Come saranno distribuiti a tutti i Paesi europei i vaccini prodotti in subappalto nei singoli Paesi, come ad esempio in Francia visti gli annunci che arrivano da Parigi?
E’ la domanda che si stanno ponendo i cittadini dopo le notizie che giungono dalla Francia (qui l’approfondimento di Start Magazine).
“Se rientrano negli accordi presi tra le imprese del farmaco e la Commissione, i vaccini prodotti nei singoli Stati membri saranno distribuiti sulla base delle quote stabilite a livello europeo per i diversi Paesi in modo analogo a quanto sta già accadendo – risponde a Start Magazine il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi – La produzione è infatti globale e i vaccini prodotti negli stabilimenti in Europa, grazie anche agli accordi di collaborazione sia tra aziende farmaceutiche sia conto terzisti, andranno ad aumentare la disponibilità totale di vaccini anti-Covid 19, consentendo di accelerare le campagne vaccinali”.
Anche l’Italia – come la Francia e altri Paesi europei – sta lavorando ai medesimi obiettivi.
Dopo lo scouting tra le aziende che operano in Italia fatto insieme a Farmindustria la settimana scorsa il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti ha annunciato nei giorni scorsi che ci sono «almeno quattro aziende che sono disponibili alla produzione in Italia direttamente o per conto terzi».
“Proprio in questi giorni si lavora ai contratti con Invitalia che dovrebbe finanziare queste aziende con un mix di agevolazioni per la riconversione di linee produttive e l’acquisto di nuovi macchinari”, ha sottolineato oggi il Sole 24 Ore.
Intanto al Mise le bocche sui nomi di queste 4 aziende in pole position sono cucitissime, ma circolano alcuni possibili candidati, ha scritto Marzio Bartoloni del Sole 24 Ore: “In particolare l’Haupt Pharma di Latina, lo stabilmento a Rosia del colosso Gsk, la Catalent di Anagni che infiala già per AstraZeneca e per Johnson & Johnson e infine la pugliese Lachifarma. Ma tra le altre possibili candidate ci sono la Thermo Fisher che ha già chiuso un accordo con Pfizer per produrre i vaccini dell’azienda americana negli stabilimenti di Monza. E poi si parla anche della Bion On, l’azienda bolognese con i conti in rosso ma con la dote di cinque bioreattori necessari per la produzione dei vaccini. Discorso a parte infine per l’azienda Reithera di Castel Romano che sta concludendo la seconda fase della sperimentazione del vaccino tutto italiano e che ha già ricevuto fondi e incentivi dal Governo oltre che da Cnr e Regione Lazio”.
Proprio per far decollare questa filiera del vaccino made in Italy il Mise ha messo sul piatto 400 milioni, ha aggiunto il Sole: “Duecento milioni derivano da fondi già nel bilancio del ministro dello Sviluppo economico e diventati disponibili con il decreto ministeriale firmato dal ministro Giorgetti l’8 marzo”.