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Regolamento Imballaggi

L’Ue propone una nuova etichetta contro gli sprechi alimentari

Si stima che nell’Ue vengano generati circa 127 kg di rifiuti alimentari per abitante, per un totale di circa 57 milioni di tonnellate, di cui fino al 10% sono dovuti alla data di scadenza indicata sui prodotti, ecco perché la Commissione europea propone una nuova etichetta. Tutti i dettagli

 

“Da consumare preferibilmente entro” potrebbe presto non essere più l’unica indicazione in merito alla data di scadenza di un cibo. La Commissione europea ha infatti proposto di aggiungere, ove possibile, anche un’etichetta con la dicitura “spesso buono oltre” per ridurre gli sprechi alimentari che, come affermato dall’esecutivo Ue, ha un costo a carico dei Paesi di circa 130 miliardi di euro.

Secondo Eurostat, nel 2020, primo anno di pandemia, nell’Ue sono stati generati circa 127 kg di rifiuti alimentari per abitante, nonostante uno degli obiettivi delle Nazioni Unite sia dimezzare entro il 2030 lo spreco alimentare globale pro-capite.

LA PROPOSTA DELL’UE

Come richiesto dalla strategia Farm to Fork, la Commissione Ue ha annunciato che entro la fine del 2023 proporrà obiettivi giuridicamente vincolanti per ridurre i rifiuti alimentari in tutta l’Unione.

Partendo da uno studio Eurostat, in cui si stima che fino al 10% dei rifiuti alimentari generati annualmente nell’Ue (circa 57 milioni di tonnellate) è legato alla data indicata sui prodotti, l’idea è quella di fornire “una migliore comprensione e un migliore utilizzo della data di scadenza degli alimenti”.

DA CONSUMARSI “PREFERIBILMENTE” ENTRO

La dicitura “da consumare preferibilmente entro” è infatti diversa dall’indicazione “da consumare entro”. Come ha spiegato Ermanno Coppola, responsabile Coldiretti della sicurezza alimentare, “molto spesso i consumatori non riescono a capire la differenza tra l’indicazione ‘da consumare entro’ che significa che oltre quella data il prodotto può diventare nocivo, e quindi non va assolutamente consumato, e l’indicazione ‘da consumare preferibilmente entro’, che non riguarda la sicurezza alimentare ma la qualità, garantita dal produttore solo entro quella data”.

I DATI SULLO SPRECO

Secondo l’Unep Food Waste Index 2021, nel 2019 sono stati generati circa 931 milioni di tonnellate di rifiuti alimentari, il 61% dei quali provenienti dalle famiglie, il 26% dai servizi di ristorazione e il 13% dalla vendita al dettaglio, il che suggerisce che il 17% della produzione alimentare globale potrebbe essere sprecato in queste fasi della filiera alimentare.

Analogamente, un’indagine Eurostat del 2022 afferma che nell’Ue le famiglie generano più della metà dei rifiuti alimentari totali (55%), di cui il 71% è prodotto dalle famiglie, dai servizi alimentari e dalla vendita al dettaglio.

I DATI SULLA FAME NEL MONDO

Non solo. Dopo essere diminuita costantemente per un decennio, la fame nel mondo è in aumento e colpisce quasi il 10% delle persone a livello globale. Tra il 2019 e il 2022, il numero di persone denutrite aumenterà di ben 150 milioni, una crisi determinata in gran parte dai conflitti, dai cambiamenti climatici e dalla pandemia. A riferirlo è l’organizzazione Action Against Hunger.

UN’ETICHETTA CHE ALLONTANA IL TEMUTO NUTRISCORE

Ma la proposta della Commissione Ue potrebbe anche avere effetti sul dibattuto Nutriscore, il sistema di etichettatura a cui l’Italia si oppone. Lo scorporo della misura, infatti, inizialmente inserita in un pacchetto unico insieme all’etichetta nutrizionale, all’obbligo di origine e a nuove indicazioni sugli alcolici, apre a nuovi scenari perché, come ha dichiarato l’eurodeputato ed ex ministro dell’Agricoltura Paolo De Castro (Pd), “vuol dire che al momento non c’è nessuna intenzione di modificare il pacchetto delle informazioni ai consumatori, come l’etichettatura nutrizionale fronte-pacco e gli avvertimenti salutistici sugli alimenti”.

I CRITICI

Non mancano però le critiche di alcuni. Per esempio, Giorgio Donegani, consigliere dell’Ordine dei Tecnologi alimentari della Lombardia e della Liguria, ritiene che la nuova etichetta “sembra quasi uno scaricabarile” perché “lascia al consumatore la responsabilità di valutare l’idoneità al consumo di un prodotto senza dargli ulteriori istruzioni sulla corretta conservazione e consumo in ambito domestico”.

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