Dopo il granchio blu una nuova specie animale ha raggiunto l’Italia, ma questa volta non c’è alcun aspetto positivo. Si tratta della formica di fuoco o formica guerriera (Solenopsis invicta) che è stata individuata in Sicilia e preoccupa per diversi aspetti gli scienziati.
LO STUDIO
A comunicare la presenza della formica di fuoco in Italia è stato lo studio pubblicato sulla rivista Current Biology e guidato dall’Istituto spagnolo di Biologia evoluzionistica, al quale hanno collaborato anche l’Università di Parma e l’Università di Catania.
PERCHÉ NON È UNA BUONA NOTIZIA E QUALI SONO I RISCHI
Il fatto che sia stata individuata per la prima volta in Europa non è una buona notizia perché, come affermano gli studiosi, “la formica di fuoco è classificata come una delle peggiori specie aliene invasive e come la quinta più dannosa a livello mondiale”. E questo perché ha un disastroso impatto su ecosistemi, agricoltura e salute umana.
“I principali tipi di danni per l’uomo riguardano le apparecchiature elettriche e di comunicazione, e l’agricoltura”, ha spiegato all’Ansa Mattia Menchetti, che ha guidato lo studio.
La formica di fuoco “ha anche un importante impatto sugli ecosistemi naturali: è infatti un predatore generalista, e nei luoghi in cui si insedia causa la diminuzione della diversità di invertebrati e piccoli vertebrati. Inoltre – ha aggiunto il ricercatore italiano -, grazie al veleno contenuto nel loro aculeo e alle colonie che possono raggiungere centinaia di migliaia di individui, possono avere un impatto anche su animali giovani, deboli o malati”.
Anche nell’uomo le punture sono molto dolorose – da qui il suo nome – e “possono provocare una reazione allergica ma anche, in casi estremi, uno choc anafilattico”, ha detto Menchetti.
DOVE È STATA INDIVIDUATA
Il primo insediamento identificato in Europa si trova in Sicilia, nelle vicinanze di Siracusa, dove è presente “una popolazione matura”. Tutto è iniziato con delle foto che hanno ricevuto i ricercatori, i quali si sono recati sul luogo per confermare l’ipotesi che si trattasse proprio di S. invicta. Da lì la scoperta di ben 88 nidi in un’area di 4,7 ettari, ognuno abitato da molte migliaia di formiche operaie.
Gli esperti parlano di “presenza prolungata” e “insediamento” perché confrontandosi con gli abitanti della zona è emerso che le prime punture dolorose risalgono almeno al 2019, il che potrebbe significare inoltre che l’estensione reale dell’area invasa potrebbe essere maggiore tanto per gli scienziati “è altamente improbabile che rappresenti il primo punto di arrivo e l’unica località della zona”.
QUANTO E DOVE È DIFFUSA LA FORMICA DI FUOCO
La formica di fuoco ha già invaso buona parte del mondo, infatti in meno di un secolo, si è stabilita e diffusa in gran parte degli Stati Uniti, Messico, Caraibi, Cina, Taiwan e Australia, mentre l’eradicazione è riuscita solo in Nuova Zelanda. In Europa, secondo lo studio, sono state documentate almeno tre intercettazioni: in Spagna, Finlandia e Paesi Bassi.
DA DOVE ARRIVA…
Per determinare da dove arriva e prevedere la sua potenziale diffusione, i ricercatori hanno condotto analisi genetiche, tuttavia, sulla sua provenienza non sono riusciti a determinare con esattezza come sia arrivata in Italia ma affermano che questa particolare popolazione proviene probabilmente dagli Stati Uniti o dalla Cina. Inoltre, la vicinanza di uno dei principali porti mercantili dell’isola, il porto di Augusta (a circa 13 km a nord), può essere rilevante per la sua introduzione.
…E COSA PREVEDONO GLI ESPERTI
Mentre per quanto riguarda il futuro non sono ottimisti perché, come dimostrano nello studio, “nelle attuali condizioni ambientali, questa formica potrebbe insediarsi in circa il 7% della regione di studio [Europa e Mediterraneo, ndr], occupando principalmente aree agricole e, in misura minore, aree urbane e protette”.
Non solo. “È sorprendente – proseguono – che la metà delle aree urbane sia stata dichiarata idonea. Questo dato è preoccupante perché la maggior parte delle aree urbane idonee sono città costiere mediterranee altamente collegate da porti marittimi, che potenzialmente favoriscono la diffusione della specie”.
Preoccupante, per gli esperti, è anche il fatto che “le proiezioni future descrivono uno scenario ben peggiore, in cui l’areale idoneo di S. invicta aumenterà in larga misura”.
Le uniche armi a disposizione contro questa minaccia, avvertono, sono sforzi coordinati per l’individuazione precoce e l’azione nella regione.