipertensione e malattie cardiovascolari. In molti paesi si registra un “doppio fardello” in cui sottopeso e obesità coesistono. Secondo stime citate da Public Eye, se le tendenze attuali continueranno, entro il 2050 l’obesità potrebbe aumentare di oltre il 250% con un adulto su due in sovrappeso o obeso.
COSA DICONO GLI ESPERTI
Diverse studiose e studiosi africani collegano le pratiche dell’azienda a dinamiche storiche e sociali più ampie. Lori Lake dell’Università di Città del Capo sostiene che “queste pratiche rievocano una lunga storia di colonialismo, sfruttamento e razzismo”, riferendosi al ricorso a zuccheri aggiunti in prodotti destinati ai bambini e ai possibili effetti sulla diffusione di malattie legate alla dieta.
Le critiche riguardano anche il modo in cui i prodotti sono presentati dal punto di vista nutrizionale: secondo Sara Jewett dell’Università del Witwatersrand, in Sudafrica, “quando l’arricchimento è combinato con zuccheri dannosi e potenzialmente assuefacenti, l’equilibrio non sembra corretto”, un commento che si collega direttamente al tema della fortificazione rivendicata dall’azienda, ovvero il processo attraverso il quale un nutriente e più generalmente un micronutriente, come una vitamina, un minerale o altri composti che hanno un effetto benefico sulla salute (per esempio: acidi grassi essenziali, fibra), vengono aggiunti a un prodotto alimentare per migliorarne la qualità nutrizionale e per aumentarne i livelli di assunzione nella popolazione.
MARKETING E PERCEZIONE PUBBLICA
La modalità con cui Cerelac viene promosso rappresenta uno dei nodi più contestati. Il prodotto viene presentato con un “livello ottimale” di vitamine e minerali e promosso online con tecniche che, secondo alcuni osservatori, possono non essere immediatamente riconosciute come pubblicità.
Anche il Nestlé Nutrition Institute, rivolto a operatori sanitari, viene indicato come un canale di legittimazione dell’immagine aziendale Petronell Kruger di Healthy Living Alliance afferma: “Vediamo livelli incredibilmente alti di marketing da parte di Nestlé, spesso mascherato da compassione”, osservando che ciò porta molte persone a percepire Cerelac come un prodotto “quasi farmaceutico”. Kruger critica inoltre la “sfacciata decisione razzista di Nestlé di nutrire i paesi a basso reddito con cibo di qualità inferiore” e invita l’azienda a “trattare i bambini africani come trattereste i bambini della vostra stessa famiglia”.
MALNUTRIZIONE E FORTIFICAZIONE
Il riferimento di Jewett all’“arricchimento” si inserisce nel dibattito sulle strategie nutrizionali rivendicate da Nestlé. L’azienda sostiene infatti che la fortificazione con vitamine e minerali sia cruciale per “aiutare a combattere la malnutrizione”, soprattutto nelle regioni in cui “milioni di bambini sono colpiti da carenze di micronutrienti”.
Nestlé afferma che “i bambini possono abituarsi ai cibi dolci” ma anche che proporre prodotti dal gusto gradevole sarebbe essenziale per evitare rifiuti alimentari nella fase di transizione ai solidi. Alcune associazioni dei consumatori, come l’AIC in Costa d’Avorio, contestano però la coerenza di questa comunicazione nutrizionale, giudicandola “fuorviante” alla luce della presenza di oltre 6 grammi di zuccheri aggiunti per porzione nei prodotti venduti localmente.
MANCANZA DI TRASPARENZA
Non solo. Oltre ai contenuti nutrizionali, emergono divergenze sulla trasparenza dell’etichettatura. Secondo Public Eye, in circa due terzi dei prodotti analizzati la quantità di zuccheri aggiunti non sarebbe riportata in etichetta. Per Chiso Ndujkwe-Okafor della nigeriana Consumer Advocacy and Empowerment Foundation, questo “mina i diritti dei consumatori e la salute pubblica”. Nestlé replica di dichiarare il contenuto di zucchero “in conformità ai requisiti normativi locali”.
L’azienda afferma inoltre che parte degli zuccheri rilevati potrebbe derivare da ingredienti naturalmente dolci come latte, cereali e frutta.
LA RISPOSTA DI NESTLÉ
Sul piano generale, Nestlé respinge tutte le accuse. “Si tratta di accuse infondate che insinuano comportamenti contrari a tutti i nostri valori. Non siamo d’accordo con il rapporto di Public Eye. È fuorviante. Non abbiamo doppi standard per quanto riguarda la nutrizione nella prima infanzia”, dichiara Peggy Diby di Nestlé Nutrition.
La multinazionale sostiene di adottare un “approccio coerente alla nutrizione per tutti i bambini ovunque” e conferma la volontà di introdurre varianti senza zuccheri aggiunti in tutti i mercati entro il 2025. Nestlé afferma infine che i propri standard interni prevedono limiti agli zuccheri aggiunti inferiori a quelli del Codex Alimentarius.






