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Covid, come va la cura con i monoclonali di Astrazeneca?

L'Italia testa gli anticorpi monoclonali di Astrazeneca. Ecco dove e come

 

Saranno due volontari di 34 e 53 anni a testare la cura anti Covid-19 a base di anticorpi monoclonali prodotti da Astrazeneca.

E’ partita oggi la terapia sperimentale presso l’ospedale di Pisa: si basa su una combinazione di due mAb derivati ​​da pazienti convalescenti con infezione da Sars-CoV-2 e dovrebbe garantire una protezione dal Covid per sei mesi.

La terapia va somministrata al primissimo stadio della malattia. Tutti i dettagli.

AL VIA SPERIMENTAZIONE

E’ iniziata stamani all’ospedale Cisanello di Pisa la cura sperimentale con gli anticorpi monoclonali messi a punto da Astrazeneca. La terapia sarà somministrata a due pazienti di 36 e 53 anni. Sarà sempre l’ospedale di Pisa ad occuparsi dell’arruolamento dei pazienti.

“Oggi è un giorno importante perché dopo averne tanto sentito parlare si passa all’azione. I monoclonali sono farmaci che vengono somministrati precocemente a soggetti infettati da pochi giorni che hanno pochi sintomi nella speranza che l’infezione non si trasformi in malattia, o in malattia grave e che quindi non abbiano bisogno di ricovero”, ha detto l’infettivologo Francesco Menichetti.

LO STUDIO

La sperimentazione dei farmaci di Astrazeneca seguirà l’iter classico. “La nostra è una sperimentazione che parte oggi con il monoclonali di AstraZeneca. Siamo il primo centro italiano ad essere attivato ed è una sperimentazione classica, quindi contro placebo con il paziente che firmerà il consenso che potrà ricevere o le due iniezioni intramuscolari del cocktail monoclonale oppure il placebo e lo seguiremo poi nelle settimane successive per monitorare e verificare gli esiti del nostro del nostro intervento”, ha detto Menichetti.

NUOVI PAZIENTI DA ARRUOLARE

Per lo studio l’ospedale di Pisa arruolerà, dunque, altri e nuovi pazienti. Menichetti ha spiegato che l’Azienda ospedaliero universitaria scende “in campo ben organizzata e con l’aiuto dei medici di medicina generale delle Usca del territorio pisano contiamo quindi di poter arruolare diversi pazienti”.

I MONOCLONALI DI ASTRAZENECA

Il farmaco sperimentato è AZD7442, una combinazione di due anticorpi monoclonali derivati ​​da pazienti convalescenti con infezione da Sars-CoV-2.

Gli anticorpi sono stati “scoperti dal Vanderbilt University Medical Center e concessi in licenza ad AstraZeneca nel giugno 2020, gli mAbs sono stati ottimizzati da AstraZeneca con estensione dell’emivita e ridotto legame al recettore Fc”, spiega l’azienda.

FINO A SEI MESI DI PROTEZIONE

La somministrazione degli anticorpi monoclonali, estesi di emivita, dovrebbe “garantire almeno sei mesi di protezione da COVID-19.  In una recente pubblicazione su Nature , è stato dimostrato che gli mAb bloccano preclinicamente il legame del virus Sars-CoV-2 alle cellule ospiti e proteggono dalle infezioni in modelli cellulari e animali di malattia”, aggiunge Astrazeneca.

VERSO LA SPERIMENTAZIONE DEI MONOCLONALI DI TOSCANA LIFE

Dopo gli anticorpi di Astrazeneca, l’ospedale di Pisa testerà anche “i monoclonali di Toscana Life science (prodotti da Menarini, ndr) e non appena Aifa avrà definito meglio i criteri utilizzeremo gli spazi che stiamo realizzando per somministrare i monoclonali già approvati”, ha detto l’infettivologo, Francesco Menichetti, riferendosi a quelli di Eli Illy e Regeneron.

OSA SONO GLI ANTICORPI MONOCLONALI

Cosa sono gli anticorpi monoclonali? “Sono molecole biologiche create in laboratorio, simili a quelle prodotte quando siamo infettati o vaccinati e quindi in grado di riconoscere il virus, neutralizzarlo o bloccarne l’ingresso nelle nostre cellule e la diffusione. Possono avere una funzione terapeutica, come farmaco, se utilizzate all’inizio dell’infezione in modo tale da limitarne la gravità. Oppure una funzione protettiva temporanea, della durata di qualche mese. Forse da due a sei”, ha risposto Giuseppe Novelli, genetista policlinico Tor Vergata di Roma, al Corriere della Sera.

COME FUNZIONANO?

L’anticorpo monoclonale ha uno scopo preventivo “identico” a quello del vaccino, ma con quest’ultimo “la protezione dura di più perché viene stimolata la memoria immunitaria che lascia ricordo dell’agente patogeno. Quindi le difese si riattivano tutte le volte che l’organismo lo incontra. Nel caso dei monoclonali l’immunità è immediata e temporanea. Il loro ruolo potrebbe essere importante nell’ambito di comunità esposte al contagio, ad esempio le residenze per anziani, dove c’è bisogno di una protezione rapida”, dice Novelli.

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