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La crisi degli oppioidi negli Stati Uniti manda in fumo la catena di farmacie Rite Aid

Sono sempre di più le catene di farmacie americane che dichiarano bancarotta o che stringono accordi multimiliardari per risolvere le cause legali relative alla crisi degli oppioidi negli Stati Uniti, che vede tristemente protagonisti antidolorifici come ossicodone e fentanyl tra le principali cause di morte per overdose. Il caso di Rite Aid 

 

Rite Aid, una catena made in Usa di farmacie, ha dichiarato fallimento. Seconda rispetto a competitor come CVS e Walgreens, su di essa gravano anche i contenziosi per il suo presunto ruolo nella crisi degli oppioidi negli Stati Uniti che, soprattutto con i due potenti antidolorifici ossicodone e fentanyl, sono responsabili di migliaia di morti per overdose ogni anno.

LA DICHIARAZIONE DI FALLIMENTO E IL SALVAGENTE PER LA BANCAROTTA

Rite Aid ha presentato ieri istanza di fallimento ai sensi del Chapter 11, una strategia che arresterebbe le azioni legali in corso che la catena di farmacie sta affrontando per il suo presunto ruolo nella crisi degli oppioidi negli Stati Uniti, e ha nominato un nuovo amministratore delegato. Secondo quanto scritto da Reuters, il dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha infatti citato in giudizio l’azienda, “accusandola di non aver colto ‘segnali di allarme’ mentre riempiva illegalmente centinaia di migliaia di prescrizioni di sostanze controllate, inclusi gli oppioidi”, violando il Controlled Substances Act.

La società ha inoltre dichiarato di aver ricevuto impegni di finanziamento per 3,45 miliardi di dollari da parte di diversi creditori, che forniranno liquidità sufficiente a sostenere Rite Aid durante il processo di bancarotta e ha concluso un accordo per l’acquisizione delle attività di Elixir Solutions con MedImpact Healthcare Systems.

LE TAPPE DEL FALLIMENTO

Dopo che il prezzo delle azioni era sceso a 38 centesimi, rispetto a più di 20 dollari solo due anni e mezzo fa, la dichiarazione di fallimento era attesa da diverse settimane dagli investitori. Non si è trattato infatti di un fulmine a ciel sereno. Il declino di Rite Aid è iniziato con una serie di fusioni e acquisizioni andate male, a cui poi si è aggiunto l’effetto della crisi degli oppioidi. Nel 2006, ricorda Radiocor del Sole24Ore, l’azienda aveva acquistato i marchi Eckerd e Brooks per 3,4 miliardi di dollari, un’operazione che ha ampliato la sua rete a oltre 5.000 filiali ma che ne ha anche indebolito la situazione finanziaria.

Nel 2015, il gruppo ha poi cercato di vendersi a Walgreens, che alla fine ha rilevato solo 2.200 negozi due anni dopo. Questo periodo di incertezza, afferma Radiocor, “ha penalizzato i risultati di Rite Aid: nel corso dell’ultimo anno finanziario, il suo fatturato si è contratto dell’1,9%, a 24 miliardi di dollari, e il gruppo ha registrato una perdita di 749 milioni”.

Infine, il caso degli oppioidi che lo scorso marzo ha portato il dipartimento di Giustizia Usa a concentrarsi soprattutto sulle prescrizioni che riguardavano l’ossicodone e il fentanyl, che ormai da anni sono una piaga per gli Stati Uniti. Secondo i Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc), tra il 1999 e il 2020, negli Usa più di mezzo milione di persone sono morte per overdose.

IL DESTINO DEI NEGOZI E DEI LAVORATORI

Stando sempre all’agenzia di stampa, Rite Aid – che gestisce più di 2.000 negozi al dettaglio in 17 Stati degli Stati Uniti – chiuderà altri negozi con prestazioni insufficienti e, ove possibile, trasferirà i dipendenti in altre sedi.

NON SOLO CRISI DEGLI OPPIOIDI PER RITE AID

Oltre alle cause sugli oppioidi, al 3 giugno, secondo quanto riportato in un documento depositato presso il Tribunale fallimentare degli Stati Uniti per il distretto del New Jersey, Rite Aid è alle prese con un debito totale di 8,60 miliardi di dollari, parte del quale dovrà essere rimborsato nel 2025. L’azienda ha anche elencato attività totali per 7,65 miliardi di dollari.

LA CRISI DEGLI OPPIOIDI SI SCAGLIA SU MOLTE AZIENDE USA

Ma Rite Aid non è l’unica catena di farmacie citata come imputata in cause che sostengono che abbiano contribuito ad alimentare la crisi degli oppioidi negli Stati Uniti e nemmeno l’unica che ha fatto ricorso al Chapter 11. La dichiarazione di fallimento potrebbe infatti consentire alla società di limitare la portata del contenzioso legato agli oppiacei, o addirittura di eliminarli.

Lo scorso novembre, ricorda Axios, le stesse Walmart, CVS Health e Walgreens hanno annunciato accordi multimiliardari per risolvere le cause legali relative al modo in cui le loro farmacie hanno gestito le prescrizioni di antidolorifici oppioidi. E Mallinckrodt, aggiunge Reuters, che sta affrontando un contenzioso per la commercializzazione di oppioidi generici, ha presentato la seconda istanza di fallimento in agosto ed è in trattativa con importanti investitori per la vendita di alcune o tutte le sue unità aziendali.

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