Le case farmaceutiche non sono nuove a comportamenti illeciti, reali o presunti, in nome del profitto. Johnson & Johnson con i suoi prodotti a base di talco, Boehringer Ingelheim, Sanofi, Gsk e Pfizer nel caso Zantec o Philips e i dispositivi per apnee notturne difettosi sono solo alcuni esempi.
La crisi degli oppioidi poi negli Stati Uniti ha portato alla luce enormi scandali, come quello che vede protagonista la famiglia Sackler. La loro azienda, la Purdue Pharma, infatti ha venduto per decenni medicinali, come l’antidolorifico OxyContin, di cui centinaia di migliaia di statunitensi sono diventati dipendenti.
Ora, è un altro grande nome a finire al centro di una brutta storia: il produttore americano-irlandese Mallinckrodt Pharmaceuticals che, stando a un articolo pubblicato sul British Medical Journal (Bmj), ha usato “un’infinità di tattiche” per aumentare le vendite in piena epidemia di dipendenza da oppioidi.
MALLINCKRODT, REGINA DEGLI OPPIOIDI
Mallinckrodt Pharmaceuticals non è seconda a nessuno in campo di oppioidi. Ad affermarlo su Bmj sono Sergio Sismondo e Maud Bernisson della Queen’s University canadese di Kingston.
“Mallinckrodt è forse il più grande venditore di oppioidi da prescrizione negli Stati Uniti che ha attirato meno attenzione – si legge nell’articolo -. Con 18 miliardi di dollari (16,6 miliardi di euro) di vendite dal 2006 al 2012 e quasi il 40% di tutte le pillole di oppioidi vendute sul mercato statunitense, è stato il principale produttore di oppioidi da prescrizione in quel periodo”.
Persino la più nota Purdue Pharma si è classificata al terzo posto.
LE CONDANNE, LE ISTANZE DI FALLIMENTO E I DOCUMENTI INTERNI
L’azienda, tuttavia, ha dei precedenti. Come ricordano Sismondo e Bernisson, “ha patteggiato con il governo degli Stati Uniti per una gestione poco rigorosa delle sue forniture di oppioidi ed è stata successivamente condannata a pagare 1,7 miliardi di dollari per le accuse di pratiche di marketing fuorvianti e ingannevoli per incrementare le vendite di oppioidi”.
Tuttavia, ha presentato due volte istanza di fallimento e ha in gran parte evitato di pagare, ma ha dovuto consegnare 1,3 milioni di documenti interni, per lo più dal 2009 al 2017, che sono diventati pubblici.
IL SEGRETO DEL SUO SUCCESSO
L’asso nella manica di Mallinckrodt, secondo il Washington Post che ha visionato per primo i documenti interni, è aver “coltivato un’affidabile scuderia di centinaia di medici su cui poteva contare per scrivere un flusso costante di prescrizioni di pillole per il dolore”. L’azienda afferma di non essere d’accordo con le accuse, nonostante abbia “negoziato un accordo completo e definitivo”.
Il segreto dietro alle vendite record di Mallinckrodt, per gli autori dell’articolo su Bmj, che hanno esaminato quasi 900 contratti, è un manuale di marketing, definito la “gestione fantasma della medicina”, ovvero un modus operandi in cui un’azienda non solo coopta direttamente i medici per spingere le pillole, ma cerca anche di aumentare le vendite influenzando la scienza e l’opinione medica.
Vere e proprie strategie che vanno dal “plasmare il linguaggio della medicina attraverso la progettazione di corsi di formazione medica continua e il reclutamento di medici che fungano da influencer, fino alla pubblicazione di articoli su riviste scientifiche”.
Il tutto, commentano gli autori, sullo sfondo di un’epidemia di dipendenza, in cui la rivale commerciale Purdue ha pagato, nel 2007, 600 milioni di dollari per marketing fraudolento.
PLASMARE LA MENTE DEI MEDICI
Proprio quando nel 2009 imperversavano i decessi per overdose e la Fda aveva chiesto ai produttori di oppioidi di sviluppare e implementare strategie di valutazione e mitigazione del rischio, Mallinckrodt stipulava contratti nei quali assicurava che gli oppioidi in generale erano “il trattamento giusto per il dolore acuto e cronico” e quelli a rilascio prolungato, come Exalgo e Xartemis, erano “innovazioni affidabili”.
Se da una parte c’erano quindi medici che li prescrivevano convintamente, altri – nel caso di Exalgo – ritenevano che fosse “troppo potente” e che “i pazienti sperimentassero una crisi di astinenza, interpretata come un evento avverso”.
OPPIOFOBIA, PSEUDO-DIPENDENZA E CORSI DI FORMAZIONE
Così, nel momento in cui le vendite iniziavano ad appiattirsi, Mallinckrodt ha messo in atto le sue strategie, cercando di far passare le preoccupazioni sulla dipendenza come una “fobia”, detta “oppiofobia”, e il concetto stesso di dipendenza come “pseudo-dipendenza”.
Per Adriane Fugh-Berman della Georgetown University, esperta di tattiche di marketing dell’industria farmaceutica, “creare il termine pseudo-dipendenza e distorcere i termini tolleranza e dipendenza erano strategie che distraevano i medici dal notare che i loro pazienti erano dipendenti”.
Ma l’azienda, affermano Sismondo e Bernisson, “si è persino spinta a presentare gli oppioidi come medicina preventiva per il dolore cronico” e “a molti medici questi messaggi sarebbero apparsi come studi attendibili e indicazioni basate su prove di efficacia”.
A sostegno delle sue tesi, Mallinckrodt ha anche lanciato corsi di formazione per educare i medici sui rischi e i benefici degli oppioidi. Programma che inizialmente ha coinvolto 10.000 medici e per cui ha speso circa 2,5 milioni di dollari e che poi è arrivato a raggiungere fino a 88.316 prescrittori nel febbraio 2017.
IL PROFITTO PRIMA DI TUTTO
L’interesse del produttore di farmaci di vendere il più possibile è confermato anche dall’email del 2013 di un responsabile delle vendite, riportata su Bmj, in cui esorta i rappresentanti sotto di lui scrivendo: “Avete una sola responsabilità, vendere vendere vendere!”.
E nonostante le sentenze a suo carico e la dichiarazione di fallimento, il successo di Mallinckrodt continua ancora oggi, con vendite per circa 262 milioni di dollari nel 2023, che indicano un aumento del 25% rispetto all’anno precedente. Inoltre, le sue compresse di ossicodone da 30 mg sono da tempo così popolari che le sue contraffazioni – con la differenza che contengono anche fentanyl – sono ancora oggi vendute per strada.