Mercati dal pavimento ricoperto di sangue in cui ancora, nonostante il Covid-19, convivono e vengono venduti animali vivi e macellati sul momento, allevamenti di maiali che dire intensivi è usare un eufemismo, lavoratori costretti a viverci dentro. È la fotografia scattata dalla giornalista Giulia Innocenzi per Report su Rai 3, le cui telecamere – le prime al mondo – hanno ripreso dall’interno i cosiddetti allevamenti grattacielo che si stanno spargendo a macchia d’olio in tutta la Cina.
Nati per contrastare proprio il diffondersi di virus ed epidemie, a detta di Pechino, per gli esperti si tratta invece di una bomba ecologica, finanziata tra gli altri anche dalla Banca Mondiale. E alcune notizie fanno temere che pure l’Europa possa essere interessata a costruirne.
Ma non finisce qui. Innocenzi, dalla Cina – dove la peste suina è scoppiata nel 2018 sterminando più di 200 milioni di maiali -, prosegue il viaggio in Lombardia, una delle regioni italiane più colpite dal virus che ha già provocato la morte di 40mila maiali, soppressi anche con pratiche inadeguate sia per il benessere degli animali che per le condizioni igieniche degli allevamenti.
DENTRO I GRATTACIELI PER ALLEVARE MAIALI
Un palazzo di 26 piani a meno di 100 chilometri da Wuhan, il luogo simbolo della pandemia, costruito per allevare maiali. Tanti maiali. L’obiettivo è arrivare a 1,2 milioni l’anno. Ma non è l’unico. L’inchiesta di Report, infatti, è riuscita a entrare anche in quello più grande al mondo, sempre in Cina, da ben 2,2 milioni di maiali.
In quello più alto del mondo, il servizio mostra che ci sono un piano con le scrofe da riproduzione, un altro con i maschi, uno per i cuccioli, uno dedicato all’ingrasso e così via, oltre a percorsi automatizzati dove gli animali vengono spostati con l’ascensore. A garantire igiene e sicurezza, assicurano i responsabili, ci sono aria condizionata, sistemi di filtraggio e lavoratori ben istruiti e monitorati. Se ne conta uno ogni 6.000 maiali. Vivono nell’allevamento e, come ha raccontato Innocenzi, “possono uscire solo 4 giorni al mese”, mentre “per entrare devono fare tre docce, un giorno di quarantena e un test”.
PERCHÉ LA CINA COSTRUSICE “ALBERGHI PER MAIALI”
Lo chiamano “smart farming” (allevamento intelligente) ed è un esperimento che mira a garantire l’autosufficienza e la sicurezza alimentare della Cina – due priorità assolute del governo. Nel Paese, infatti, scrive Domani, “quella di maiale rappresenta il 60-70% della carne consumata dai cinesi: quasi 700 milioni di animali ogni anno, la metà della popolazione suina globale”.
Per sfamare 1,4 miliardi di persone, però, se con i grattacieli allevamento si guadagna spazio risparmiando terreni, ne servono comunque per coltivare in generale, oltre che per gli alimenti necessari a nutrire gli animali. Tuttavia, osserva il quotidiano, la Cina ha a disposizione “solo il 9% della superficie coltivabile mondiale”, il che le impone di importare tonnellate di cibo da altri Paesi.
Come riportato dall’articolo, nel 2022 la Cina “ha importato 146 milioni di tonnellate di cibo (soprattutto dagli Stati Uniti), registrando in questo settore un deficit commerciale pari a 143 milioni di tonnellate” e a breve “sarà ufficializzato l’accordo in base al quale, nei prossimi 12 anni, la Russia fornirà alla Cina 70 milioni di tonnellate di grano e legumi, attraverso il nuovo corridoio del grano terrestre”.
Per quanto riguarda, invece, cereali e leguminose per i mangimi, Stefano Liberti, autore di I signori del cibo. Viaggio nell’industria alimentare che sta distruggendo il pianeta, ha riferito al quotidiano che la Cina importa “ogni anno dal sud America e dal nord America 100 milioni di tonnellate di soia”.
UN MODELLO CHE PUÒ CONTAGIARE L’ECONOMIA EUROPEA?
Secondo l’inchiesta di Report l’ipotesi che le pratiche attuate dalla Cina possano arrivare anche in Europa non è da escludere. Il team di Innocenzi, infatti, ha detto di essere riuscito a entrare negli allevamenti grattacielo fingendosi “una delegazione di imprenditori italiani interessati a importare la tecnologia degli allevamenti grattacielo in Europa”.
Ma “la cosa inquietante – ha detto la giornalista – è che nell’allevamento di 26 piani il direttore generale ci ha detto che qualche giorno prima era stata in visita una delegazione spagnola interessata a questo tipo di allevamento” e “nell’allevamento più grande al mondo invece c’era stata una delegazione olandese”.
Inoltre, secondo quando scritto dal Domani, il “modello di allevamento iper-intensivo e digitalizzato, alimentato dai mega impianti costruiti da queste aziende, è sostenuto da investitori nazionali e stranieri, tra cui la International Finance Corporation” – un’agenzia del gruppo della Banca Mondiale, al pari della più nota Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo, che ha già finanziato progetti di questo tipo per circa 132 milioni di dollari.
ALLARME INQUINAMENTO E PANDEMIE
Come dichiarato dagli esperti, la disastrosa situazione degli allevamenti grattacielo mostrata dall’inchiesta di Report ci porta poi a dover fare i conti sia con i livelli di inquinamento causati da simili strutture fantascientifiche sia con il rischio di diffusione di nuove epidemie.
La peste suina, che attualmente si trasmette solo tra animali, è comunque arrivata in Italia e ha già fatto notevoli danni soprattutto al Nord, dove si concentrano i principali allevamenti per la produzione interna ed estera. Finora i maiali abbattuti sono stati 40mila e le tecniche utilizzate, come ha mostrato anche Report, presentano diverse irregolarità: dall’abuso e l’approssimazione dell’elettrocuzione sui maiali (una pratica che prevede la scarica elettrica per ucciderli) alla mancanza di procedure di biosicurezza, come nel caso delle vasche dei liquami senza recinzioni e quindi pericolose per il propagarsi della malattia.
Abbattimenti, tra l’altro, realizzati con risorse pubbliche erogate dalla regione Lombardia.