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Long Covid

Long Covid, tutte le novità degli studi scientifici

Dopo il Covid la prossima sfida per la scienza è il long Covid e per quanto ancora si brancoli nel buio aumentano gli studi che cercano di capire come aiutare chi ne soffre. Tutti i dettagli

 

Come Start scriveva già nell’ottobre 2021, dopo più di due anni di pandemia, la prossima sfida per la scienza sarà il long Covid e già da ora se ne iniziano a sentire gli effetti.

Sono, infatti, milioni le persone che stanno soffrendo di problemi neurologici, difficoltà cognitive, problemi respiratori e danni agli organi mesi dopo essere state infettate dal coronavirus anche in maniera lieve e senza essere state ospedalizzate.

Tutto questo si ripercuote negativamente sia sulle persone che faticano a lavorare o svolgere attività che prima conducevano senza difficoltà sia per i sistemi sanitari, non ancora adeguatamente preparati ad affrontare la situazione.

CHE COS’È IL LONG COVID PER L’OMS

L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) classifica il long Covid come “post-Covid condition”, cioè condizione dovuta al post-Covid. “La condizione post Covid-19 – si legge nella definizione – si verifica in individui con una storia di probabile o confermata infezione da SARS-CoV-2, di solito a 3 mesi di distanza dall’inizio del Covid-19 con sintomi che durano per almeno 2 mesi e non possono essere spiegati da una diagnosi alternativa”.

I NUMERI DEL LONG COVID

Secondo quanto riferito dall’American Academy of Physical Medicine and Rehabilitation, si stima che siano 24 milioni gli americani che hanno sperimentato i sintomi del long Covid e due recenti pubblicazioni del Journal of the American Medical Association citate da Axios affermano che dal 10 al 30% degli individui che ha avuto il Covid hanno riportato almeno un sintomo persistente fino a sei mesi dopo dalla negativizzazione.

Fonte: American Academy of Physical Medicine and Rehabilitation

Anche uno studio britannico su 2.320 pazienti Covid dimessi dall’ospedale nei primi 13 mesi della pandemia ha scoperto che meno della metà si era completamente ripresa un anno dopo aver contratto il virus. In particolare, le donne avevano il 33% di probabilità di avere sintomi persistenti.

Secondo l’Oms tra il 10% e il 20% dei pazienti che ha avuto il Covid ha sperimentato sintomi persistenti per mesi dopo l’infezione.

E su News Medical si legge che il 90% dei pazienti con long Covid riferisce ancora sintomi dopo nove mesi dall’inizio e il 67% di loro non sono stati in grado di riprendere a lavorare come prima.

Inoltre, chi non è vaccinato avrebbe fino al 20% in più di probabilità di incorrere nella patologia, mentre per chi lo è il rischio è del 41% in meno, secondo l’Office for National Statistics.

SINTOMI

Solitamente le persone che affrontano il long Covid non hanno un solo sintomo ma diversi tipi di disturbi. I ricercatori finora hanno notato che i sintomi più comuni sono dispnea, nebbia cerebrale (brain fog), affaticamento, dolori al petto e alle articolazioni, perdita dei sensi dell’olfatto e del gusto, tosse, mal di testa e problemi gastrointestinali e cardiaci.

Alcune persone hanno riferito di faticare al minimo sforzo, come per esempio salire una rampa di scale. In particolare, secondo uno studio pubblicato su Infectious Diseases, le donne e le ragazze sono più colpite rispetto agli uomini.

IPOTESI

Da cosa sia determinata questa condizione però non è ancora chiaro. Secondo uno studio uscito sulla rivista medica Cell e citato da Axios, il long Covid si potrebbe sviluppare in presenza di alcuni autoanticorpi, di diabete di tipo 2 o con la riattivazione del virus Epstein-Barr.

Per Michael Brode, direttore medico del programma Post Covid-19 di UT Health Austin, ci sono diverse teorie sui meccanismi dietro al long Covid, tra cui disfunzioni vascolari o del sistema nervoso, o una persistente replicazione del virus nel corpo.

COME SI CURA IL LONG COVID

Sfortunatamente a oggi non esiste una cura specifica in grado di contrastare tale condizione e spesso i pazienti non riescono a ottenere né una chiara spiegazione medica né un trattamento.

Diversi studi suggeriscono che un aumento graduale dell’esercizio fisico può essere utile ad alleviare i sintomi, tuttavia, dato l’affaticamento causato dal long Covid stesso questo rischia di aggravare i problemi in molti pazienti.

Anche i farmaci usati in condizioni simili, come l’encefalomielite mialgica o la sindrome da fatica cronica, la sindrome da tachicardia ortostatica posturale e la sindrome da attivazione dei mastociti, sembrano dare in certi casi esiti positivi.

COSA DICONO I RICERCATORI

Ad allarmare i ricercatori è il carico che i sistemi sanitari si troveranno a gestire sia per sintomi fisici che psicologici, infatti, anche un’indagine svolta presso il Penn State College of Medicine e pubblicata sulla rivista JAMA Network Open, afferma che è sempre più chiaro che la malattia non si esaurisce con la risoluzione dell’infezione.

A tutto ciò si aggiungono pure le conseguenze sociali poiché oltre ad aumentare i costi sanitari si prevedono ripercussioni economiche e di produttività. Motivi per cui The Lancet ha descritto il long Covid come “una sfida medica moderna di primo ordine”.

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