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Mars Gelati Ossido Etilene

Non solo Ferrero, tutti i prodotti ritirati da Mars

Dopo i casi di salmonella riconducibili ad alcuni prodotti Ferrero, anche Mars è costretta a ritirare lotti di gelati per presenza di ossido di etilene in quantità superiori a quelle consentite. Ecco dunque i prodotti da non consumare e cosa prevede la legislazione europea

 

Una Pasqua amara è quella di quest’anno per certi grandi produttori dell’industria dolciaria. Dopo i casi sospetti e confermati di salmonella probabilmente riconducibili ad alcuni prodotti Ferrero, ecco che anche Mars è costretta a ritirare dal mercato alcuni lotti di gelati Twix, Bounty e M&M’s per una quantità superiore ai limiti di legge di ossido di etilene.

LA SEGNALAZIONE

Secondo quanto riportato da SkyTg24, a segnalare la “presenza di ossido di etilene superiore ai limiti di legge in uno degli ingredienti utilizzati per la produzione” in certi lotti di gelati Twix, Bounty e M&M’s prodotti da Mars sono state le catene di supermercati Decò, Unes, Coop e Iper.

I supermercati hanno infatti reso noto il richiamo degli alimenti da parte dello stabilimento francese di Mars Wrigley Confectionery, con sede a Steinbourg, che produce per Mars Italia Spa.

I PRODOTTI DA NON CONSUMARE

I lotti dei prodotti da non consumare e segnalati sono:

  • Twix Ice Bar, in confezioni singole da 40 grammi, con il termine minimo di conservazione (Tmc) 31/07/2022 (EAN 5000159484657);
  • Twix Ice Bar, in confezioni da 6 pezzi da 34,2 grammi ciascuno, con i Tmc 31/04/2022 e 31/07/2022 (EAN 5000159484695);
  • Bounty Ice Bar, in confezioni da 6 pezzi da 39,1 grammi ciascuno, con il Tmc 31/05/2022 (EAN 5000159483063);
  • M&M’s Choco Ice Bar, in confezioni da 4 pezzi da 63 grammi ciascuno, con il Tmc 31/05/2022 (EAN 5000159500678).

COSA FARE SE SI SONO GIÀ ACQUISTATI

Chi fosse in possesso di questi prodotti può contattare il Servizio Consumatori di Mars Italia al numero gratuito 800 303130.

Mars ha precisato che gli stessi prodotti con date di scadenza differenti rispetto a quelle indicate, così come altri gelati prodotti e commercializzati dal gruppo, non sono oggetto di richiamo.

LA RISPOSTA DI MARS

Già nove mesi fa, Mars aveva dovuto ritirare alcuni suoi prodotti, tra cui Twix, Bounty, Snickers e M&M’, per lo stesso motivo.

L’azienda, si legge su SkyTg24, ha diffuso una nota in cui invita i clienti che si trovassero in possesso dei gelati provenienti dai lotti segnalati a non consumarli, ma ha anche aggiunto che “il livello di ossido di etilene rilevato non è dannoso per la salute e che l’ingrediente interessato è relativo alla produzione 2020 e 2021: trattandosi pertanto di produzioni e consegne datate indietro nel tempo, ci aspettiamo che i prodotti siano stati verosimilmente già venduti ai consumatori e/o consumati”.

COS’È E A COSA SERVE L’OSSIDO DI ETILENE

Come si legge su Altroconsumo, “l’ossido di etilene è un disinfettante gassoso, utilizzato a livello industriale per la sua capacità di inibire e uccidere batteri, funghi e virus. Queste sue proprietà lo hanno reso, in campo alimentare, un’alternativa alla pastorizzazione soprattutto per gli alimenti termolabili, quelli cioè che risentono delle alte temperature del processo di pastorizzazione”.

Nei gelati confezionati, ma anche nelle confetture, negli insaccati e nei dolcificanti è usato come agente addensante o stabilizzante.

IN QUALI PRODOTTI SI PUÒ TROVARE L’OSSIDO DI ETILENE

L’ossido di etilene, oltre che nella farina di semi di carrube (indicata sui prodotti anche con la sigla E410), si può trovare anche nei semi di sesamo e quindi in moltissimi prodotti come pane, riso, cereali, cracker, cioccolato, biscotti e spezie.

Le tracce possono essere rinvenute anche in prodotti a base di carne, latte fermentato e formaggi.

Lo stesso discorso vale anche per la farina di semi di guar, o gomma di guar (indicato con la sigla E412), che è un additivo con proprietà simili a quelle della farina di semi di carrube.

COSA PREVEDE LA LEGISLAZIONE UE

Nei Paesi europei, fa sapere Altroconsumo, l’ossido di etilene nell’industria alimentare è vietato dal 1991 e qualche anno dopo, nel 1994, l’International Agency for Research on Cancer (IARC) lo ha classificato come “sostanza cancerogena, mutagena e tossica per la riproduzione, in quanto in grado di determinare un aumento dell’incidenza di linfomi e leucemie”.

Tuttavia, lo stesso divieto non è previsto da tutti i Paesi extra Ue e, dunque, può capitare di trovare prodotti che lo contengono perché fabbricati altrove e poi esportati.

Ed è proprio quello che è successo in Belgio nel 2020. Dopo che il Paese ha segnalato alti livelli di ossido di etilene – il cui limite massimo fissato dalla legislazione europea è di 0,05 mg/kg – in semi di sesamo provenienti dall’India, la Commissione europea è intervenuta e ha stabilito che i prodotti contenti una quantità superiore a quella consentita dovessero essere ritirati. Anche in Italia, scrive Altroconsumo, sono stati tolti dal mercato più di 200 prodotti.

Quando l’industria alimentare ha chiesto alla Commissione europea di riconsiderare la propria decisione a causa degli sprechi che ne sarebbero derivati la risposta è stata che “non ci possono essere compromessi poiché la sicurezza alimentare è un prerequisito chiave per un sistema alimentare sostenibile. Sebbene sia deplorevole scartare il cibo, è essenziale che il cibo non sicuro venga rimosso dalla catena di approvvigionamento alimentare e scartato in conformità con la pertinente legislazione dell’Ue”.

LE ULTIME NOVITÀ

L’associazione di consumatori riferisce infine che “a partire da gennaio 2022 sono previste regole aggiornate che includeranno maggiori controlli sull’ossido di etilene alle frontiere anche per le importazioni di gomma di xantano e gomma di guar, spezie, integratori contenenti estratti vegetali e noodles. Gli stessi controlli verranno estesi anche ai mangimi di importazione”.

Inoltre, “la Commissione ha già chiarito che il limite massimo di ossido di etilene tollerato negli additivi a partire dal nuovo anno sarà di 0,1 mg/kg. Per quanto riguarda invece gli alimenti per lattanti, l’obiettivo è di migliorare le tecniche analitiche dei laboratori, per arrivare a una quantificazione ancora inferiore (di 0,01 mg/kg) in modo da tutelare maggiormente gli alimenti destinati a queste categorie vulnerabili”.

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