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Lockdown

Covid, perché si rischia un lockdown di fatto. Report Gimbe

L’aumento dei casi e lo stallo delle vaccinazioni minacciano un lockdown di fatto che pesa non solo sugli ospedali ma anche sull’economia. Numeri e considerazioni della fondazione Gimbe

 

Con le vaccinazioni in stallo perché si è scelto di non completare il ciclo vaccinale o perché in attesa dei vaccini aggiornati, non stupisce che di settimana in settimana cresca il numero di nuovi casi, ospedalizzazioni, ricoveri in terapia intensiva e decessi. Aumenti che, secondo la fondazione Gimbe, vanno scongiurati per evitare un “lockdown di fatto” anche perché è “rischioso rimandare la quarta dose all’autunno con i ‘vaccini aggiornati’ di cui a oggi non si conoscono gli effetti sulla malattia grave”.

Ecco dunque cosa è emerso dal monitoraggio Gimbe nella settimana 29 giugno-5 luglio.

A CHE PUNTO È LA CAMPAGNA VACCINALE

Ferme le percentuali di chi ha ricevuto almeno una dose di vaccino (88,1% della platea) e di chi ha completato il ciclo vaccinale (86,6% della platea).

I non vaccinati sono 6,84 milioni, di cui 2,75 sono guariti e quindi protetti solo temporaneamente.

Quasi 8 milioni di persone, 7,89 per l’esattezza, non hanno ancora ricevuto la terza dose, di cui 2,43 sono guariti e non possono riceverla nell’immediato.

Si registrano poi, come sempre, nette differenze regionali per la copertura con quarte dosi degli immunocompromessi (dal 10,7% della Calabria al 100% del Piemonte) e degli altri fragili (dal 6,6% della Calabria al 41,3% del Piemonte).

PERCHÉ È RISCHIOSO RIMANDARE LA VACCINAZIONE ASPETTANDO I VACCINI AGGIORNATI

“Il netto aumento della circolazione virale – spiega il presidente della fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta – aumenta la probabilità di contagio e lo sviluppo di malattia grave in chi ha fatto la terza dose da oltre 120 giorni: per questo appare un vero azzardo la scelta di rimandare la quarta dose all’autunno con i ‘vaccini aggiornati’, di cui ad oggi non si conoscono né le tempistiche di reale disponibilità né gli effetti sulla malattia grave”.

QUANTI VACCINI SONO STATI SOMMINISTRATI

Al 6 luglio, riferisce Gimbe, l’88,1% della platea (n. 50.805.626) ha ricevuto almeno una dose di vaccino (+2.964 rispetto alla settimana precedente) e l’86,6% (n. 49.932.092) ha completato il ciclo vaccinale (+3.735 rispetto alla settimana precedente).

CALANO I NUOVI VACCINATI

Nella settimana presa in considerazione dal monitoraggio calano i nuovi vaccinati: 2.964 rispetto ai 3.128 della settimana precedente (-5,2%). Di questi il 35,8% è rappresentato dalla fascia 5-11: 1.062, con una riduzione del 5,3% rispetto alla settimana precedente. Cala anche tra gli over 50, più a rischio di malattia grave, il numero di nuovi vaccinati che si attesta a quota 755 (-7,7% rispetto alla settimana precedente).

QUANTI SONO I NON VACCINATI

Al 6 luglio, i non vaccinati, ovvero coloro che non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino, sono 6,84 milioni di persone di età superiore a 5 anni.

Tra queste, 4,1 milioni sono vaccinabili, mentre 2,75 milioni sono temporaneamente protette in quanto guarite dal Covid da meno di 180 giorni.

Si riscontrano, però, nette differenze regionali in entrambi i gruppi. Nel primo, si va dal 4,4% della Provincia Autonoma di Trento al 10,2% della Calabria; nel secondo, dal 3,1% del Molise al 9,2% della Provincia Autonoma di Bolzano.

LA FASCIA 5-11 ANNI

Ai bambini dai 5 agli 11 anni sono state somministrate 2.588.149 dosi: 1.397.769 hanno ricevuto almeno 1 dose di vaccino (di cui 1.276.077 hanno completato il ciclo vaccinale).

Il tasso di copertura nazionale di questa fascia di età è al 38,2%. Tuttavia, anche in questo caso sono segnalate nette differenze regionali: dal 20,8% della Provincia Autonoma di Bolzano al 53,8% della Puglia.

QUANTE PERSONE HANNO RICEVUTO LA TERZA DOSE E QUANTE POTREBBERO

Le terze dosi somministrate al 6 luglio sono 39.808.872, con una media mobile a 7 giorni di 5.859 somministrazioni al giorno.

Come riferito da Gimbe, in base alla platea ufficiale (n. 47.703.593), aggiornata al 20 maggio, il tasso di copertura nazionale per le terze dosi è dell’83,5%, anche qui con sostanziali differenze da regione a regione. Si va dal 77,7% della Sicilia all’87,4% della Valle D’Aosta.

Le persone che, invece, non hanno ancora ricevuto la dose booster sono 7,89 milioni, di cui (figure 14 e 15): 5,46 milioni possono riceverla subito e 2,43 milioni che non possono riceverla nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni.

QUARTA DOSE IMMUNOCOMPROMESSI

Al 6 luglio, secondo il monitoraggio, le quarte dosi somministrate a persone immunocompromesse sono 349.803, con una media mobile di 2.259 somministrazioni al giorno, in calo rispetto alle 2.263 della scorsa settimana (-0,2%).

In base alla platea ufficiale (n. 791.376), aggiornata al 20 maggio, il tasso di copertura nazionale per le quarte dosi (sottostimato dal mancato aggiornamento della platea) è del 44,2% con nette differenze regionali: dal 10,7% della Calabria al 100% del Piemonte.

QUARTA DOSE OVER 80, FRAGILI (60-79), OSPITI RSA

Per quanto riguarda, invece, le quarte dosi a tutte le altre persone a cui il ministero della Salute raccomanda un secondo booster – ovvero over80, fragili (60-79 anni) e ospiti delle Rsa – le somministrazioni effettuate al 6 luglio sono 932.800, con una media mobile di 5.809 somministrazioni al giorno, in calo rispetto alle 6.109 della scorsa settimana (-4,9%).

Secondo il monitoraggio Gimbe, in base alla platea ufficiale (n. 4.422.597 di cui 2.795.910 di over 80, 1.538.588 pazienti fragili della fascia di età 60-79 anni e 88.099 ospiti delle RSA che non ricadono nelle categorie precedenti), aggiornata al 20 maggio, il tasso di copertura nazionale per le quarte dosi (sottostimato dal mancato aggiornamento della platea) è del 21,1% con nette differenze regionali: dal 6,6% della Calabria al 41,3% del Piemonte.

LE RESPONSABILITÀ DELLE REGIONI

Per Cartabellotta “è inaccettabile che, mentre la somministrazione delle quarte dosi per i pazienti vulnerabili rimane sostanzialmente al palo, peraltro con rilevanti diseguaglianze regionali, il dibattito si sposti sull’opportunità di allargare la platea a tutti gli over 70, senza prima potenziare le capacità di chiamata attiva da parte delle Regioni ‘a fondo classifica’”.

COSA È URGENTE FARE

Secondo il presidente Gimbe, “oltre ad accelerare ora la somministrazione della quarta dose nei pazienti vulnerabili, è indispensabile contenere la circolazione virale utilizzando le mascherine al chiuso, in particolare in luoghi affollati e poco ventilati, oltre che all’aperto in condizioni di grandi assembramenti con attività ad elevata probabilità di contagio”.

PERCHÉ SI RISCHIA UN “LOCKDOWN DI FATTO”

Come ha ricordato Cartabellotta, “al di là della scelta individuale di dichiarare alle autorità sanitarie la propria positività, l’isolamento domiciliare non è sinonimo di asintomaticità e bisogna chiedersi quanto costa al Paese (giornate lavorative perse, attività chiuse per Covid, vacanze cancellate, etc.) un’elevata percentuale di popolazione sintomatica e/o isolata a domicilio per Covid, che peraltro rischia di determinare un ‘lockdown di fatto’ su vari servizi, inclusi quelli turistici”.

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