Le regioni pressano per semplificare le regole di convivenza con il Covid e hanno avanzato alcune proposte da discutere con il governo. La Fondazione Gimbe, fa sapere il suo presidente Nino Cartabellotta, ha condotto un’analisi per valutarne la coerenza con le evidenze scientifiche e la fattibilità pratica.
COSA PROPONGONO LE REGIONI
Tra le proposte avanzate dalle regioni e condivise dalla Fondazione ci sono: superamento del sistema a colori delle zone di rischio e sospensione del contact tracing.
Non sono ritenute, invece, accettabili la revisione delle misure inerenti alla sorveglianza sanitaria; la revisione della classificazione dei ricoveri Covid; l’aggiornamento delle misure di isolamento dei lavoratori dei servizi essenziali; revisione e superamento dell’attuale sistema di sorveglianza nelle scuole.
Ecco perché.
SUPERAMENTO DEL SISTEMA A COLORI DELLE ZONE DI RISCHIO
Per la Fondazione Gimbe il superamento del sistema a colori delle zone di rischio è una proposta “pienamente condivisibile” per tre ragioni. Primo, “non sussistono attualmente differenze tra zona bianca e zona gialla e per la zona arancione le (poche) regole restrittive si applicano esclusivamente alle persone non vaccinate”.
Secondo, “le Regioni possono aumentare il numero di posti letto Covid-19 per evitare zone dai ‘colori più intensi’ ma determinando conseguenze rilevanti in termini di mancata assistenza a pazienti con altre patologie”.
Terzo, “è opportuno che siano le Regioni a istituire zone rosse, anche locali, in relazione alla circolazione del virus, al sovraccarico ospedaliero e ai ritardi delle cure in pazienti non Covid”.
SOSPENSIONE DEL CONTACT TRACING
Anche la sospensione del contact tracing è una proposta che Gimbe condivide perché “con l’attuale numero di positivi il contact tracing non è sostenibile né fattibile, né contribuisce in maniera efficace a rallentare la crescita dei casi”.
REVISIONE MISURE SORVEGLIANZA SANITARIA
La revisione delle misure inerenti alla sorveglianza sanitaria proposta dalle regioni prevede che vengano separati i positivi asintomatici dai sintomatici e questo per la Fondazione “non è accettabile” perché tale ipotesi “non è basata su evidenze scientifiche”.
Oggi, l’elemento discriminante, invece, “dovrebbe essere rappresentato esclusivamente dallo status vaccinale” poiché, sottolinea l’analisi, “tra persone non vaccinate circa il 50% dei contagi avviene da parte di soggetti asintomatici, pre-sintomatici o pauci-sintomatici, mentre il vaccino (ciclo completo entro 120 giorni o dose booster) riduce sia il rischio di infezione (del 53,2-66,7%), sia la probabilità di contagiare altre persone perché la persona vaccinata è contagiosa per un periodo di tempo inferiore rispetto al non vaccinato”.
REVISIONE CLASSIFICAZIONE RICOVERI COVID
Perché non è corretto e addirittura rischioso non conteggiare tra i ricoverati Covid anche i pazienti positivi con altre patologie, come invece vorrebbero le regioni? Gimbe offre varie motivazioni a sostegno di questa tesi.
Prima di tutto, chiarisce l’analisi, il Covid “è una malattia multisistemica che colpisce numerosi organi e apparati e definire lo status di ‘asintomaticità’ è molto complesso, specialmente nei pazienti anziani con patologie multiple; inoltre, la positività al SARS-CoV-2 può peggiorare la prognosi di pazienti ricoverati per altre motivazioni, anche in relazione all’evoluzione della patologia/condizione che ha motivato il ricovero e alle procedure diagnostico-terapeutiche attuate”.
In secondo luogo, “la gestione di tutti i pazienti SARS-CoV-2 positivi, indipendentemente dalla presenza di sintomi correlati al Covid-19, richiede procedure e spazi dedicati, oltre alla sanificazione degli ambienti. Di conseguenza, risulta molto difficile riorganizzare in tempi brevi la gestione degli ‘asintomatici’ senza risorse aggiuntive, in particolare locali e personale”.
Terzo, “la responsabilità di assegnare il paziente ricoverato a una delle due categorie, con tutte le difficoltà e le discrezionalità del caso, è affidata al personale medico e alle aziende sanitarie” – quindi, con conseguenze medico-legali e amministrative.
Infine, “eliminando il sistema dei colori, di fatto, si tratterebbe solo di una rendicontazione separata, potenzialmente utile a fini epidemiologici e alla futura riorganizzazione dei servizi ospedalieri. Ma la riclassificazione dei pazienti ospedalizzati, in ogni caso, non può derogare dagli standard internazionali definiti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) e dall’European Centre for Disease Prevention and Control (Ecdc)”.
AGGIORNAMENTO MISURE DI ISOLAMENTO LAVORATORI DEI SERVIZI ESSENZIALI
Anche la proposta di ridurre i giorni di isolamento per i lavoratori dei servizi essenziali, afferma Gimbe, non si basa su evidenze scientifiche che supportino “il termine dell’isolamento per i positivi – indipendentemente dal loro status vaccinale – dopo 3 giorni dalla comparsa dei sintomi, senza accertarne la negatività con tampone antigenico o molecolare”.
REVISIONE E SUPERAMENTO SISTEMA DI SORVEGLIANZA NELLE SCUOLE
Le regioni vorrebbero inoltre modificare e superare l’attuale sistema di sorveglianza nelle scuole, procedendo alla sospensione della didattica in presenza solo per i soggetti sintomatici; sospendendo il contact tracing e mantenendo l’auto-sorveglianza.
Per la Fondazione questo “non è accettabile, in quanto l’elemento discriminante ai fini della quarantena in caso di tampone negativo dovrebbe essere rappresentato dallo status vaccinale e non dalla presenza/assenza di sintomi Covid-19. Inoltre, in caso di positività al tampone, lo studente deve essere isolato, indipendentemente dallo status vaccinale”.