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Intelligenza Artificiale

Cosa ci dice Papa Francesco in Balenciaga su intelligenza artificiale, fake news e deepfake

Le foto virali di Papa Francesco in un appariscente piumino bianco o quelle dell’arresto di Donald Trump e Vladimir Putin sono solo alcuni esempi recenti della rivoluzione innescata dall’intelligenza artificiale generativa, ma dove ci porterà? Fatti e commenti

 

Vero o falso? Questo è il dilemma che ci pone l’intelligenza artificiale. I social media poi fanno il resto.

Le foto virali di Papa Francesco con il vistoso puffer bianco di Balenciaga o Donald Trump e Vladimir Putin arrestati ci mettono di fronte a qualcosa di talmente credibile da sembrare vero, ma è solo l’inganno dell’intelligenza artificiale, che può far sorridere alcuni e preoccupare molto altri.

Se infatti l’immagine del Papa diventa un meme e non provoca grandi conseguenze di tipo economico o sociale, cosa accade se il soggetto di turno è un capo di Stato o il Ceo di un’importante azienda?

L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE ALLA PORTATA DI TUTTI

Nella quantità di notizie e immagini che circolano online, soprattutto attraverso i social che le rendono virali nel giro di pochi secondi, già da tempo era difficile distinguere tra vero e falso ma l’avvento dell’intelligenza artificiale nelle mani di tutti rende la situazione ancora più complessa.

“I social hanno dato diritto di parola a legioni di imbecilli”, disse Umberto Eco non certo per criticare la libertà di parola ma per affermare che ormai chiunque può raggiungere e influenzare un vastissimo pubblico. Pensiamo al ruolo che hanno avuto i social nell’assalto a Capitol Hill il 6 gennaio 2021 o a tutti gli episodi di violenza mostrati e poi emulati dagli utenti.

Non c’è più bisogno di essere esperti creativi, fotografi o grafici per usare software come ChatGpt, Dawn AI, Dall-E 2, Stable Diffusion o Midjourney (utilizzato per realizzare le foto del Papa e che dichiara di essere “un piccolo team autofinanziato”, con solo 11 membri del personale a tempo pieno). Se le immagini dell’arresto di Trump sono state realizzate da Eliot Higgins, fondatore del gruppo di giornalismo investigativo Bellingcat, quelle del Papa sono opera di un comune utente.

Come ha detto al Wall Street Journal Andrew Owens, professore assistente di ingegneria elettrica e informatica presso l’Università del Michigan: “Qualsiasi troll di Internet, con pochi tasti e un clic, è in grado di creare immagini convincenti che potrebbero ingannare un essere umano”.

RISCHIO DISINFORMAZIONE

Oltre alle fake news, secondo gli esperti, è giunto il momento anche di saper riconoscere i deepfake, ovvero “foto, video e audio creati grazie a software di intelligenza artificiale che, partendo da contenuti reali (immagini e audio), riescono a modificare o ricreare, in modo estremamente realistico, le caratteristiche e i movimenti di un volto o di un corpo e a imitare fedelmente una determinata voce”, spiega il Garante privacy, che ha recentemente messo al bando in Italia ChatGpt, emblema di questo cambiamento.

Un’impresa non facile poiché anche per gli esperti di IA e social media sta diventando, a loro detta, sempre più difficile capire se un’immagine è realizzata attraverso l’intelligenza artificiale generativa e il rischio è che la disinformazione possa essere alimentata sempre di più.

“Ho pensato che fosse eccellente. Tutto si adattava bene, non c’erano distorsioni evidenti”, ha detto al Wsj Jeff Hancock, professore di comunicazione all’Università di Stanford e direttore fondatore dello Stanford Social Media Lab, a proposito dell’immagine del pontefice.

RIUSCIREMO A STARE AL PASSO CON LA VELOCITÀ DELL’IA?

Inoltre, sebbene ci siano ancora tracce dell’imperfezione e dei limiti dell’IA – per esempio, le mani nelle foto non originali sono solitamente strane, sfigurate o con più o meno dita – non si può non tenere conto dei rapidi progressi che sta facendo il settore e, dunque, anche queste diventeranno via via più convincenti.

“Con le potenti capacità del computer, possiamo far fare alle immagini praticamente tutto ciò che vogliamo, le contorciamo in modi specifici, aggiungiamo capi di abbigliamento specifici come il piumino del Papa”, ha detto Ari Lightman, professore di media digitali e marketing presso l’Heinz College of Information Systems and Public Policy dell’Università Carnegie Mellon.

I video al momento risultano meno convincenti ma, secondo gli esperti, anche in questo campo i progressi potrebbero avvenire più rapidamente del previsto.

RISCHI ECONOMICI E SOCIALI

Senza voler diventare paranoici o boicottare lo sviluppo e l’innovazione ci sono però anche rischi maggiori che non è possibile ignorare. Lightman ha riferito di essere preoccupato “per la capacità delle immagini generate dall’IA di manipolare l’economia” e, portando l’esempio di un’immagine falsa di un amministratore delegato che fa qualcosa di sospetto, ha ipotizzato che questo “potrebbe far crollare il valore di un titolo e potenzialmente danneggiare un intero settore finanziario”.

E come ricorda la Brookings Institution, “un sospetto deepfake potrebbe già aver giocato un ruolo nel fallito colpo di stato in Gabon del 2019 e anche in un tentativo di gettare discredito sul ministro dell’Economia malesiano per costringerlo alle dimissioni”.

“I dibattiti sull’autenticità delle foto delle celebrità sono solo la punta dell’iceberg”, ha dichiarato al Wsj Baobao Zhang, assistente alla cattedra di scienze politiche della Syracuse University, facendo riferimento a immagini viste di recente su Reddit in cui alcuni utenti utilizzano l’intelligenza artificiale per generare versioni false di eventi storici reali.

“Temo che si arriverà a un punto in cui ci saranno così tanti contenuti falsi e altamente realistici online che la maggior parte delle persone seguirà il proprio istinto tribale come guida per ciò che pensa sia reale, piuttosto che opinioni effettivamente informate basate su prove verificate”, ha affermato Henry Ajder, esperto di deepfake che lavora come consulente per aziende e agenzie governative, tra cui il Consiglio consultivo europeo di Meta Reality Labs.

Le uniche cure per arginare questo fiume in piena sembrano quindi la regolamentazione, l’educazione e la buona informazione perché, come disse sempre Eco, “la scuola dovrebbe insegnare a filtrare le informazioni bislacche di Internet” e “i giornali dovrebbero verificarle e smascherarle quotidianamente”.

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