L’Artico è sempre di più sotto i riflettori. Se per Bloomberg è territorio di una nuova guerra fredda a causa dell’invasione russa in Ucraina, alcuni scienziati pensano che da lì potrebbero avere inizio nuove pandemie.
La causa? Lo scioglimento dei ghiacciai.
VIRUS LATENTI
Come avvertiva qualche tempo fa Nature, sono già 10.000 i virus esistenti che hanno la capacità di infettare l’uomo, ma a causa del cambiamento climatico (e non solo) potrebbero essere ancora di più. L’aumento delle temperature, lo spostamento delle fasce climatiche e lo scioglimento dei ghiacciai potrebbero infatti risvegliare o portare alla luce microrganismi potenzialmente patogeni più o meno nuovi.
LO STUDIO
Lo studio dell’Università di Ottawa, pubblicato sulla rivista Proceedings of the Royal Society Biological Sciences, si è concentrato proprio su queste forme di vita per capire quanto è reale la possibilità che un patogeno presente nell’Artico possa infettare in modo duraturo un altro organismo dando origine a un processo detto ‘spillover virale’.
Per quantificare il rischio, i ricercatori hanno fatto ricorso a un approccio metagenomico e si sono concentrati su due ambienti, il suolo e i sedimenti lacustri del lago Hazen, il più grande lago d’acqua dolce dell’Alto Artico. Poi hanno utilizzato il sequenziamento del Dna e dell’Rna per ricostruire la virosfera del lago sia nei sedimenti che nei terreni, nonché la gamma di ospiti eucariotici.
I RISULTATI
Premettendo che è molto difficile fare previsioni di questo tipo perché il cambiamento climatico va a un ritmo per cui le variabili aumentano sempre di più, il team ha dimostrato che il rischio di spillover aumenta con il dilavamento dovuto allo scioglimento dei ghiacciai, ovvero la possibilità è maggiore dove scorrono le acque di disgelo.
“Se il cambiamento climatico dovesse anche spostare verso nord la gamma di specie di potenziali vettori e serbatoi virali, l’Alto Artico potrebbe diventare un terreno fertile per l’emergere di pandemie”, afferma lo studio.
Sebbene, dunque, sia difficile calcolare il rischio di spillover è certo che in questa area è in aumento.
MEGLIO NON SVEGLIARE L’ARTICO
Il passato ha già dato qualche assaggio di ciò che vorrebbe dire ‘scongelare’ l’Artico e le zone limitrofe. Wired ricorda, per esempio, che nel 2016 in Siberia scoppiò un focolaio di antrace, infezione che non si vedeva da 1941. La causa sarebbe stata un’ondata di caldo anomala che aveva provocato lo scioglimento del permafrost e riportato alla luce una carcassa di renna infetta, ritenuta responsabile della contaminazione.
E nel 2021, aggiunge l’articolo, un team della Ohio State University ha trovato materiale genetico, intrappolato probabilmente da 15mila anni, di 33 virus (28 dei quali sconosciuti fino ad allora) in campioni di ghiaccio provenienti dall’altopiano tibetano.
QUANTO VA VELOCE LO SCIOGLIMENTO DEI GHIACCIAI
Ma le ripercussioni dello scioglimento dei ghiacciai oltre che interessare la salute mondiale vanno dall’ambiente all’economia, passando per energia, sicurezza e difesa. Ecco perché è importante monitorare la situazione.
Secondo i dati dell’era satellitare, raccolti a partire dagli anni Settanta e citati da Affari internazionali, la regione artica è particolarmente sensibile agli effetti del cambiamento climatico, infatti “si surriscalda a velocità quattro volte superiori alle medie mondiali”.
Lo scioglimento dei ghiacciai poi non provoca solo l’innalzamento del livello dei mari, è responsabile anche dell’assottigliamento del permafrost che, ricorda l’articolo, comporta il rilascio nell’atmosfera di metano e altri gas serra intrappolati negli strati secolari di ghiaccio, risvegliando dunque ancora una volta problemi che sembrano per ora sopiti.
E purtroppo le previsioni non sono buone perché, tenendo conto della velocità con cui si sta riducendo la calotta, gli esperti stimano che già nel 2050 la regione al di sopra del circolo polare possa essere completamente sciolta.