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Direttiva Emissioni Industriali

Cosa prevede la nuova direttiva Ue sulle emissioni industriali e perché l’Italia dice no

Il Consiglio dei ministri dell’Ambiente ha approvato il testo negoziale della nuova direttiva sulle emissioni industriali. L’Italia però, contestando le soglie previste per gli allevamenti bovini, ha votato contro. Che significa e cosa succede ora? Fatti, numeri e commenti

 

Ieri, nel corso del Consiglio dei ministri dell’Ambiente Ue, l’Italia, con il ministro Gilberto Pichetto Fratin, è stata l’unica a votare contro il testo negoziale della nuova direttiva europea sulle emissioni industriali perché le soglie previste danneggerebbero gli allevamenti bovini.

La proposta della Commissione europea prevede, infatti, la revisione della direttiva attuale sulle emissioni industriali nell’aria, nell’acqua e negli scarichi dei rifiuti, in cui sono compresi anche dei limiti alle emissioni nocive per l’ambiente e per la salute da parte degli allevamenti intensivi.

Per la prima volta, inoltre, verrebbero inclusi i bovini, che sono la maggiore fonte di metano nel settore agricolo dell’Ue, e aumenterebbe il numero di allevamenti di pollame e di suini interessati rispetto agli attuali 20.000.

COSA PREVEDE LA NUOVA DIRETTIVA

La proposta originale della Commissione prevedeva che la nuova direttiva venisse applicata a tutti gli allevamenti industriali con più di 150 unità di bestiame vivo, che equivalgono a 150 unità per i bovini, con soglie proporzionalmente più alte per gli animali più piccoli. Secondo Reuters, questa proposta avrebbe coinvolto circa 184.000 tra le più grandi aziende agricole europee.

Il compromesso raggiunto ieri, però, ha fortemente ridotto tali ambizioni. La soglia per applicare la direttiva agli allevamenti è stata infatti fissata a un numero superiore a 350 unità di bestiame vivo per bovini e suini, 280 per il pollame e 350 per gli allevamenti misti.

Sarebbero inoltre esclusi gli allevamenti estensivi; le nuove regole, poi, verrebbero applicate progressivamente a partire dalle aziende agricole più grandi.

Se adottata, la proposta della Commissione garantirebbe che i nuovi limiti coprano le aziende agricole responsabili di circa il 60% delle emissioni di ammoniaca e del 43% del metano nell’Ue.

Il Parlamento europeo dovrebbe confermare la sua posizione negoziale nei prossimi mesi.

CHI È PRO E CHI È CONTRO

Danimarca, Finlandia, Irlanda, Lussemburgo e Paesi Bassi hanno accettato il compromesso a cui si è giunti alla fine ma si sono lamentati rispetto alle soglie per gli allevamenti, “che hanno ridotto di molto le ambizioni ambientali della direttiva”.

Anche Francia e Polonia, nonostante abbiano espresso delle critiche, hanno appoggiato il testo.

La Bulgaria, l’unico Paese a essersi astenuto, ha spinto come Germania, Polonia e Italia, l’unico ad aver votato contro, per includere un numero inferiore di aziende agricole, ritenendo la proposta della Commissione non realistica e gravosa per gli agricoltori.

IL COMMENTO DEL MINISTRO PICHETTO FRATIN

Pichetto Fratin ha detto di “apprezzare e ringraziare” la presidenza di turno svedese “per lo sforzo che è stato fatto, ma non possiamo accogliere il testo così com’è presentato e modificato, in particolare per il settore zootecnico per quanto riguarda la parte degli allevamenti bovini, in quanto le soglie (che limitano le emissioni inquinanti, ndr) per noi non sono accettabili. Confidiamo nei passaggi successivi del ‘trilogo’ (il successivo negoziato a tre con la Commissione e il Parlamento europeo, ndr) ma manteniamo la nostra opposizione”.

IL COMMENTO DEL MINISTRO LOLLOBRIGIDA

Anche il titolare del ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida ha concordato con Pichetto Fratin: “Le soglie indicate per i bovini rischiano di portare alla desertificazione di un settore produttivo primario in Europa. Queste iniziative basate su scelte ideologiche rischiano di portare aumenti dei costi di allevamento, a vantaggio della concorrenza dei Paesi extra-Ue che non avranno gli stessi vincoli”.

I COMMENTI DELLE ASSOCIAZIONI AGRICOLE

Unite sul fronte del no tutte le associazioni agricole italiane. Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, ha dichiarato che il voto di ieri “non va nella direzione auspicata” e promette di lavorare insieme al Parlamento europeo e al Copa Cogeca affinché, nella fase di discussione, si “riesca a modificare l’orientamento generale” e ad “arrivare a una decisione finale favorevole per le imprese e per il settore degli allevamenti”.

Il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, definisce la direttiva “ammazza-stalle” perché “equipara gli allevamenti alle fabbriche spingendoli alla chiusura”. Sostiene che se il testo diventasse effettivo “potrebbe portare alla perdita di posti di lavoro con la chiusura di molti allevamenti di dimensioni medio-piccole, minando la sovranità alimentare”.

Infine, per Carlo Piccinini, presidente di Fedagripesca, “la regolamentazione del settore zootecnico attraverso la proposta di direttiva sulle emissioni industriali è eccessiva e ingiustificata. La Commissione si è sempre difesa dalle critiche affermando che solo il 13% delle aziende agricole commerciali europee sarà oggetto della proposta. Invece, prendendo in considerazione i dati più recenti, si passa, in particolare per il pollame, dal 15% al 58% delle aziende agricole dell’Ue interessate e per gli allevamenti di suini dal 18% al 61%”.

GLI AGRICOLTORI OLANDESI GIÀ SI FANNO SENTIRE

Intanto, in Olanda è già diventato argomento di scontro e tensione sociale da quando il partito BoerBurgerBeweging (Movimento dei contadini e dei cittadini), nato nel 2019, è emerso come grande vincitore nelle elezioni provinciali che si sono tenute mercoledì scorso.

Cavalcando un’ondata di proteste contro le politiche ambientali del governo, il partito guidato dagli agricoltori si batte proprio contro i tagli alle emissioni di azoto e, secondo gli analisti citati da Reuters, potrebbe addirittura “indebolire gravemente il governo” e “annunciare un contraccolpo a livello europeo contro la transizione verde”.

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