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Ketamina

Gli Stati Uniti provano a ricucire con la Cina anche per la lotta al fentanyl

Nell’ultimo anno il fentanyl ha contribuito a causare più di due terzi dei 100mila decessi per overdose negli Stati Uniti, dove è anche la principale causa di morte sotto i 50 anni. La Cina, attraverso vie illegali in Messico, sarebbe il principale fornitore del potente oppioide. Ecco gli ultimi sviluppi con la visita del segretario di Stato Usa, Blinken, a Pechino

 

Nel momento in cui le relazioni tra Stati Uniti e Cina erano “al livello più basso dal 1979”, anno in cui sono iniziati i rapporti diplomatici fra i due Paesi, il segretario di Stato Antony Blinken si è recato in visita a Pechino per incontrare il suo omologo cinese Qin Gang, con cui ha discusso, tra le altre cose, della lotta al fentanyl.

Il potente oppioide, infatti, insieme ad altre sostanze di questo tipo, è la principale causa di morte sotto i 50 anni negli Stati Uniti e il Paese, insieme al Messico, afferma di avere buone ragioni per ritenere che dietro ai carichi che arrivano negli Usa ci sia la mano della Cina. Quest’ultima, invece, lo ha sempre definito un problema “completamente made in Usa”.

COSA C’ENTRA LA CINA CON IL FENTANYL DEGLI STATI UNITI

Come Start scriveva poco più di un mese fa, il presidente del Messico, Andrés Manuel López Obrador, ha dichiarato di avere le prove che carichi illegali di fentanyl, con l’aiuto dei cartelli della droga, raggiungono gli Stati Uniti, dove ha contribuito a causare più di due terzi dei 100mila decessi per overdose in ciascuno degli ultimi due anni.

A Lázaro Cárdenas, il più grande porto marittimo messicano e uno dei più grandi del Pacifico, era stato infatti sequestrato un container, partito dalla città cinese di Qingdao, con pacchi di circa 35 kg con tracce di fentanyl e metanfetamina nascoste nella resina del carburante.

CHI LO PRODUCE E COME ARRIVA

Stando al think thank German Marshall Fund, per anni la Cina è stata la principale fonte di fentanyl al mondo, ma le cose sono cambiate quando nel 2019 ne ha vietato le esportazioni negli Stati Uniti. Tuttavia, le aziende chimiche e di spedizione cinesi hanno iniziato a vendere ai cartelli messicani i precursori chimici per la produzione e il commercio della droga.

Obrador ritiene, invece, che non venga prodotto in Mesico, ma acquistato dalle bande di narcotrafficanti da fornitori asiatici e per la statunitense Drug Enforcement Agency (DEA), invece, sia il fentanyl sia i precursori vengono trasportati dalla Cina al Messico, agli Stati Uniti e al Canada, spesso per posta internazionale.

Ad aprile, riferisce il Guardian, il dipartimento di Giustizia Usa ha individuato due aziende cinesi da sanzionare per la presunta vendita di ingredienti chimici al famigerato cartello di Sinaloa che, secondo gli Stati Uniti, si è spostato nella produzione di fentanyl sotto la guida dei “Chapitos”, i figli di Joaquín “El Chapo” Guzmán, il quale sta scontando l’ergastolo negli States. Inoltre, il mese scorso, l’Ufficio per il controllo dei beni esteri del dipartimento del Tesoro Usa ha annunciato nuove sanzioni contro sette entità e sei persone con sede in Cina, oltre a un’entità e tre persone in Messico.

L’ATTEGGIAMENTO DEGLI USA E LA RISPOSTA DI PECHINO

Ad ogni modo le amministrazioni Biden e Obrador si sono poste nei confronti della Cina con il massimo rispetto e collaborazione, incolpando il mercato nero e non il governo. L’ambasciatore degli Stati Uniti in Cina, Nicholas Burns, i primi di maggio dichiarava che sulla questione del fentanyl non c’era ancora stato “uno scambio produttivo” tra i due Paesi.

Pechino, di tutta risposta, aveva rimandato le accuse al mittente e liquidato Washington sostenendo che “non esiste un traffico illegale di fentanyl tra Cina e Messico” e che si trattava di un problema “completamente made in Usa”. A dirlo era stata la portavoce del ministero degli Esteri, Mao Ning.

Lo scorso maggio lo stesso Blinken aveva ribadito la volontà degli Stati Uniti di “lavorare con la Cina per impedire alle organizzazioni internazionali di narcotraffico di procurarsi i precursori chimici”, ma tre mesi più tardi i funzionari statunitensi avevano fatto sapere che la Cina aveva interrotto tutti i colloqui sulla questione dopo che l’allora presidente della Camera, Nancy Pelosi, si era recata in visita a Taiwan.

L’INCONTRO TRA BLINKEN E QIN CAMBIERÀ QUALCOSA?

Il grave problema del fentanyl, come scrive il Guardian, rappresenta “un banco di prova della cooperazione tra Stati Uniti e Cina al di fuori delle pressanti controversie geopolitiche” – sulle quali nonostante il dipartimento di Stato Usa abbia parlato di colloqui “sinceri, sostanziali e costruttivi” – persistono le distanze.

Ma anche a proposito di questa sostanza, il quotidiano britannico riferisce che i funzionari commerciali cinesi puntano il dito contro la domanda statunitense di farmaci oppioidi e sostengono che i precursori del fentanyl sono comuni prodotti chimici venduti attraverso i normali canali commerciali.

“Gli Stati Uniti devono fare una seria riflessione su questo”, insiste una dichiarazione fornita dall’ambasciata cinese a Washington al Wall Street Journal.

Inoltre, gli ultimi provvedimenti del dipartimento del Tesoro Usa sono stati definiti da Pechino possibili “ostacoli” per una collaborazione, che però secondo ex diplomatici statunitensi citati dal Guardian, “potrebbe dipendere da una serie di questioni, tra cui la delicata teoria secondo cui il Covid-19 deriverebbe da una fuga da un laboratorio cinese”.

Tuttavia, stando al South China Morning Post, sembra che sulla questione del fentanyl qualcosa si stia muovendo. La scorsa settimana, infatti, gli Stati Uniti e la Cina avrebbero ripreso i colloqui sulla cooperazione per il controllo delle droghe.

COME SI STANNO MUOVENDO GLI USA

Intanto, sono all’esame dei legislatori statunitensi due proposte di legge che chiedono alla Cina di etichettare più chiaramente la spedizione di precursori e di collaborare con la DEA.

Inoltre, i legislatori statunitensi hanno approvato il Fentanyl Results Act, che richiede al dipartimento di Stato di collaborare con le forze dell’ordine messicane, cinesi e di altri Paesi stranieri “per lavorare sull’individuazione delle droghe sintetiche”.

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