In Italia si registrano circa 150 mila decessi Covid dall’inizio della pandemia, un record quasi assoluto se paragonato ad altri Paesi. Se ne contano, infatti, 247 per 100 mila abitanti, scrive il Sole24Ore, che ricorda che a fare peggio di noi sono solo i Paesi dell’Europa dell’Est, Belgio (250) e Stati Uniti (267). Il Regno Unito ne registra, invece, 230, la Francia 202 e la Germania 141.
Non si spiega quindi come mai il nostro Paese abbia numeri così alti.
IL DUBBIO DI RASI
La curva scende ma il numero di decessi continua a essere ancora troppo alto. È il pensiero di Guido Rasi, ex direttore dell’Agenzia europea per i medicinali (Ema) e ora consulente del commissario per l’emergenza Francesco Figliuolo.
“Quattrocento decessi al giorno sono veramente tanti. La giustificazione che siamo un Paese anziano non basta a spiegarli. Serve un approfondimento serio. Non si vuole incolpare nessuno, ma bisogna capire cosa non va, se il problema sta nelle cure domiciliari, nei tempi di ricovero o in quelli di trasferimento nelle terapie intensive”, riflette l’immunologo in un’intervista a Repubblica.
“Bisogna confrontare le procedure seguite negli ospedali in cui le cose vanno meglio con quelle degli altri e uniformarci alle pratiche più virtuose. E dobbiamo capire se stiamo usando al meglio tutte le armi che abbiamo, dai monoclonali ai nuovi farmaci antivirali”, suggerisce Rasi, il quale ritiene che al momento “ci sono troppe informazioni che ci mancano”.
Tra queste: “I decessi riguardano persone vaccinate? Questo dato è importante per monitorare la durata dell’immunità. Erano persone già gravi per altre patologie o la loro morte poteva essere evitata? Qui potrebbe nascondersi un problema nella cura dei malati. È poi essenziale sapere se l’infezione era causata da Delta o da Omicron. Le vittime di Delta infatti sono destinate a ridursi nei prossimi giorni, visto che la vecchia variante è ormai praticamente scomparsa. Ma se anche Omicron si rivelasse molto letale, allora dovremmo preoccuparci per il futuro e stare più attenti con le riaperture. Questo dato però, da quel che so, non è disponibile in Italia”.
COSA NE PENSA VAIA
Concorda con Rasi anche Francesco Vaia, direttore generale dello Spallanzani di Roma, il quale definisce il numero di decessi Covid in Italia “un dato anomalo” e per questo dice a La Stampa che è “giunto il momento di fare un’analisi analitica della mortalità da Covid”.
Secondo lui “molti decessi sono con e non per Covid, lo vediamo anche qui allo Spallanzani. Nei Paesi come la Germania che questa verifica l’hanno fatta, la mortalità effettiva per Covid si è ridotta del 25%”.
IL PARERE DI GISMONDO E BASSETTI
“Bisogna indagare in maniera approfondita sulla casistica per capire perché in Italia, nonostante il calo di contagi e di ricoveri, il dato dei morti è così alto – scrive Repubblica riportando le parole di Maria Rita Gismondo, virologa del Sacco di Milano – Potrebbero esserci ancora decessi dovuti alla variante Delta ma potrebbe esserci anche un’errata codificazione dei decessi Covid come in molti stanno ormai evidenziando”.
Nessun dubbio nemmeno per l’infettivologo Matteo Bassetti: “Nonostante la variante Omicron e i vaccini ci stiano portando fuori dalla pandemia, il numero di morti classificati come Covid in Italia, è troppo alto anche rispetto agli altri Paesi europei”.
ANALIZZARE I DECESSI COVID
Analizzare i decessi Covid e le cause che li hanno provocati è anche il parere di Marina Davoli, direttrice del Dipartimento di epidemiologia del Lazio che per il ministero della Salute gestisce il sistema di sorveglianza della mortalità giornaliera in circa 50 città.
In un’intervista a Repubblica ha detto: “Analizzare la mortalità totale ci permette di identificare i morti in eccesso, attribuibili direttamente al Covid ma anche che non dipendono dal virus o lo sono solo indirettamente. Nei dati potrebbero quindi entrare anche persone colpite da altre patologie ma non curate o curate in ritardo, a causa della pandemia”.
Lo stesso allarme è stato lanciato dal presidente dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom), Saverio Cinieri, che ha fatto notare come, per esempio, l’aumento di casi gravi di cancro è stato favorito anche dai ritardi nelle diagnosi e nelle cure accumulati durante i lunghi mesi della pandemia.
IDENTIKIT VITTIME COVID
Repubblica, per spiegare la cifra record di decessi Covid in Italia, ha provato a tracciare il profilo delle vittime: “età media 80 anni, con quasi 4 patologie a testa, dalle cardiopatie alle insufficienze respiratorie, dall’ipertensione alle malattie oncologiche”.
Va ricordato, inoltre, che il nostro Paese, non solo ha un alto numero di anziani (1 su 4 è over 65), ma è anche stato il primo a essere colpito in Europa nel 2020.
LA RISPOSTA DELL’ISS
Dunque, tutti d’accordo. Scienziati, medici, virologi, epidemiologi concordano sul fatto che i numeri non quadrano, tuttavia, l’Istituto superiore di sanità (Iss) non sembra essere dello stesso parere.
L’Iss, infatti, ha sottolineato come l’Italia sia tra i Paesi più “scrupolosi” nel registrare i decessi per Covid, che comprendono – come previsto dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) – anche tutti coloro per cui il Covid è stato una “causa determinante” del decesso.
Quotidiano Sanità ricorda inoltre che risultare positivo al momento del decesso non significa essere necessariamente conteggiato nei decessi Covid. Anzi, “per alcune patologie viene esclusa la possibile correlazione con il Covid come ad esempio per tumori maligni, alcune malattie infettive di particolare interesse, accidenti e suicidi”.
SBAGLIARE È PLAUSIBILE MA…
Certo, scrive il quotidiano, degli errori nella compilazione della certificazione Istat dei decessi Covid di cui si occupa il medico possono capitare, ma “nell’ultimo rapporto di Inail e Istituto superiore di sanità sull’analisi della mortalità si è calcolata una possibile sovrastima dell’11% nella registrazione dei decessi Covid. Stima che potrebbe tra l’altro ridursi quest’anno visto che, rispetto al 2020, il meccanismo di classificazione dei decessi è ormai rodato”.
LA CONFERMA DI FNOMCEO
Anche Filippo Anelli, presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (Fnomceo), ha confermato a Quotidiano Sanità che segnalare la positività al Covid “non significa farlo diventare la causa del decesso”. “Non è corretto dire questo. Non funziona così il sistema. Se uno ha diabete o il Covid – ha concluso Anelli – e muore a seguito di un incidente stradale, segnalerà la presenza di queste patologie ma verrà registrato incidente stradale come causa primaria del decesso”.