La notizia dell’efficacia (al 90%) del vaccino anti Covid di Pfizer e BionTech è stata accolta da grande euforia, anche sui mercati, ma alcuni esperti invitano alla prudenza.
I dati, infatti, sono preliminari e ancora da confermare, ricorda il biologo Enrico Bucci. Invita alla cautela anche Silvio Garattini, presidente e fondatore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, mentre il virologo Roberto Burioni si concede più ottimismo. Andiamo per gradi.
SPERANZA: SERVE PRUDENZA
Tra i primi ad invitare alla prudenza su quanto affermato dall’azienda americana è il ministro della Salute, Roberto Speranza.
“Le notizie di oggi sul vaccino anti-Covid sono incoraggianti. Ma serve ancora tanta prudenza. La ricerca scientifica è la vera chiave per superare l’emergenza. Nel frattempo non dobbiamo mai dimenticare che i comportamenti di ciascuno di noi sono indispensabili per piegare la curva”, ha scritto Speranza su Facebook.
ENRICO BUCCI: BISOGNA ATTENDERE ANALISI FINALE
Ad invitare alla calma è anche il professor Enrico Bucci, docente di biologia dei sistemi complessi alla Temple University di Filadelfia.
“Il comunicato stampa della Pfizer sul suo vaccino in fase III sviluppato con BionTech sta generando una forte ondata emotiva. I risultati, in breve, sono i seguenti: dopo una settimana dalla seconda dose, si nota come il virus si sia maggiormente diffuso nel gruppo dei non vaccinati rispetto a quello dei vaccinati, così che si può calcolare una protezione del 90% dal rischio dall’infezione”, spiega Bucci in un post su Facebook, precisando: “Stiamo parlando di ciò che accade ad una settimana dal completamento della vaccinazione, per un totale di 94 casi di infezione (diffusi in larga maggioranza, ma non totalmente, tra i soggetti non vaccinati)”.
E quindi Bucci invita tutti a “calma e gesso: è una gran bella notizia (anche perché è un vaccino a RNA), ma bisogna attendere i tempi corretti e l’analisi finale pubblicata per poter giudicare, ed in particolare per sapere: 1) quale sarà alla fine la percentuale di protezione conferita, ovvero la ripartizione dei casi di infezione tra vaccinati e non vaccinati, una volta che i due gruppi saranno stati esposti per più tempo al virus e una volta che si sia raggiunto un maggior numero di infetti; 2) quanto tempo dura l’immunità sterilizzante conferita dagli anticorpi (ricordando però che comunque la memoria immune, dai dati disponibili, sembra durare)”.
BURIONI: LA PROTEZIONE E’ INNEGABILE
Decisamente più ottimista appare Roberto Burioni, che nella giornata di ieri, ha ripreso la notizia sui social annunciando anche l’intenzione, da parte di Pfizer, di voler chiedere l’autorizzazione alla Fda per l’uso emergenziale.
Ma è in risposta proprio al post di Bucci che Burioni esprime fiducia nei risultati ottenuti dall’azienda americana: “Enrico io la vedo diversamente. 1) pare innegabile che ci sia un grado di protezione. Non siamo più disarmati, abbiamo qualcosa di concreto oltre il lockdown e la mascherine 2) se anche la protezione durasse 6 mesi ci potremmo fare un richiamo. Poi arriverebbero vaccini migliori ma intanto saremmo protetti. Quello su cui bisogna essere cauti è invece il profilo di sicurezza”.
BUCCI: SONO DATI PRELIMINARI
Dall’intervento di Burioni è scaturito un confronto tra i due esperti: “Non mi pare di aver detto nulla di diverso”, replica Bucci a Burioni, ma “converrai con me che i numeri, al momento, sono piccoli e i dati preliminari, come affermato dal Ceo di Pfizer; gli esposti al virus, come si desume dal numero di infetti, sono ancora molto pochi, ed i numeri potrebbero cambiare di molto; da qui il richiamo alla calma. Che la protezioni duri a sufficienza per un richiamo annuale a me pare probabile; nonostante questo, voglio vedere dati, non annunci di Ceo. Infine, quel che non è stato ancora detto è che, se questa tecnologia funziona, anche i mutanti potranno facilmente essere tenuti a bada, come domani troverai scritto nel mio articolo”.
BURIONI: ECCO LE INCOGNITE
E sui mutanti si è quindi spostata l’attenzione dei due: “Noi non possiamo sapere due cose 1) se appariranno mutanti in grado di sfuggire al vaccino (per molti virus non è accaduto) 2) la fitness di questi mutanti. Diciamo che se non avessimo il vaccino il problema non si porrebbe, sono felice che si ponga. A 11 mesi dalla scoperta del virus è incredibile essere a questo punto. Come avere costruito il ponte sullo stretto in tre settimane”, ribatte Burioni.
BUCCI: BENE, MA NON E’ FINITA
A queste parole, Bucci risponde riconfermando che i dati sono preliminari: “Roberto Burioni, mutanti ad ampia diffusione ed in aumento come N439K su spike hanno dimostrato di evadere la risposta anticorpale nel 10% degli individui esposti al wild type. Certo che poteva andar peggio, può sempre andar peggio. Potrebbe piovere, per ricordare un celebre film. Per fortuna, qui sta andando molto bene; ma non è finita”, scrive Bucci.
BURIONI: PENSIAMO A SICUREZZA PRIMA CHE AI MUTANTI
“Enrico Bucci per ora mutanti non si sono visti, ovviamente potrebbero emergere se il vaccino funziona. Però ricordiamoci che l’annuncio di oggi poteva essere “non abbiamo trovato differenze tra i due gruppi, la sperimentazione è chiusa”. Sinceramente mi preoccupa più la sicurezza che i mutanti”, conclude il confronto via Facebook Burioni.
GARATTINI: SERVONO DATI PRECISI
Anche Silvio Garattini, presidente e fondatore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, intervistato da Repubblica, chiede, come Enrico Bucci, di vedere i dati:
“Siamo tutti in attesa del vaccino. Ma prima di fare festa servono dati e risposte precise se vogliamo conquistare la fiducia della popolazione”
“Se non abbiamo risposte certe e concrete, si rischia di creare una falsa impressione nella popolazione, rafforzata dai negazionisti, ossia che si stia accelerando troppo e che questi risultati non siano degni di fiducia, casa che dobbiamo conquistare o si rischia che i vaccini non vengano accettati”.
LE DOMANDE DI GARATTINI
Non mancano, in questo annuncio, le incognite, secondo Garattini: “Prima cosa: parlano di una percentuale di protezione molto alta, addirittura del 90%. Se fosse così saremmo contentissimi. Ma sono dati definitivi o parziali? E poi, chi è stato esattamente trattato? La popolazione era giovane e sana? E quanti sono gli anziani testati e quelli con patologie gravi? Non lo sappiamo. Ed è noto che i vaccini hanno meno efficacia in questa categoria di persone perché con meno risposte immunitarie rispetto ai giovani”.
EVENTUALI PROBLEMI
E non mancano i problemi: si tratta di un vaccino ad Rna messaggero che deve essere conservato a meno ottanta gradi. Siamo attrezzati per farlo? “No che non lo siamo ed è chiaro che questo ritardo complica le cose”.
Non possiamo pensare di improvvisare come si fa abitualmente nel nostro Paese. Non siamo nemmeno riusciti a far partire la campagna antinfluenzale”, aggiunge Garattini.