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Fungo Candida Auris

Cos’è il fungo Candida auris e perché gli Stati Uniti sono in allarme

Gli Stati Uniti lo hanno individuato già nella metà degli Stati e da Pisa, qualche giorno fa, è arrivata la conferma della prima infezione da fungo Candida auris del 2023. Ma di cosa si tratta?

 

Lo scorso 17 marzo l’ospedale Cisanello di Pisa ha riferito di un paziente a cui era stata diagnosticata l’infezione da fungo Candida auris e, negli Stati Uniti, i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc) hanno lanciato l’allarme perché è stato individuato nella metà degli Stati.

In Italia si tratta del primo caso del 2023, ma perché c’è preoccupazione?

LA SCOPERTA DEL FUNGO CANDIDA AURIS

Il fungo Candida auris, si legge sul sito dell’Istituto superiore di sanità (Iss), è stato isolato per la prima volta nel 2009 in Giappone da un campione proveniente dall’orecchio di una donna, tuttavia, il primo isolato ad oggi noto risale al 1996 identificato retrospettivamente in una raccolta di campioni coreani.

LA SUA DIFFUSIONE IN ITALIA

I primi focolai europei risalgono al 2015 in Francia mentre in Italia il primo caso di infezione invasiva è stato identificato nel 2019 seguito da un focolaio nelle Regioni settentrionali negli anni 2020-2021.

I SINTOMI

Le infezioni da Candida auris, il più delle volte isolato dalla pelle o dal tratto urogenitale e più raramente dal tratto respiratorio, non sono semplici da individuare perché è necessaria la coltura del sangue o di altri fluidi corporei. Inoltre, nei test di laboratorio possono essere confuse con altre specie di Candida.

Neppure i sintomi aiutano molto perché, come afferma l’Iss, potrebbero non essere evidenti in quanto i pazienti che contraggono l’infezione sono spesso già ospedalizzati e affetti da altre patologie che possono ostacolarne la diagnosi. Tuttavia, “i quadri clinici più frequentemente riscontrati nelle infezioni da C. auris sono: infezioni del torrente ematico, infezioni intra-addominali, infezioni di ferite e otiti”.

Sebbene sia stato isolato da liquido biliare, tratto respiratorio e urina, non è ancora chiaro se può provocare infezioni, a polmoni e vescica.

COME SI TRASMETTE

La Candida auris può trasmettersi attraverso il contatto con superfici e/o dispositivi medici contaminati o il contatto tra persone colonizzate o infette.

Oltre ai fragili, l’Iss raccomanda di prestare particolare attenzione ai pazienti sottoposti a procedure chirurgiche o che necessitano di dispositivi medici come cateteri e tubi per tracheotomia, per i quali deve sempre essere sempre garantito il rispetto delle norme igieniche.

PERCHÉ PREOCCUPA

Questo tipo di infezione sta generando preoccupazione soprattutto negli Stati Uniti perché, oltre a essere di difficile identificazione, la Candida auris è molto infettiva e allo stesso tempo resistente ai farmaci antimicotici comunemente utilizzati.

Come afferma l’Iss, presenta, infatti, “una alta letalità nelle forme invasive” che la rendono “una seria minaccia per la salute globale” perché “può provocare focolai epidemici negli ambienti assistenziali sanitari, anche se non si esclude la possibile diffusione in comunità”.

I tassi di mortalità variano dal 30% al 59% a livello globale, con punte fino al 72%.

COSA STA SUCCEDENDO NEGLI STATI UNITI

La Candida auris, inserita qualche mese fa nella lista dei funghi patogeni con “elevata priorità” dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), ha iniziato ad attirare l’attezione a causa degli ultimi aggiornamenti.

Infatti, secondo quanto affermato dai Cdc negli Annals of Internal Medicine, negli Stati Uniti il numero di casi clinici è aumentato del 44% nel 2019 (passando in un anno da 330 a 476), del 59% nel 2020 (da 476 a 756) e del 95% nel 2021 (da 756 a 1.471). Dunque, tra il 2020 e il 2021 è quasi raddoppiato, mentre tra il 2018 e il 2021 è più che triplicato.

Quest’ultimo balzo, secondo gli esperti, potrebbe essere stato condizionato dal fatto che il sistema sanitario è stato colpito da fattori di stress legati alla pandemia, come la carenza di personale e di attrezzature.

Il rapporto osserva, inoltre, che il numero di casi resistenti alle echinocandine, la classe di farmaci raccomandata per il trattamento di questa infezione, è triplicata nel 2021.

“Il rapido aumento e la diffusione geografica dei casi sono preoccupanti e sottolineano la necessità di una sorveglianza continua, di una maggiore capacità di laboratorio, di test diagnostici più rapidi e dell’adesione a una prevenzione e a un controllo delle infezioni comprovati”, ha dichiarato la dottoressa Meghan Lyman, responsabile dello studio.

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