Gauloises, Gitanes, da Gainsbourg a Bardot, per non andare a scomodare Sartre e de Beauvoir al Café de Flore degli anni ’50 e ’60. Le sigarette sono tra i simboli dell’identità francese ma negli anni hanno subìto vari attacchi e ora il governo di Emmanuel Macron sembra pronto a sferrare il colpo di grazia.
Ecco infatti cosa prevede il programma nazionale di lotta al tabagismo annunciato dal ministro della Salute, Aurélien Rousseau.
UNA GENERAZIONE SENZA FUMO ENTRO IL 2032
Australia e Nuova Zelanda hanno già annunciato provvedimenti simili. Adesso anche la Francia dichiara guerra alle sigarette e sogna una generazione senza fumo entro il 2032. Il tabacco, responsabile di quasi 1 decesso su 8 in Francia, è la principale causa di morte evitabile, di morte per cancro e di morte prima dei 65 anni.
GLI OBIETTIVI DEL PROGRAMMA
Il programma si compone di 5 impegni, declinati in 26 misure. In particolare, per proteggere i più giovani dal tabagismo, il governo ha previsto: un aumento del prezzo dei pacchetti di sigarette, che arriveranno gradualmente a costare 13 euro nel 2027; controlli più severi sui divieti di vendita ai minorenni; bando totale di sigarette usa e getta, note come puff; introduzione di packaging neutri per tutti i prodotti contenenti tabacco, non più solo per le sigarette.
Per proteggere l’ambiente dall’inquinamento da tabacco, il piano prevede inoltre di estendere il divieto di fumo – già dall’inizio del 2024 – anche in spazi all’aperto come spiagge, parchi, foreste, aree esterne intorno ad alcuni luoghi pubblici ad uso collettivo, in particolare le scuole.
Sono previsti poi impegni per accompagnare i fumatori a smettere di fumare; trasformare l’industria del tabacco e combattere il contrabbando; migliorare la conoscenza dei pericoli del fumo e degli interventi appropriati.
I NUMERI DEL TABAGISMO IN FRANCIA
Secondo i dati del ministero francese, i fumatori giornalieri nel Paese sono 12 milioni. Il fumo causa 75.000 morti all’anno, ovvero 1 decesso su 8. I costi sociali annuali legati al tabacco nel 2019 ammontavano a 156 miliardi di euro e il piano 2018-2022 di contrasto al tabagismo ha portato a 1,9 milioni di fumatori in meno nel 2018 tra le persone di età compresa tra i 18 e i 75 anni.
PUFF NEL MIRINO DELLA FRANCIA…
Per chi le produce sono la soluzione per smettere di fumare, per chi combatte il tabagismo sono peggio delle sigarette. Le cosiddette puff, quella specie di evidenziatori super colorati usa e getta al gusto di zucchero filato, bubblegum o energy drink, apparse nel 2021, riscuotono un grande successo soprattutto tra i più giovani ed è quindi comprensibile che nel piano della Francia siano le prime a dover cadere.
Se per le sigarette elettroniche “ricaricabili” è prevista una riduzione degli aromi disponibili, quelle monouso potrebbero sparire del tutto dagli scaffali nel 2025 anche per il loro impatto sulla sostenibilità: realizzate in plastica e con una batteria non rimovibile, le puff infatti non vengono riciclate e rappresentano una minaccia per l’ambiente, sottolinea la proposta.
…E NON SOLO
Ma la Francia non è l’unica a dire basta a questa tentazione colorata e attraente, definita “aberrazione” da Rousseau. Anche l’Australia ha annunciato che già dal prossimo gennaio vieterà le importazioni di sigarette usa e getta, nell’ambito di un piano più ampio contro il tabagismo volto a tutelare i più giovani.
A marzo il divieto sarà esteso a tutti i dispositivi non a scopo terapeutico, compresi quelli ricaricabili. Chi, per esempio, vuole smettere di fumare potrà ricevere su prescrizione medica dispositivi con livelli limitati di nicotina ma non avranno aromi e saranno venduti in confezioni farmaceutiche.
A giugno, per contrastare il tabagismo tra i giovani e raggiungere una generazione libera dal fumo già dal 2025, la Nuova Zelanda – nonostante sia uno dei Paesi con il tasso più basso di fumatori adulti tra gli Stati Ocse – aveva proposto un pacchetto di misure anti-fumo che avrebbe pian piano vietato totalmente le vendite di sigarette, diventando uno dei primi esempi al mondo. Le restrizioni, però, introdotte dal governo dell’ex primo ministro Jacinda Ardern, sono ora state abrogate dal nuovo premier Christopher Luxon.