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Tariffe Prestazioni Sanitarie

Chi è favorevole (e chi è contrario) al pensionamento dei medici a 72 anni?

Per risolvere la carenza di medici, il governo ha proposto un emendamento al Dl Milleproproghe, che prevede la possibilità di innalzare da 70 a 72 anni l’età pensionabile, ma l’idea non piace a tutti. Fatti, commenti e polemiche

 

Non si sa più dove andare a pescare i medici e l’ultima trovata del governo è quella di dare la possibilità, su base volontaria, ai professionisti del settore sanitario di restare in servizio fino a 72 anni, innalzando dunque la loro età pensionabile.

La proposta, contenuta in un emendamento della maggioranza al Dl Milleproproghe, si sta discutendo in Senato, ma fuori già accende gli animi di ospedalieri, convenzionati e sindacati.

Ecco cosa sta succedendo.

ALZARE L’ETÀ PENSIONABILE DEI MEDICI DA 70 A 72

Tra tetto delle assunzioni e fuga dei medici dal Sistema sanitario nazionale (Ssn), la carenza di personale è rebus che non trova soluzione. Allora perché non tenersi quelli che già ci sono fino a 72 anni invece che a 70?

Questa è la proposta paventata dalla maggioranza che vorrebbe inserirla con un emendamento nel Dl Milleproproghe.

In realtà, osserva Repubblica, a restare fino all’ultimo in servizio sono “soprattutto gli universitari, se si parla di dipendenti del sistema sanitario. Gli ospedalieri si fermano prima, a 67 anni, e difficilmente esercitano l’opzione per restare altri tre anni. La stessa possibilità la hanno i convenzionati (cioè medici di famiglia o di guardia, del 118 e i pediatri) che non vogliono smettere a 68 anni”.

CHI È CONTRARIO

“Una proposta indecente, un colpo di mano in una sede legislativa inappropriata, un regalo a potenti lobby universitarie, con il pretesto della grave carenza di medici”. Così viene definito l’emendamento in una nota dell’intersindacale della dirigenza medica, sanitaria, veterinaria composta dalle sigle Anaao Assomed, Cimo-Fesmed (Anpo-Ascoti, Cimo, Cimop, Fesmed), Aaroi-Emac, Fassid (Aipac, Aupi, Simet, Sinafo, Snr), FP Cgil medici e dirigenti Ssn, Federazione Veterinari e Medici (Fvm), Cisl medici.

La nota ricorda poi che si tratta di un’ipotesi già bocciata nella legge di bilancio 2023.

PERCHÉ SI TRATTEREBBE DI UN ESPEDIENTE

“Dopo che il rapporto Ocse 2022 pone l’Italia al primo posto in Europa per l’età media dei medici dipendenti, con il 56% della categoria che ha più di 55 anni non è accettabile che l’unica risposta alla carenza di risorse umane sia un espediente”, contestano i sindacati.

“Una proposta del genere – prosegue la nota – non solo non riduce il ricorso alle cooperative per il lavoro notturno e festivo, interessando personale che notoriamente non lavora di notte e di domenica, ma produce congelamento delle carriere e delle assunzioni negli ospedali, con un danno consistente per le donne e i giovani, in un momento in cui il numero di contratti di formazione specialistica registra un notevole incremento”.

“La crisi della sanità pubblica – aggiungono – non si risolve con l’utilizzo di medici ultrasettantenni o il reintegro dei no vax, che, come armi di distrazione di massa, sono la spia della volontà di non affrontare il problema. Né con il lavoro a cottimo dei medici gettonisti, italiani o stranieri che siano, che mina la sicurezza delle cure aumentando il rischio clinico e l’esposizione (anche assicurativa) dei medici, dirigenti sanitari e veterinari e nel contempo mina la sicurezza dei conti consentendo un uso extra contrattuale di risorse”.

LA CONTROPROPOSTA

Secondo le sigle, il Ssn non ha bisogno di un’operazione di maquillage ma di interventi strutturali, “primo tra tutti l’abolizione del tetto di spesa sul personale, che è la madre di tutte le battaglie, per consentire l’immediata assunzione dei giovani medici, anche specializzandi, pronti ad entrare nel Ssn ma, di fatto, dolosamente bloccati proprio da chi ha interesse a sostituirli con i pensionati”.

CHI È FAVOREVOLE

Non chiude, invece, la porta all’ipotesi del governo la Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg), il cui segretario Silvestro Scotti ha detto: “Sembra paradossale ma questa possibilità potrebbe essere favorevole per i giovani”.

Secondo Scotti, infatti, così si potrebbero “guadagnare 2-3 anni” perché, nel caso dei medici convenzionati, l’età media è ancora più alta (la metà ha più di 60 anni) e nei prossimi 8 anni i medici di famiglia che andranno in pensione saranno 37mila, e non ci sono abbastanza giovani che potranno sostituirli.

Anche l’Enpam, l’ente previdenziale dei medici, sostiene che questa misura rivolta ai convenzionati “consentirebbe di dare maggiore solidità al sistema previdenziale della categoria senza togliere lavoro ai giovani”.

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