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Trichinellosi

Cos’è la trichinellosi?

Sale il numero di casi di trichinellosi rintracciati in Puglia. Al momento l’ipotesi più accreditata per gli igienisti della Asl sembra essere collegata al consumo di carne di cinghiale contaminata. Ecco cosa è successo e a quali cibi bisogna prestare attenzione

 

Il legame tra i 10 casi di trichinellosi che si sono verificati in provincia di Foggia sarebbe una tavolata a base di carne di cinghiale in seguito a una battuta di caccia sul Gargano o sui Monti Dauni. Lo ipotizzano gli igienisti della Asl dopo aver raccolto le testimonianze dei pazienti.

“Gli ultimi casi registrati in Puglia risalgono al 2016 – ha detto a Repubblica Bari il direttore sanitario dell’Istituto zooprofilattico di Puglia e Basilicata, Antonio Parisi -. In quella occasione tre persone della stessa famiglia risultarono contagiate dopo il consumo di salsicce di cinghiale di produzione propria”.

Adesso è in corso la ricostruzione della catena dei contagi per circoscrivere il focolaio perché nonostante l’infezione non si trasmetta da persona a persona, il ministero della Salute ricorda che “generalmente la malattia ha un carattere epidemico in quanto più soggetti consumano le carni infette” e “i casi singoli sono rari”.

Inoltre, “la trichinellosi rientra nella classe prima della sorveglianza delle malattie infettive con obbligo immediato di notifica come stabilito dal regolamento europeo EU 2018/945”.

COS’È LA TRICHINELLOSI

La trichinellosi, detta anche trichinosi, è una zoonosi, cioè una patologia causata da agenti trasmessi per via diretta o indiretta, dagli animali all’essere umano. Come spiegano gli esperti dell’Istituto superiore di sanità (Iss), è causata da vermi cilindrici (nematodi) appartenenti al genere Trichinella, un parassita che infetta soprattutto cinghiali, maiali, volpi, cani e gatti ma anche esseri umani.

Inizialmente attacca il tratto intestinale per poi dare origine a una nuova generazione di larve che migrano nei muscoli, dove poi si incistano.

COME AVVIENE LA TRASMISSIONE

Nessun allarme contagio da uomo a uomo. La trasmissione umana, infatti, avviene esclusivamente per via alimentare, attraverso il consumo di carne cruda o poco cotta contenente le larve del parassita.

In Italia, afferma l’Iss, il veicolo di trasmissione è la carne suina (maiale o cinghiale), equina e più raramente di carnivori selvatici (volpe).

Il periodo di incubazione è generalmente di circa 8-15 giorni, ma può variare da 5 a 45 giorni a seconda del numero di parassiti ingeriti.

I SINTOMI

Nell’uomo la trichinellosi può provocare da infezioni asintomatiche ad altre invece molto gravi, e in alcuni casi anche il decesso.

Solitamente i sintomi più comuni sono diarrea, dolori muscolari, debolezza, sudorazione, edemi alle palpebre superiori, fotofobia e febbre.

COME PREVENIRE LA TRICHINELLOSI

Per prevenire la trichinellosi, gli esperti suggeriscono alcune misure igienico-sanitarie. È molto importante, per esempio, cuocere bene la carne in modo che le eventuali larve presenti vengano inattivate o distrutte dal calore.

La selvaggina e i maiali macellati a domicilio devono, inoltre, essere esaminati da un veterinario per determinare l’eventuale presenza delle larve del parassita e se non è noto se la carne è stata sottoposta a esame trichinoscopico, è bene congelarla per almeno 1 mese a -15°C. Procedure quali salatura, essiccamento, affumicamento e cottura nel forno a microonde della carne non assicurano invece l’uccisione del parassita.

Infine, nel caso in cui si allevino maiali, è necessario impedire che mangino la carne cruda di animali, che potrebbero essere stati infestati dal parassita.

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