Skip to content

studenti

Il nostro sistema sanitario sta messo male, ma quello dell’istruzione ancora di più

L'Italia vanta, dopo la Turchia, il più alto tasso di analfabetismo funzionale dell'area Ocse. E i nostri giovani non sanno chi è Mazzini o fanno confusione tra D'Annunzio e Leopardi... La lettera di Michele Magno

Caro direttore,

le fake news ci sono sempre state. Dalla Donazione di Costantino ai Protocolli dei Savi di Sion, affondano le loro radici nella storia. Nella notte dei tempi, persino, se pensiamo al “serpente astuto” di cui parla il Libro della Genesi. Internet è un mondo globale e virtuale dove le informazioni viaggiano alla velocità della luce, ma spesso senza nessun controllo. Da qui la proliferazione di notizie fasulle o ingannevoli, esentate da quella che nel mondo anglosassone si chiama accountability, ossia il dovere di “rendere conto”.

I media tradizionali, di cui gli anni centrali del Novecento hanno segnato il trionfo, comportavano un tipo di comunicazione unidirezionale: dal vertice alla base. L’unica differenza rispetto al passato riguardava l’ampiezza dell’uditorio. Gorgia parlava a una trentina di greci, Hitler a milioni di tedeschi. Con la Rete l’uditorio è invece sconfinato e la comunicazione diventa multidirezionale: la base può perfino governare e controllare il messaggio. Entra quindi in scena una nuova figura sociale: il “chiunque”, come l’ha chiamato Alain Badiou, cioè il cittadino del web senza identità e senza volto.

“La falsità spicca il volo e la verità la segue zoppicando”, recita un aforisma di Jonathan Swift. Tre secoli fa questa affermazione era un’iperbole, oggi invece descrive bene i social media. Tutte le piattaforme che amplificano contenuti provocatori rischiano di fare da cassa di risonanza alle notizie false. E, come è noto, una storia falsa ha molte più probabilità di diventare virale rispetto a una vera. Ciò vale in tutti i campi -economia, terrorismo e guerra, scienza e tecnologia, intrattenimento e politica.

Nella Rete ci sono quasi due miliardi di siti web e più della metà della popolazione mondiale naviga in Internet: ogni secondo nel mondo vengono inviati oltre due milioni e mezzo di messaggi di posta elettronica e vengono effettuate 70mila ricerche su Google. Le fake news sono parte integrante della Rete, invadono le pagine Internet, si diffondono come virus nel web, tengono testa ai grandi quotidiani e riescono a creare un impatto mediatico a livello globale. Le fake news hanno la prerogativa di distorcere la realtà dei fatti e occultare la verità, ingannando il lettore. Complice la libertà che contraddistingue la natura del web, la disinformazione trova così un terreno fertile, dove riesce a diffondersi a macchia d’olio e entrare nel senso comune dell’utente-lettore. Il web rappresenta un vero e proprio oceano di contenuti in cui i confini tra notizia vera, distorta o completamente inventata  diventano labili, a volte quasi inesistenti.

Dunque ha ragione il partito dell’Internet bugiardo? Beninteso, la diffusione delle fandonie sul palcoscenico nazionale e internazionale è avvantaggiata da tre fattori: la possibilità dell’anonimato; la possibilità di raggiungere rapidamente un vastissimo numero di persone: il fenomeno delle “cascate” informative (la bufala che diventa virale). Come si possono sconfiggere, allora, i professionisti digitali della menzogna? Chi è favorevole a provvedimenti restrittivi della libertà di comunicazione, con il nobile scopo di arginare il falso, dovrebbe sapere che così si rischia di mettere a tacere anche il vero.

Secondo la filosofa Franca D’Agostini (“Menzogna”, Bollati Boringhieri, 2012), si può invece adottare il vecchio principio del “lasciar crescere la gramigna” perché con essa cresca anche il grano. La verità infatti non deve temere più di tanto dalla diffusione della menzogna, visto che quest’ultima ha comunque bisogno di lei per vivere e prosperare. Lo spiega molto bene la tradizione, descrivendo il mentitore prigioniero dei suoi inganni. Se infatti ci sono molti modi di mentire, mentre la verità è una sola, ciascuno di quei modi contiene in sé il vero che può distruggerlo dall’interno. Ed è quanto normalmente dovrebbe fare uno spirito critico ben allenato, a patto che abbia voglia e tempo di mettere a tacere quelli che sono in definitiva le sue scimmie, o i suoi giullari: i mentitori. Impresa ardua in un paese che vanta, dopo la Turchia, il più alto tasso di analfabetismo funzionale dell’area Ocse, e in cui i nostri giovani non sanno chi è Mazzini o fanno confusione tra D’Annunzio e Leopardi (Rapporto Censis). La sanità italiana ha sicuramente grandi problemi, ma la scuola (di ogni ordine e grado, università compresa) ne ha ancora di più.

Torna su