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Vaiolo Scimmie

Cosa dicono gli esperti italiani sul vaiolo delle scimmie (mpox)

Girotondo di pareri e previsioni degli esperti italiani sull'epidemia di vaiolo delle scimmie (mpox) scoppiata nella Repubblica Democratica del Congo e classificata "emergenza internazionale" dall'Oms

 

Dalla scorsa settimana l’epidemia di vaiolo delle scimmie, rinominato mpox, è stata classificata “emergenza internazionale” dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) in seguito all’elevato numero di casi scoppiati in Repubblica Democratica del Congo causati da un nuovo ceppo del virus (clade 1b, sottotipo del clade 1), poi identificato anche in altri Paesi del continente.

La principale novità riguarda il fatto che questo clade sembra essere più pericoloso e più trasmissibile, soprattutto attraverso il contatto non sessuale. Inoltre, finora i bambini sono stati i più colpiti.

Fuori dall’Africa il clade 1b è stato riscontrato in un caso di importazione in Svezia, mentre nei due pazienti risultati positivi all’mpox – uno in Pakistan di rientro da un Paese del Golfo e l’altro nelle Filippine senza aver viaggiato – non è stato ancora determinato il ceppo. Sebbene l’Oms abbia dichiarato di aspettarsi che presto emergeranno altri casi al di fuori dell’Africa, anche a causa dell’intensificazione del monitoraggio, l’agenzia ha sconsigliato qualsiasi restrizione ai viaggi per fermare la diffusione del virus e la Cina ha riferito che intende monitorare per i prossimi sei mesi le persone e le merci che entrano nel Paese.

Intanto, mentre il continente africano è in cerca di una strategia per contenere la malattia anche attraverso la somministrazione dei vaccini disponibili per la prevenzione, ecco cosa pensano e prevedono alcuni esperti italiani.

COSA STA FACENDO IL MINISTERO DELLA SALUTE

Rassicurazioni sulla situazione in Italia sono arrivate dal ministero della Salute: “La situazione epidemiologica in Italia al momento è sotto controllo poiché non sono stati accertati casi del nuovo ceppo (clade I) di mpox”. Lo ha riferito Mara Campitiello, a capo del dipartimento della Prevenzione del ministero della Salute. “I nostri uffici – ha spiegato – sono in costante contatto con gli organismi internazionali, per elaborare misure condivise”.

Campitiello ha poi aggiunto che il ministero “ha attivato i canali operativi con Aifa e Iss per la pianificazione di strategie di contenimento del rischio nell’eventualità di variazione dello scenario attuale” e “si sta procedendo con il rafforzamento della rete di sorveglianza diagnostica su tutto il territorio nazionale”.

In merito ai vaccini, “la scorta nazionale al momento è sufficiente a garantire il fabbisogno e stiamo elaborando una nuova circolare informativa alle Regioni con indicazioni alla popolazione e agli operatori impegnati nei siti di frontiera”. Inoltre, “è in corso la valutazione dell’istituzione di un tavolo interministeriale di concerto con il ministero degli Esteri, dell’Economia e delle finanze, degli Interni e dei Trasporti per concordare piani operativi di contrasto alla diffusione del patogeno con un approccio strategico organizzato”.

SPALLANZANI: NESSUNA EMERGENZA IN ITALIA

Anche il direttore del dipartimento Clinico dell’Istituto Lazzaro Spallanzani di Roma, Andrea Antinori, ha rassicurato sulla situazione nel nostro Paese: “Nella Penisola non c’è al momento alcuna emergenza da mpox, la situazione è sotto controllo”.

“Vanno giustamente rafforzate le misure di sorveglianza. Conosciamo la malattia e come si manifesta ma abbiamo anche un vaccino molto efficace indicato per i soggetti a rischio. […] A maggior rischio sono coloro che hanno contatti stretti, soprattutto sessuali, con potenziali persone infette. Per la popolazione generale italiana non c’è alcun pericolo, la situazione è costantemente monitorata”, ha ribadito Antinori.

Gli fa eco Roberto Cauda, direttore UOC Malattie Infettive del Policlinico Agostino Gemelli e Ordinario di Malattie Infettive presso l’Università Cattolica, il quale ha parlato dell’eventuale necessità di vaccinazione: “Non credo servirà una vaccinazione di massa ma selettiva. Siamo alla vigilia del Covid? Direi di no, le rassicurazioni dell’Oms consentono di dirlo. La trasmissione è diversa, inoltre noi conosciamo il virus, c’è un vaccino”.

BASSETTI: ATTENZIONE AI CASI DI IMPORTAZIONE

Dopo la decisione dell’Oms, Matteo Bassetti, direttore del reparto di malattie infettive dell’ospedale policlinico San Martino di Genova, ha scritto su X che “il virus sta mostrando di essere capace di varcare i confini dei paesi dove è stato descritto maggiormente e insediarsi in aree in cui fino a oggi non era presente”. Per questo, secondo l’esperto, “occorre organizzarsi presto con tutte le misure di terapia e profilassi per evitare la diffusione globale” poiché “potrebbero esserci casi d’importazione legati ai viaggi, anche nel nostro paese”.

Scenario ipotizzato anche dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), che venerdì scorso ha innalzato il livello di rischio per l’mpox e il responsabile dell’organismo di sanità pubblica dell’Ue ha dichiarato che “nelle prossime settimane si verificheranno altri casi di importazione del nuovo ceppo di mpox in Europa, anche se il rischio di trasmissione duratura rimane basso”.

Bassetti ha poi ipotizzato che l’aumento di contagi tra i bambini sia dovuto molto probabilmente al fatto che le madri avessero “lesioni vaiolose a livello dei genitali esterni per cui i neonati possono essersi contagiati durante il parto, o dopo il parto perché vengono a contatto con lesioni o sulle mammelle o sulla bocca o altre parti del corpo della mamma”.

MASTROIANNI (SIMIT) E PREGLIASCO: NIENTE ALLARMISMI

Claudio Maria Mastroianni, past president della Società italiana di malattie infettive e tropicali e professore ordinario di Malattie infettive all’Università degli Studi Sapienza di Roma, dopo la scoperta del primo caso in Ue ha invitato a “niente allarmismi, solo tanta tanta prudenza”. Per l’esperto infatti “in Italia non c’è un rischio mpox ma occorre tenere alta la guardia”.

Mastroianni ha poi aggiunto che una volta “individuati i soggetti che hanno avuto a che fare con i Paesi a rischio mpox e che presentano la tipica sintomatologia del virus, ovvero febbre, cefalea, astenia e comparsa su tutto il corpo di vescicole piene di liquido, è necessario che vengano sottoposti a test e visitati da uno specialista che accerti la malattia”. Se il paziente è positivo al virus mpox “scattano tutte le precauzioni, cioè l’isolamento dello stesso, che può avvenire anche in casa, non necessariamente in ospedale, finché non scompaiono le vescicole. L’obiettivo è proteggere anziani e fragili”.

Anche Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli studi di Milano, ha detto a Sky TG24 che è “importante non fare allarmismo, ma interpretare questo messaggio dell’Oms come la necessità di mettere un faro su questa patologia, che dagli anni ’70 in qualche modo incombe e che crea problemi”.

LA PREVISIONE DI CICCOZZI SULLA PROSSIMA PANDEMIA

Si unisce all’appello a mantenere la calma il professor Massimo Ciccozzi, ordinario di Epidemiologia e Statistica medica alla Fondazione Policlinico universitario Campus Bio-Medico di Roma, che ha già all’attivo sette lavori su mpox: “Niente terrorismo, le parole chiave sono prevenzione e monitoraggio. Mpox la considero una malattia dei viaggi”.

Ciccozzi, che reputa “molto poco probabile” che mpox diventi una malattia globale, ha però ipotizzato che la prossima pandemia possa essere l’aviaria poiché “ha già fatto il salto di specie”.

BROCCOLO: AGGIORNARE I TEST

Infine, il virologo Francesco Broccolo, dell’Università del Salento, ha sottolineato la “crescente esigenza di aggiornare i test diagnostici per il vaiolo delle scimmie a causa dell’attuale carenza di farmaci antivirali e vaccini preventivi e post-infettivi”.

“Attualmente – ha spiegato -, la diagnosi è basata esclusivamente su criteri clinici, come la comparsa di macule, papule, vescicole e croste, il che rende la diagnosi spesso non tempestiva. In questo contesto la fornitura limitata di trattamenti e la necessità di gestire le scorte disponibili in modo efficiente sottolineano l’urgenza di sviluppare nuovi test molecolari aggiornati”.

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