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Rinnovo Contratto Medici Dirigenti

Cosa prevede il nuovo contratto per medici e dirigenti sanitari

I sindacati sono stati convocati per il rinnovo del contratto di medici e dirigenti sanitari. Sul tavolo delle trattative ci sono circa 650 milioni di euro per quasi 135mila professionisti coinvolti, basteranno? Fatti, numeri e polemiche

 

L’approvazione del ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) dell’Atto d’indirizzo per il rinnovo del contratto 2019-2021 per la Dirigenza medica e sanitaria segna ufficialmente l’inizio delle trattative con i sindacati dei medici e dei dirigenti delle funzioni centrali, che sono stati rispettivamente convocati dall’Agenzia rappresentanza negoziale pubbliche amministrazioni (Aran) il 2 e 7 febbraio.

L’obiettivo è chiudere l’accordo nel giro di 2-3 mesi ma i primi malumori si fanno già sentire perché i circa 650 milioni di euro che dovrebbe tradursi in aumenti per i quasi 135mila professionisti coinvolti potrebbero essere una coperta troppo corta…

L’OBIETTIVO DELL’ATTO D’INDIRIZZO PER IL RINNOVO DEL CONTRATTO 2019-2021

L’Atto d’indirizzo per il rinnovo del contratto 2019-2021 per la Dirigenza medica e sanitaria, già approvato lo scorso ottobre dal Comitato di Settore Regioni-Sanità, denuncia la necessità di tamponare l’emorragia che il Sistema sanitario nazionale (Ssn) sta vivendo.

“La contingente carenza di personale medico – si legge nel documento -, soprattutto in alcuni ambiti specialistici quali a titolo esemplificativo quello dell’emergenza/urgenza, anestesiologico, radiologico, ostetrico-ginecologico, pediatrico, psichiatrico e altri, e il fenomeno delle dimissioni volontarie che sta assumendo anche nel contesto sanitario dimensioni significative, determina la necessità di interventi a livello economico e operativo, al fine di garantire la continuità e la qualità dei servizi e limitare, per quanto possibile, le esternalizzazioni”.

ASSUNZIONI E FIDELIZZAZIONE DEL PERSONALE

Fondamentale, quindi, “incentivare l’ingresso nel SSN dei giovani e di trattenere/fidelizzare i professionisti che già vi operano, prevedendo sviluppi di carriera, ma anche modalità di lavoro che consentano una migliore armonizzazione con la vita privata e familiare, in modo da attenuare l’uscita dal sistema pubblico dei professionisti verso l’ambito del lavoro privato e/o libero professionale”.

In merito all’orario di lavoro, l’atto prevede che venga omogeneizzata “la presenza in servizio sulle 24 ore per tutti i profili dirigenziali di cui al campo di applicazione del contratto”.

Inoltre, “al fine di contenere il fenomeno delle dimissioni dal servizio e del pensionamento anticipato”, il contratto dovrà “prevedere strumenti diretti ad armonizzare le esigenze di vita e di lavoro […], anche in considerazione dell’età anagrafica”.

Infine, “per garantire la copertura dei turni di guardia con personale aziendale, evitando le esternalizzazioni, il contratto dovrà valutare la possibilità, di coinvolgere, in via residuale, nelle guardie notturne retribuite a tariffa anche ai dirigenti a rapporto non esclusivo”.

IL NODO ECONOMICO

Ma per fermare l’esodo dei medici è fondamentale ripensare le retribuzioni e il carico lavorativo. L’Atto sottolinea la necessità di prestare particolare attenzione “a quelle voci della retribuzione che valorizzano le condizioni di lavoro e al disagio che vanno considerate una priorità assoluta da garantire in un settore come quello della Sanità che opera con continuità, assicurando il servizio 365 giorni/anno e 24 ore/giorno e che presenta un costante invecchiamento della risorsa umana impiegata e, quindi, un particolare aggravio di impegno”.

La proposta è quella di “rivedere il sistema dei compensi correlati alle condizioni di lavoro al fine di riconoscere prioritariamente il servizio prestato presso le sedi maggiormente disagiate, in particolare i servizi di emergenza/urgenza, le sedi periferiche, ecc.”.

I FONDI STANZIATI

Per i circa 135mila medici e dirigenti sanitari coinvolti è prevista una dote di quasi 650 milioni di euro, di cui – fa sapere Il Sole24Ore, oltre 580 milioni come stanziamento base, 34 milioni per le voci accessorie e 27 milioni – preventivati dalla legge di Bilancio del 2021 – per l’indennità attribuita ai camici bianchi che lavorano nei pronto soccorso.

Tradotto in soldoni, sarebbero tra i 130 e i 190 euro netti in più alla fine del mese, con le dovute differenze in base ad anzianità e incarico professionale. Previsto, invece, un aumento di circa 100 euro di indennità per i medici che lavorano nei pronto soccorso.

ARIA DI MALCONTENTO

Queste proposte, però, non soddisfano i sindacati, per i quali si tratta della solita insufficiente proposta.

“I fondi messi a disposizione non bastano certo a rendere più attrattivo il lavoro nel Ssn, ma questo contratto va in ogni modo sfruttato per migliorare le condizioni di lavoro, diritti come ferie e riposi devono essere davvero esigibili e ci vuole anche più flessibilità invece che circondare i medici di obblighi e incompatibilità”, ha detto Pierino Di Silverio, segretario di Anaao Assomed.

Per Di Silverio, inoltre, è fondamentale “incentivare i giovani consentendo scatti e carriera da subito altrimenti poi non ci dobbiamo interrogare come mai un giovane preferisce lavorare a gettone piuttosto che farsi assumere a tempo indeterminato”.

“Povero, tardivo, timido e frettoloso” sono gli aggettivi usati dal presidente della Federazione veterinari medici e dirigenti sanitari, Aldo Grasselli, per descrivere il contratto, che secondo lui, “a meno di un intervento straordinario in termini economici e normativi” non potrà “mitigare il malcontento del personale sanitario”.

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