Tassare gli ambulatori dei medici di base che prescrivono troppi antibiotici per far diminuire la loro resistenza ai batteri. È questa la proposta di alcuni economisti per disincentivare l’uso improprio dei medicinali, che li sta rendendo inefficaci anche contro malattie considerate fino a poco tempo fa facilmente curabili. Come nel caso delle infezioni sessualmente trasmissibili, in ascesa in tutto il mondo.
Poiché a oggi non sembrano esserci politiche in grado di arginare il fenomeno, un gruppo di studiosi delle inglesi University of East Anglia e Loughborough University e della tedesca E.CA Economics suggerisce di introdurre una tassa sugli antibiotici.
I PERICOLI DELL’ANTIBIOTICO-RESISTENZA (IN NUMERI)
La resistenza agli antimicrobici rappresenta un rischio significativo a livello globale e, secondo le stime, causa circa 700.000 morti all’anno. Un rapporto sull’argomento, citato da EurekAlert, ha precedentemente avvertito che, se non controllata, potrebbe mettere in pericolo 10 milioni di vite all’anno e causare una perdita di produzione economica di 100.000 miliardi di dollari entro il 2050.
L’uso umano di antibiotici è il principale responsabile di questa resistenza e nel Regno Unito la maggior parte di essi, affermano gli studiosi, viene prescritta dai medici di base.
“La resistenza agli antibiotici è un problema importante e una priorità per la politica sanitaria del Regno Unito. È probabilmente la prossima bomba a orologeria del sistema sanitario”, ha detto il professor Farasat Bokhari, uno degli autori dello studio.
ANTIBIOTICI AD AMPIO SPETTRO E A SPETTRO RISTRETTO
Classificati come ad ampio spettro e a spettro ristretto, questi ultimi colpiscono batteri specifici, contribuendo a rallentare l’antibiotico-resistenza, ma richiedono la conoscenza dell’organismo che causa l’infezione. Mentre quelli ad ampio spettro – prescritti più spesso – sono solitamente utilizzati quando l’organismo è sconosciuto e contribuiscono ad aggravare la resistenza antimicrobica.
LA PROPOSTA DI TASSARE I MEDICI…
Lo studio, pubblicato sull’International Journal of Industrial Organization, esamina la fattibilità di “tassare” gli ambulatori dei medici di base per l’uso di particolari farmaci ad ampio spettro. Secondo i ricercatori, la possibilità per i medici di scegliere quale farmaco prescrivere potrebbe incoraggiare un maggiore uso di quelli a spettro ristretto, oltre che ridurre i tempi e i costi dei test e aiutare a gestire la domanda di antibiotici regolando il prezzo relativo dei farmaci.
“Nella nostra analisi, l’onere finanziario della tassa non grava sui pazienti, ma piuttosto sugli ambulatori dei medici di base che, in alcuni casi, potrebbero avere una prescrizione eccessiva – ha spiegato Bokhar -. I nostri risultati dimostrano che il passaggio dall’ampio spettro a quello ristretto è possibile grazie alle variazioni dei prezzi relativi indotte dalla tassazione, ma ha delle implicazioni – in termini di costo totale per la società”.
…CON ALCUNE ECCEZIONI
I ricercatori sottolineano, tuttavia, che tali politiche fiscali “non dovrebbero essere attuate senza consentire esenzioni basate sulla gravità della malattia, che i medici potrebbero certificare”. Gli autori dello studio riconoscono inoltre che “se le decisioni sono critiche in termini di tempo e non è possibile attendere un test diagnostico preciso per sapere quale antibiotico a spettro ristretto prescrivere, questo potrebbe rallentare il passaggio dall’ampio spettro a quello ristretto”.
COSA DICONO I CALCOLI
Lo studio, che si basa su 10 anni di dati relativi alle vendite mensili di antibiotici dispensati nelle farmacie del Regno Unito, esamina l’impatto di due tipi di tasse su diversi gruppi di farmaci. La prima, una tassa percentuale (5% o 20%) su tutti gli antibiotici, su tutti gli antibiotici ad ampio spettro e su specifici antibiotici ad ampio spettro noti per contribuire maggiormente all’antibiotico-resistenza. La seconda, un importo fisso di tasse per unità di farmaco.
“Una tassa del 20% su tutti gli antibiotici ne ridurrebbe l’uso totale del 12,7%, con una diminuzione del 29,4% soltanto per quelli ad ampio spettro”, dichiarano i ricercatori, che però aggiungono che questa tassa comporterebbe “una perdita di benessere per i consumatori”, pari, nel Regno Unito, a circa 19,9 milioni di sterline all’anno.
Se, invece, la stessa tassa del 20% venisse applicata solo agli antibiotici ad ampio spettro, il loro utilizzo diminuirebbe del 37,7%, mentre l’uso complessivo di antibiotici si ridurrebbe solo del 2,38% e la perdita di benessere per il consumatore sarebbe pari a 4,8 milioni di sterline all’anno.
CONSIDERARE GLI EFFETTI A LUNGO TERMINE
“La perdita di benessere dei consumatori e la perdita di benessere generale derivante dalla tassazione di questi antibiotici sono significative, ma sono relativamente piccole rispetto ai costi sociali previsti della resistenza agli antibiotici in termini di decessi e perdite economiche”, ha dichiarato il dottor Weijie Yan, autore principale dello studio.
Per Weijie, sebbene le simulazioni mostrino quanto la domanda si sposti dagli antibiotici ad ampio spettro a quelli a spettro ristretto e a quale costo, “non calcolano i benefici a lungo termine” di questo cambiamento. Inoltre, secondo l’esperto, “è anche chiaro che la perdita di benessere stimata è molto più contenuta rispetto alle precedenti stime dei costi mondiali, e quindi potrebbe valere la pena di prendere in considerazione tali rimedi per spostare la domanda verso farmaci a spettro ristretto”.