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Vaccini Omicron

Ecco cosa ha deciso l’Aifa sulla quarta dose del vaccino

L'Aifa frena sulla quarta dose di vaccino anti-Covid. Ecco come e perché

 

Con la risalita dei casi il ministero della Salute ha chiesto all’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) un parere sulla somministrazione della quarta dose per gli over 70.

E l’Aifa ha deciso: “Sono necessari ulteriori approfondimenti, integrando le evidenze scientifiche internazionali con i dati di studi in corso in Italia”.

Ecco tutti i dettagli.

CHE COSA HA DECISO L’AIFA SUL SECONDO BOOSTER

“La Commissione Tecnico Scientifica (Cts) di Aifa ha iniziato il 24 marzo 2022 la valutazione dell’opportunità di una seconda dose booster dei vaccini contro il Covid-19 per particolari categorie di soggetti. Considerato il complesso dei dati disponibili, la Cts ha deciso che sono necessari ulteriori approfondimenti, integrando le evidenze scientifiche internazionali con i dati di studi in corso in Italia”, scrive in una nota l’Agenzia Italiana del Farmaco. “La Cts ha ribadito che e’ essenziale il completamento del ciclo vaccinale seguito dalla dose booster già autorizzata”.

IL DUBBIO

In effetti, se tutti concordano sull’utilità della quarta dose per le persone immunocompromesse – campagna già avviata da qualche settimana – non è unanime il parere per quanto riguarda i più anziani in generale.

Gli studi disponibili finora, ricordano gli esperti, parlano dell’aumento degli anticorpi nei vaccinati ma non dell’effettiva utilità di una quarta dose nell’evitare l’infezione e la malattia, motivo che causa in alcuni delle titubanze.

I DIVERSI PARERI DEGLI ESPERTI

Si dice contrario, per esempio, l’infettivologo Matteo Bassetti: “Con questo vaccino non ha senso fare la quarta dose, dovrebbe essere modificato per eventuali nuove varianti. Se il ministero pensa di spingere sulla quarta dose agli over 75 sappia che la comunità scientifica è contro. Non basta che una persona sia anziana perché necessiti adesso di una quarta dose, deve essere fragile per problemi al sistema immunitario. E chi è in questa situazione è già stato coinvolto nella campagna”. Secondo Bassetti è più preoccupante che circa 10 milioni di persone non abbiano ancora fatto la terza dose.

Di tutt’altra opinione è invece Walter Ricciardi, consigliere del ministro Roberto Speranza, il quale ritiene che “con questo andamento [la quarta dose, ndr] sia necessaria anche per chi si trova in età avanzata, per i residenti delle strutture per anziani. Per malattie e per età bisogna muoversi per tempo e il tempo è adesso”. Esattamente come sta accadendo in Israele e nel Regno Unito.

I DATI DISPONIBILI SULLA QUARTA DOSE

Il monitoraggio settimanale della Fondazione Gimbe cita a tal proposito i risultati di uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine, i quali non depongono a favore della somministrazione di una quarta dose in soggetti giovani e sani a causa di una bassa efficacia nei confronti delle infezioni sintomatiche.

Per la popolazione over 60 sono, invece, disponibili i dati pre-print di uno studio israeliano nel quale si afferma che l’effetto protettivo della quarta dose sembra manifestarsi soprattutto nelle persone più anziane, in particolare over 80, mentre appare modesto nella fascia 70-79 anni ed esiguo in quella 60-69.

QUANTE QUARTE DOSI SONO STATE SOMMINISTRATE

Il report Gimbe riferisce, inoltre, che al 23 marzo sono state somministrate 47.794 quarte dosi. In base alla platea ufficiale (n. 791.376), aggiornata al 9 marzo, il tasso di copertura nazionale per le quarte dosi è del 6% con nette differenze regionali: dallo 0,5% della Calabria al 30,4% della Piemonte.

QUANTO ARRANCA LA CAMPAGNA VACCINALE

Al 23 marzo, si legge nel report Gimbe, l’85,6% della popolazione (n. 50.702.432) ha ricevuto almeno una dose di vaccino (+17.006 rispetto alla settimana precedente) e l’83,9% (n. 49.688.458) ha completato il ciclo vaccinale (+60.028 rispetto alla settimana precedente).

In ulteriore calo nell’ultima settimana il numero di somministrazioni (n. 352.744), con una media mobile a 7 giorni di 50.392 somministrazioni/die: si riducono del 16,3% le terze dosi (n. 269.988) e del 23,4% i nuovi vaccinati (n. 18.296).

“Tutti i dati dimostrano che la campagna vaccinale è ormai in una fase di stallo – ha sottolineato Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – nonostante vi siano attualmente oltre 4,5 milioni di persone vaccinabili con prima dose e 2,5 milioni con dose booster”.

“I tassi di copertura vaccinali, infatti, nell’ultimo mese hanno registrato incrementi davvero esigui. Le coperture con almeno una dose – ha spiegato – segnano un misero +0,2 passando da 85,4% a 85,6%; quelle con ciclo completo sono cresciute di un solo punto percentuale passando da 82,9% a 83,9%). Anche le coperture delle terze e quarte dosi procedono a rilento con, rispettivamente, incrementi pari a 3,5 e 6 punti percentuali (rispettivamente 80,5% vs 84% e 0% vs 6%) nonostante l’inizio più tardivo e la considerevole platea vaccinabile”.

CALANO (ANCORA) I NUOVI VACCINATI

Nella settimana 16-22 marzo, secondo i dati Gimbe, si registra un ulteriore calo dei nuovi vaccinati: 18.296 rispetto ai 23.895 della settimana precedente (-23,4%). Di questi il 21,4% è rappresentato dalla fascia 5-11: 3.907, con un calo del 16,6% rispetto alla settimana precedente.

Nonostante l’obbligo vaccinale e l’obbligo di green pass rafforzato sui luoghi di lavoro, tra gli over 50 il numero di nuovi vaccinati scende ancora, attestandosi a quota 4.031 (-37,9% rispetto alla settimana precedente).

FOCUS BAMBINI

Al 23 marzo, precisa il report, nella fascia 5-11 anni sono state somministrate 2.417.151 dosi: 1.370.966 bambini hanno ricevuto almeno 1 dose di vaccino (di cui 1.225.734 hanno completato il ciclo vaccinale), con un tasso di copertura nazionale che si attesta al 37,3% con nette differenze regionali (dal 20,2% della Provincia Autonoma di Bolzano al 53,7% della Puglia).

COME VANNO LE TERZE DOSI

Al 23 marzo, fa sapere Gimbe, sono state somministrate 38.540.037 terze dosi con una media mobile a 7 giorni di 38.570 somministrazioni al giorno. In base alla platea ufficiale (n. 45.878.964), aggiornata al 18 marzo, il tasso di copertura nazionale per le terze dosi è dell’84% con nette differenze regionali: dal 78,7% della Sicilia all’87,9% della Valle D’Aosta.

Delle 7.338.927 persone che non hanno ancora ricevuto la dose booster, 2,53 milioni potrebbero riceverla subito, mentre gli oltre 4,8 milioni di guariti da meno di 120 giorni non sono candidati a riceverla nell’immediato.

QUANTI SONO I NON VACCINATI

Al 23 marzo, si legge nel report, sono ancora 6,96 milioni le persone che non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino, di cui 2,45 milioni temporaneamente protette in quanto guarite da COVID-19 da meno di 180 giorni. Di conseguenza, le persone attualmente vaccinabili sono circa 4,51 milioni, un dato che non tiene conto delle esenzioni di cui non si conosce il numero esatto.

PERCHÉ È ANCORA IMPORTANTE VACCINARSI

Come riferisce Gimbe, nelle persone vaccinate con ciclo completo (più eventuale dose di richiamo), rispetto a quelle non vaccinate, nelle varie fasce d’età si riduce l’incidenza di diagnosi (del 51,1-73,2%), ma soprattutto di malattia grave (del 62,1-88,3% per ricoveri ordinari; del 76,6-91,6% per le terapie intensive) e decesso (del 67,7-91%).

PERCHÉ È IMPORTANTE COMPLETARE IL CICLO VACCINALE

I dati dell’Istituto Superiore di Sanità, relativi al solo periodo di prevalenza della variante Omicron (a partire dal 3 gennaio 2022), dimostrano la riduzione dell’efficacia vaccinale a partire da 3 mesi dal completamento del ciclo primario e la sua risalita dopo la somministrazione del richiamo.

In particolare: l’efficacia sulla diagnosi scende progressivamente dal 52% per i vaccinati con due dosi entro 90 giorni al 47,8% per i vaccinati da più di 120 giorni, per poi risalire al 72% dopo il richiamo; e l’efficacia sulla malattia severa scende progressivamente dall’73,3% per i vaccinati con due dosi entro 90 giorni all’76% per i vaccinati da più di 120 giorni, per poi risalire al 91,5% dopo il richiamo.

“I dati – ha spiegato Cartabellotta – indicano che siamo in una fase di netta ripresa della circolazione virale, seppur eterogenea nelle varie aree del Paese: oltre 1,2 milioni di persone attualmente positive, una media di quasi 72 mila nuovi casi al giorno e un tasso di positività che ha raggiunto il 15,2%. L’aumento dei contagi si riflette sull’incremento dei ricoveri in area medica e frena la discesa di terapie intensive e decessi. Per evitare che il rialzo dei casi dia il via ad una quinta ondata il cui impatto sui servizi ospedalieri potrebbe compromettere la roadmap prevista dal decreto riaperture, è indispensabile imprimere una nuova spinta alla campagna vaccinale in stallo ormai da tempo: aumentare coperture vaccinali e terze dosi, in particolare negli over 50, e accelerare con le quarte dosi negli immunodepressi. E ovviamente prestare la massima attenzione ai comportamenti individuali, in particolare continuando ad utilizzare le mascherine al chiuso”.

QUANTO STANNO CRESCENDO I NUOVI CASI

“Per la seconda settimana consecutiva – ha dichiarato il presidente di Gimbe – sono in netto aumento i nuovi casi settimanali, che salgono intorno a quota 500 mila, con un incremento del 32,4% e una media mobile a 7 giorni che passa da circa 54 mila casi del 15 marzo a quasi 72 mila il 22 marzo (+24,4%)”.

Nella settimana 16-22 marzo la Fondazione rileva un incremento percentuale dei nuovi casi in tutte le Regioni: dal 51,6% della Puglia al +17,1% dell’Umbria. Fa eccezione la Provincia Autonoma di Bolzano, sostanzialmente stabile (-0,6%).

L’incremento più rilevante rispetto alla settimana precedente si registra nelle Regioni del Sud (+42,2%), mentre quello minore riguarda le isole (+17,7%). Nelle Regioni del nord-ovest, del nord-est e del centro i valori si attestano intorno al 30%: rispettivamente +33,3%, +31,9% e +29,7%.

MENO CASI IN TERAPIA INTENSIVA MA…

“Sul fronte degli ospedali – ha affermato Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari della Fondazione Gimbe – si rileva un’ulteriore riduzione dei posti letto occupati da pazienti COVID in terapia intensiva (-9,4%), mentre l’incremento dei nuovi casi ha determinato un’inversione di tendenza nei ricoveri in area medica (+5,9%)».

In particolare, in area critica dal picco di 1.717 del 17 gennaio i ricoveri sono scesi a 455 il 22 marzo; in area medica, invece, dopo aver toccato il minimo di 8.234 il 12 marzo, sono risaliti a quota 8.969 il 22 marzo (figura 7).

Al 22 marzo il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti COVID è del 13,8% in area medica e del 4,8% in area critica. Abruzzo, Basilicata, Calabria, Puglia, Sardegna, Sicilia e Umbria superano la soglia del 15% in area medica, con la Regione Calabria che tocca quota 34%; nessuna Regione va oltre la soglia del 10% in terapia intensiva.

“Stabile rispetto alla scorsa settimana – puntualizza Marco Mosti, Direttore Operativo della Fondazione Gimbe – il numero degli ingressi giornalieri in terapia intensiva: la media mobile a 7 giorni si attesta infatti a 42 ingressi/die rispetto ai 41 della settimana precedente”.

Diminuiscono ancora i decessi, anche se in misura minore rispetto alle settimane precedenti: 924 negli ultimi 7 giorni (di cui 83 riferiti a periodi precedenti), con una media di 132 al giorno rispetto ai 139 della settimana precedente.

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