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Asili Nido

Non solo ius scholae: l’Italia ha bisogno di asili nido

Il Pnrr ha originato aspettative di 152mila nuovi posti in asili nido, portati poi a 45mila, e poi nuovamente tagliati. L'intervento di Alessandra Servidori.

Mentre attendiamo la proposta articolata dei parlamentari di Forza Italia sull’impostazione del ddl ius scholae (ne abbiamo ben nove che giacciono in Parlamento da anni), è opportuno ricordare la nostra situazione attuale fin dalla nascita dei piccoli italiani e piccoli immigrati sull’offerta degli asili nido che sono il primo scalino dei servizi all’infanzia e istruzione.

Il Pnrr ha originato aspettative di 152mila nuovi posti in asili nido, portati poi a 45mila, e poi nuovamente tagliati perché i costi di realizzazione non distinguono sufficientemente tra i diversi tipi di intervento e non considerano economie di scala legate al territorio o ai fondi; e peraltro al costo si deve aggiungere il fatto che la nuova norma prevede che il personale docente debba possedere la laurea triennale e non solo il diploma.

Parallelamente agli investimenti per l’infanzia previsti nel Pnrr, la legislazione nazionale ha introdotto, con la legge di bilancio per il 2022 (L. 234/2021), il Leps relativo ai servizi per l’infanzia. Tale livello prevede che ciascun Comune o bacino territoriale debba garantire un numero dei posti per i nidi e micronidi (incluso il servizio privato) – equivalenti in termini di costo standard al servizio a tempo pieno dei nidi – pari al 33 per cento della popolazione in età compresa da   36 mesi a tre anni.

Alla fine del 2022 la Ue ha però indicato il nuovo obiettivo tendenziale del 45% ( non più 33%). Un target modulato in base alla situazione del paese, per cui gli stati al di sotto del 20% devono migliorare il proprio indicatore di almeno il 90%, mentre quelli come il nostro – dal 20 al 30% – dovrebbero migliorare del 45% o almeno fino al raggiungimento di un tasso di partecipazione del 45%. E sarebbe auspicabile che questa percentuale non arrivi dal calo della natalità, ma dall’aumento dell’offerta.

Ma c’è una Italia spaccata. A pesare sui numeri dell’Italia è soprattutto l’enorme divario territoriale che assume due direzioni: Nord e Sud; aree interne e grandi città. La natalità è un tema urgentissimo e il governo deve intervenire dove gli enti locali non hanno capacità amministrative o spazio fiscale per garantire i livelli essenziali di prestazione e mantenere le promesse del Pnrr.  Il calo delle nascite va combattuto mettendo tutti gli aspiranti genitori nelle condizioni di realizzare il loro desiderio di genitorialità, e gli asili nido sono un tassello fondamentale di una politica di sostegno alla famiglia come i congedi parentali paritari e un’offerta pubblica capillare di servizi per l’infanzia che sono  gli strumenti più efficaci in questo senso  e che permettono anche alle madri di poter lavorare.

Ma sono anche la porta di ingresso per il diritto di cittadinanza, che può partire appunto dal nido e non solo dalle scuole elementari per considerare il ciclo di istruzione. Riformare la legge sulla cittadinanza italiana per le bambine e i bambini nati o cresciuti in Italia, legge vecchia  di trenta anni, è una opportunità per il Governo di garantire politiche efficaci di inclusione scolastica che sostengano i percorsi educativi degli studenti con background migratorio, con l’obiettivo di ridurre le disuguaglianze negli apprendimenti e contrastare la povertà minorile che aumenta sempre di più. Infatti ricordiamoci che Il Sistema integrato di educazione e di istruzione garantisce a tutte le bambine e i bambini, dalla nascita ai sei anni, pari opportunità di sviluppare le proprie potenzialità di relazione, autonomia, creatività e apprendimento per superare disuguaglianze, barriere territoriali, economiche, etniche e culturali (Decreto legislativo 65 del 2017).

Poi c’è anche da chiarire che lo ius scholae non sarebbe una rivoluzione perché comunque la cittadinanza ai figli di immigrati rimarrebbe rilasciata su richiesta e non acquisita automaticamente e sarebbe un passo verso il concetto non immutabile di cittadinanza. Su questo obiettivo culturale  e concreto verso una crescita del paese bisogna chiamare le Fondazioni bancarie, le Assicurazioni, le Associazioni a fare squadra per affrontare una sfida economica  che siamo chiamati ad affrontare consapevolmente anche per un futuro che è a livello sia italiano che internazionale di grande problematicità.

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