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Effetto Rebound

Cosa sono gli effetti rebound e paradosso nei farmaci

Recentemente Fedez ha parlato dell’effetto rebound causato dalla sospensione improvvisa di un antidepressivo, ma si tratta di un fenomeno che può verificarsi anche con altri farmaci. Ecco quali e cosa dicono gli esperti, che mettono in guardia dall’effetto paradosso

 

Se ne sta parlando molto in questi giorni da quando Fedez ha spiegato in un video su Instagram come mai era scomparso dai social, scatenando inquietudine o semplice curiosità tra i suoi fan e non. È l’effetto rebound, letteralmente “rimbalzo”, e si può verificare se si sospende improvvisamente, a causa di importanti effetti collaterali, un farmaco antidepressivo o ansiolitico, e più in generale uno psicofarmaco.

Capita, però, anche con altri medicinali come quelli per la pressione, la tiroide, la cefalea, i sonniferi, gli spray nasali e i colliri. Inoltre, come ha spiegato a La Stampa il dottor Luca Pasina, responsabile dell’Unità di farmacoterapia e appropriatezza prescrittiva dell’Istituto farmacologico Mario Negri di Milano, alcuni disturbi possono comparire pure se questi farmaci vengono presi per un tempo troppo prolungato, provocando l’effetto paradosso.

PERCHÉ SI PARLA DI “RIMBALZO”

Si parla di “rimbalzo” perché al momento dell’interruzione del farmaco possono ripresentarsi, anche in modo molto amplificato, gli stessi sintomi per i quali veniva preso, come ansia o depressione. Solitamente, infatti, il paziente non dovrebbe subire questo choc, ma arrivare alla sospensione riducendo gradualmente il dosaggio.

COSA SUCCEDE ALL’ORGANISMO

“L’effetto rebound – ha spiegato a Vanity Fair Flavia Valtorta, preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia e professoressa di Farmacologia dell’Università Vita-Salute San Raffaele – è dovuto al fatto che l’organismo tende a mantenere dei valori costanti in una determinata risposta. Quando uso dei farmaci che vanno a smorzare questo tipo di risposta, l’organismo reagisce sintetizzando più molecole che mi davano il sintomo iniziale. Questo significa che poi, se sospendo il farmaco, mi trovo in una situazione di ipersensibilità”.

GLI EFFETTI COLLATERALI DELL’EFFETTO REBOUND

Oltre ad ansia e depressione, come ha spiegato Fedez e confermato all’Ansa il professor Enrico Zanalda, past president della Società italiana di psichiatria e presidente della Società italiana di psichiatria forense, possono verificarsi anche altri effetti collaterali come spasmi muscolari, nausea e annebbiamento cognitivo.

“In alcuni casi oltre a determinare il ritorno del sintomo iniziale amplificato, la sospensione di alcuni psicofarmaci può determinare anche disturbi fisici preoccupanti, come convulsioni, vertigini e mal di testa”, ha aggiunto Valtorta.

“Gli effetti collaterali possono esserci, ma vanno gestiti in maniera corretta, anche questi, attraverso la consultazione con lo psichiatra. È importante questo passaggio – ha precisato Zanalda -, perché generalmente si sospende il farmaco che provoca effetti collaterali, ma se c’è l’indicazione al trattamento si sostituisce con un altro che possa evitare questo effetto rebound”.

Generalmente il disturbo scompare in qualche giorno o al massimo nel giro di qualche settimana.

FENOMENO RELAPSE

Un altro fenomeno che può derivare dall’interruzione di un trattamento antidepressivo è il cosiddetto relapse (ricaduta). In percorsi che dovrebbero durare dai 6 agli 8 mesi, ha spiegato Zanalda, “se anche ci si sente bene e si sospende il farmaco prima di questo lasso di tempo, molto frequentemente vi è una ripresa della sintomatologia per la quale si è assunto inizialmente”.

Questo fenomeno prende il nome di relapse, “perché l’episodio depressivo non si è risolto ma è stato solo sopito dalla terapia farmacologica e non assumendola la sintomatologia ritorna”.

L’EFFETTO PARADOSSO

Ma come osservava su La Stampa il dottor Pasina, anche prendere per un tempo troppo prolungato gli stessi farmaci – non solo psicofarmaci – può portare a stare peggio di prima.

È il caso dei triptani contro la cefalea. Infatti, se assunti per più di 9-10 giorni consecutivi “è molto probabile il rischio dell’effetto paradosso, che in pratica fa aumentare la frequenza degli attacchi che invece si vorrebbe eliminare […] A dosi più alte e prolungate rispetto a quanto suggerito, possono provocare poi altri sintomi, come astenia, difficoltà di coordinazione motoria e aritmie cardiache”.

Anche i comuni decongestionanti nasali, secondo gli esperti, vanno usati solo i “pochi giorni corrispondenti alla durata di un normale raffreddore”, da tre a cinque al massimo altrimenti si rischia la rinite medicamentosa, scatenata proprio dallo spray che avrebbe dovuto curarla.

Infine, anche i colliri prescritti per decongestionare gli occhi molto arrossati a causa della dilatazione dei capillari della congiuntiva, in genere vanno utilizzati per 3-4 giorni, ogni 8 ore, non più di 2-3 gocce, ha spiegato Marco Guizzi, dirigente medico all’Ospedale San Giovanni di Tivoli, in provincia di Roma. Il possibile effetto collaterale infatti è che un loro uso intensivo faccia restare i capillari della congiunta dilatati e l’effetto del farmaco diventi sempre più breve.

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