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Avvelenamenti Iran

Cosa c’è dietro i misteriosi avvelenamenti delle ragazze nelle scuole in Iran?

Dopo le impiccagioni, la repressione con la violenza e altre mostruosità, in Iran si registrano da mesi presunti avvelenamenti tra le giovani ragazze, soprattutto tra coloro che vanno a scuola. Ecco alcune delle ipotesi che secondo gli esperti potrebbero spiegare il fenomeno

 

Le impiccagioni, gli arresti, le torture, le violenze sessuali, le pallottole negli occhi e ora l’avvelenamento. Ma non c’è nulla che possa fermare donne, ragazze e bambine iraniane da quel 16 settembre in cui sono iniziate le manifestazioni contro il regime dell’ayatollah Khamenei che ha ucciso, tra i tanti, la 22enne Mahsa Amini, diventata simbolo di una rivoluzione inarrestabile che grida “Donna, vita, libertà”.

Ora, mentre scioperi e proteste proseguono in tutto il Paese, si tenta di capire chi c’è dietro e da cosa sono provocati i misteriosi avvelenamenti che, a partire dallo scorso novembre, hanno interessato migliaia di ragazze, per la maggior parte studentesse. Le stesse che, con coraggio, si tagliano i capelli, non indossano il velo, bruciano le immagini della Guida suprema e fanno il dito medio alle autorità che le reprimono.

L’ipotesi più diffusa è che i presunti avvelenamenti, iniziati nella città di Qom ma sparsi ormai in tutto il Paese, sia parte di una risposta estremista – probabilmente con il tacito avallo dello Stato – alle proteste guidate da donne e ragazze.

I CASI

Sotto il regime di Teheran non è semplice stabilire il numero di casi registrati ma sicuramente sono molti. “Venticinque province e circa 230 scuole sono state colpite e più di 5.000 studentesse e ragazzi sono stati avvelenati”, ha dichiarato lunedì Mohammad-Hassan Asafari, legislatore e membro della commissione parlamentare iraniana d’inchiesta sugli incidenti, all’agenzia iraniana Students’ News Agency citata da Intelligencer del New York Magazine.

La settimana scorsa, altri funzionari governativi e i media statali avevano affermato che più di 1.200 studentesse si erano ammalate in seguito a incidenti avvenuti in 60 o più scuole in 15 province e i gruppi iraniani per i diritti umani riportati dal Guardian parlano addirittura di oltre 7.000 studenti in almeno 103 scuole.

Gli episodi sono stati segnalati in almeno 99 città su 28 province del Paese e nel giorno con il maggior numero di attacchi se ne sono registrati 81.

PERCHÉ LE SCUOLE

Nonostante per un regime l’istruzione sia un’arma molto pericolosa, secondo il Guardian, in Iran anche quella delle ragazze è ormai una questione “accettata e abbastanza normale”. Infatti, sebbene dal 2012 i posti per le donne in alcune università pubbliche siano stati ridotti, “il principio che dà il diritto alle ragazze di andare a scuola non è controverso”.

Stando ai dati della Banca Mondiale, l’alfabetizzazione femminile in Iran è passata dal 26% del 1976, prima della Rivoluzione islamica, all’85% del 2021. E dal 2011, le donne sono più numerose degli uomini nei campus universitari.

LA PISTA DEGLI ESTREMISTI E DEL PESTICIDA

A causa dei severi limiti alla libertà di stampa del Paese è molto difficile avere certezze su quanto sta accadendo ma è possibile mettere insieme alcuni fatti. Per Deepa Parent, giornalista per i diritti umani che ha seguito la vicenda per il quotidiano britannico, “gli attacchi non sono affatto sofisticati”.

“Un medico – ha riferito Parent – mi ha detto che, in base ai sintomi riscontrati, è probabile che si tratti di un debole agente organofosfato [ampiamente utilizzato in agricoltura come pesticida]”, che finora era stato riscontrato solo in persone che lavorano in ambienti agricoli o militari.

“Sebbene l’istruzione femminile sia ampiamente accettata, ci sono islamisti radicali che sono contrari”, ha spiegato il giornalista. Ma per quanto sia possibile che gli estremisti stiano approfittando dell’attuale caos per realizzare la loro visione misogina della società, gli incidenti sono ampiamente considerati come una conseguenza dei recenti eventi.

LA PISTA DEL GAS E L’ANALOGIA CON L’AFGHANISTAN

La Bbc, invece, ha analizzato decine di video in cui alcuni studenti o intere classi sono state vittime di sintomi – tra cui problemi respiratori, nausea, vertigini e affaticamento – che li hanno costretti a recarsi in ospedale.

I testimoni raccontano di aver sentito “un odore molto strano”, “così sgradevole” da ricordare “la frutta marcia ma molto più pungente”, altri sostengono di aver visto lanciare oggetti sospetti nei cortili delle scuole.

Il Wall Street Journal ha riferito di una classe completamente malata dopo che una ragazza con l’asma ha avuto difficoltà respiratorie e Dan Kaszeta, esperto di armi chimiche presso il think tank Royal United Services Institute, ha dichiarato alla Bbc “che le sostanze velenose possono degradarsi rapidamente, rendendo molto difficile trarre conclusioni definitive”.

Tuttavia, i gas lacrimogeni, ampiamente utilizzati per respingere i manifestanti, sono un’ipotesi “plausibile” per l’esperto perché quelli di scarsa qualità possono rilasciare “un sacco di spazzatura”.

Kaszeta ha poi affermato che gli incidenti in Iran presentano analogie con una serie di presunti casi di avvelenamento nelle scuole afghane a partire dal 2012, mai stati oggetto di indagini adeguate e rimasti in gran parte irrisolti.

L’IPOTESI DELLA MALATTIA SOCIOGENICA DI MASSA

La Bbc cita anche l’ipotesi che “alcuni dei casi possano essere la prova di una malattia sociogenica di massa, ovvero con sintomi senza una causa biomedica, derivante dalla repressione delle studentesse che hanno avuto un ruolo di primo piano in questo movimento”.

“Nei casi di malattia sociogenica di massa, i sintomi avvertiti sono reali, ma sono causati dall’ansia, non dall’avvelenamento da sostanze tossiche”, ha spiegato il professor Simon Wessely, psichiatra ed epidemiologo al King’s College di Londra. “Le prime fasi dell’avvelenamento da molte cose sono abbastanza simili: il polso inizia a battere, ci si sente svenire, si impallidisce, si hanno le farfalle nello stomaco, si trema”.

Questi sintomi, secondo l’esperto, potrebbero essere dovuti a un’infezione, a un avvelenamento o a un’ansia di massa.

Delle similitudini, ricorda Bbc, si riscontrano nelle epidemie di malattie non diagnosticate in Kosovo nel 1990 e nella Cisgiordania occupata nel 1986. In entrambi i casi, afferma Wessely, non è stata trovata alcuna causa biomedica e gli esperti ritengono che siano il risultato di una malattia sociogenica di massa.

È però molto probabile che non sapremo mai cosa è successo ma, secondo Parent, questi incidenti hanno suscitato un nuovo senso di indignazione perché si tratta di studentesse viste come bambine e il senso di protezione potrebbe dare nuova forza a tutti coloro che si oppongono anche perché, come ha scritto Marjane Satrapi in Persepolis, “è la paura che ci fa perdere la nostra coscienza” e “ci trasforma in vigliacchi”.

Ma questo non è il caso di donne, uomini e giovani iraniani che continuano a lottare per la loro libertà.

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