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Laparotomia, tutto sull’operazione a Papa Francesco

Papa Francesco è stato sottoposto a un intervento di laparotomia a causa di un laparocele incarcerato, una condizione che può sopraggiungere a seguito di una precedente operazione in cui è stata necessaria un’incisione chirurgica sull’addome. Tutti i dettagli

 

“Papa Francesco sta bene. È sveglio, è vigilie, ha già fatto una battuta. Ho parlato con lui 10 minuti fa. Ha già scherzato e mi ha preso in giro, chiedendomi ‘quando facciamo la terza?’”. È il commento del chirurgo Stefano Alfieri che ha eseguito l’intervento di laparotomia a cui è stato sottoposto ieri Papa Francesco presso il Policlinico universitario Gemelli di Roma.

Nel 2021, infatti, Alfieri, si era già occupato del il pontefice per un intervento all’intestino a causa di un’infiammazione dei diverticoli.

PERCHÉ PAPA FRANCESCO È STATO OPERATO

Papa Francesco è stato operato a causa di un laparocele incarcerato, ovvero un’ernia che si forma su una cicatrice dopo un intervento di chirurgia addominale se la ferita non si richiude perfettamente. Si tratta di uno dei possibili inconvenienti della chirurgia laparotomica, quella in cui il chirurgo esegue un’incisione di alcuni centimetri sull’addome.

Nel corso del tempo, infatti, spiega Humanitas, in circa il 10% delle incisioni chirurgiche praticate sull’addome si può verificare un cedimento della parete muscolo-fasciale attraverso il quale fuoriesce il peritoneo, un sottile foglietto ripiegato su sé stesso che separa gli organi interni dalla parete addominale.

La comparsa del laparocele può essere causata, oltre che per un precedente intervento di chirurgia addominale, anche per l’età avanzata, il sovrappeso o l’obesità.

Questa condizione, può essere asintomatica, ma capita anche che provochi fastidio o dolore e si manifesti con un gonfiore in corrispondenza della cicatrice chirurgica. Si risolve con un intervento eseguito in modo tradizionale o per via laparoscopica.

Nel caso del laparocele “incarcerato”, quello che aveva colpito il pontefice, accade che l’apporto di sangue alla parte erniata è insufficiente a portare ossigeno, con gravi conseguenze per l’intestino. “Il problema diventa serio quando un viscere addominale si blocca all’interno del laparocele; avviene quello che tecnicamente definiamo ‘incarceramento di un’ansa intestinale’ con possibili serie conseguenze”, tra cui quello di un’ischemia, ha spiegato il professor Roberto Coppola, direttore della Chirurgia generale della Fondazione Policlinico universitario Campus Bio-Medico di Roma e docente universitario del Campus.

IN COSA CONSISTE L’OPERAZIONE

In presenza di un laparocele di piccole dimensioni si può prendere in considerazione un intervento di chirurgia laparoscopica che consiste in tre piccole incisioni che permettono l’accesso di una telecamera e degli strumenti di lavoro, controllabili dall’esterno ma che mostrano dall’interno la zona di cedimento fasciale.

Nei casi, invece, in cui il laparocele sia di notevoli dimensioni può essere necessario un intervento in laparotomia, con un’ampia incisione nell’addome, praticata spesso sulla stessa cicatrice come via di accesso chirurgico.

Entrambi gli interventi richiedono l’anestesia generale e la durata dell’operazione va dalle 2 alle 3 ore.

LA CONVALESCENZA E IL RECUPERO

Generalmente per la convalescenza è necessario un ricovero di due giorni. Nel caso del Papa, secondo quanto riportato da Avvenire, la degenza è stimata in una decina di giorni perché come ha spiegato Alfieri “sono state riscontrate tenaci aderenze tra alcune anse intestinali e il peritoneo parietale”, che erano la causa dei sintomi.

Una volta dimesso, il paziente deve evitare sforzi fisici per almeno 15 giorni e indossare una fascia elastica contenitiva per almeno un mese. Non a caso, Alfieri ha raccontato di aver raccomandato al Papa “di non fare sforzi e sollevare pesi” e lui l’ha guardato come per dire “sono il Papa ti pare che sollevo pesi?”.

QUANTO SONO FREQUENTI I CASI DI LAPAROCELE

Infine, un rapporto della Società italiana di chirurgia endoscopica e nuove tecnologie (Sice), aggiornato a febbraio 2022, riferisce che in Italia si registrano ogni anno circa 17mila casi di laparoceli ed ernie ventrali primitive. Queste ultime, a differenza dei laparoceli, non si sviluppano in corrispondenza di cicatrici e sono dovute al cedimento della parete addominale in uno specifico punto o comunque di una determinata struttura anatomica.

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